Museion

Museion

Avvicinare all’arte contemporanea il più vasto pubblico possibile, se necessario andando oltre la collocazione geografica e il circuito artistico mainstream. In altri termini, la mission del Museion di Bolzano è quella di scovare nuovi talenti e nuove opere in ambito internazionale, come del resto è giusto che sia per una città crocevia di popoli, culture e linguaggi diversi. Un impegno che guarda alle future generazioni e che perciò aveva bisogno di una sede all’avanguardia qual è quella inaugurata nel 2008 e progettata da un importante studio d’architettura di Berlino. Tante le attività messe in campo durante l’anno tra mostre temporanee e visite guidate. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.museion.it.

Piazza delle Erbe e Via dei Portici

Piazza delle Erbe e Via dei Portici

A circa 200 metri dal Duomo, Piazza delle Erbe e Via dei Portici rappresentano il cuore commerciale di Bolzano. Una vocazione che coincide con la fondazione della città (XII secolo) e che ha resistito indenne centinaia di anni sia pure, ovviamente, aggiornandosi. A Piazza delle Erbe, famosa anche per la settecentesca fontana del Nettuno, si vendono frutta e verdura a eccezione di fine settimana e festivi. Via dei Portici, invece, è la strada dello shopping cittadino. Tuttavia ha mantenuto pressoché intatta la sua struttura medievale con diversi pregevoli edifici del ‘400. Due in particolare: Palazzo Mercantile e l’Antico Municipio, sede dell’Archivio Storico della città. Da vedere!

Museo Archeologico

Museo Archeologico

Oltre che per le chiese, Bolzano è famosa per i suoi musei. Uno più degli altri: il Museo Archeologico dell’Alto Adige a circa 600 metri dalla centralissima Piazza Walther. La fama di questo museo è dovuta alla presenza di “Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio”. Si tratta della mummia più antica mai rinvenuta in Europa, vissuta approssimativamente tra il 3300 e il 3200 a. C. A trovarla, nel 1991, durante un’escursione sul ghiacciaio della Val Senales, fu una coppia di tedeschi, Helmut ed Erika Simon. I due, inconsapevoli della straordinarietà del ritrovamento, avvisarono le autorità competenti che si attivarono in maniera tempestiva per la liberazione del reperto. Anche qui, in una prima fase, pensando si trattasse del corpo di un’escursionista rimasto anni addietro intrappolato nei ghiacci. E, invece, si trattava di un uomo adulto, dedito alla caccia, vissuto nell’arco alpino durante l’Eta del Rame. Oltre al clamore mediatico, la scoperta di “The Iceman”, aprì una disputa tra Austria e Italia su chi, tra le due nazioni, dovesse ospitare la mummia. A spuntarla fu l’Italia per 92 metri. Tanta era la distanza tra il corpo di Ötzi e il confine austriaco. Risolta la querelle, il Museo Archeologico di Bolzano è stato quasi interamente dedicato alla mummia e all’approfondimento degli oggetti trovati al suo fianco. C’è spazio, ovviamente, per mostre temporanee e progetti didattici, ma il grosso del racconto è incentrato su questo reperto archeologico più antico delle piramidi egizie e dei megaliti di Stonehenge. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.iceman.it.

Chiesa dei Domenicani

Chiesa dei Domenicani

Avendo parlato dell’impronta gotico-romanica del Duomo non ci si può esimere dal visitare anche la Chiesa dei Domenicani, a maggior ragione considerando che i due edifici distano appena un centinaio di metri. Costruita nel 1272 la Chiesa dei Domenicani di Bolzano è famosa soprattutto per i suoi cicli di affreschi. Le pitture che decorano chiesa, convento e chiostro rappresentano, infatti, secondo la critica, una testimonianza fondamentale sull’evoluzione della pittura bolzanina nel ‘300, nel ‘400 e nel ‘500. Pittura che, se in una prima fase risente sia nei temi che nella tecnica dell’influenza della scuola di Giotto, in un secondo momento, invece, ibrida le sensibilità artistiche tedesca e italiana, dando il là a quella che poi sarà la traccia più profonda della storia cittadina. Per approfondire il primo aspetto vanno visitate le due Cappelle di San Giovanni (vedi foto) e Santa Caterina. Al contrario, per l’influenza tedesca meritano i contributi del pittore Hans Stotzinger e quelli successivi di Friederich Pacher e Sylvester Muller. Va da sé, questi brevi cenni non esauriscono la complessa storia della Chiesa dei Domenicani. Basti sapere, a riguardo, che l’edificio ha attraversato una lunga fase di declino, cominciata alla fine del ‘700 e culminata nei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Ciononostante a partire dalla metà degli anni ’50 del secolo scorso si è proceduto al restauro (la chiesa oggi occupa un’area molto minore rispetto al passato) salvando tutto il salvabile a futura memoria di fedeli, residenti e turisti. Da vedere!

Duomo di Bolzano

Duomo di Bolzano

Cattedrale dal 1964, la Chiesa Santa Maria Assunta si trova in pieno centro, più precisamente nel versante sud-occidentale di piazza Walther. Inevitabile, quindi, inserirla al primo posto tra le cose da vedere tanto più che il campanile, coi suoi 62 metri di altezza, rappresenta un riferimento per i visitatori che si muovono in città. Da un punto di vista architettonico, invece, il Duomo di Bolzano è un mirabile esempio di romanico-gotico. Addirittura c’è chi fa il paragone con la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, il che ha dell’incredibile considerando le diverse dimensioni tra le due città. In effetti, però, vedere da vicino l’edificio fa una certa impressione. Oltre al campanile di cui abbiamo già detto, colpiscono sia il marmo rosso e giallo della facciata che il tetto policromo in piastrelle giallo-verdi. Sempre all’esterno, inoltre, c’è la Porticina del Vino, portale gotico ornato da diverse statue, tra cui spiccano quelle di due vignaiuoli ai bordi destro e sinistro. Una testimonianza storica dell’importanza della viticoltura nella provincia altoatesina, attività che ancora oggi alimenta un importante indotto. Quanto all’interno, particolarmente degni di nota sono gli affreschi trecenteschi della navata sud; il crocifisso ligneo sotto l’arco di trionfo e il museo con la sua grande quantità di reliquie e paramenti sacri che testimoniano l’antichità dell’edificio. Già, perché l’altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi è proprio questo: il Duomo di Bolzano sorge su due preesistenti chiese paleocristiane: la prima del IV secolo d.C.; la seconda collocabile tra VIII e IX secolo d. C. L’edificio che invece ammiriamo risale per la gran parte al XVI secolo ed è una felice sintesi di quella doppia identità a cui abbiamo accennato in apertura. Da vedere!

Attenzione ai borseggiatori

Attenzione ai borseggiatori

Valgono per Granada le stesse precauzioni che abbiamo evidenziato per Siviglia: evitare di girare con molti contanti; lasciare incustodita la borsa ai tavolini di un bar; tenere il portafogli nel taschino posteriore dei pantaloni o indossare orologi, catene, bracciali di grande valore. Specie nelle zone dove c’è un gran via vai di persone, il rispetto di queste accortenze mette al riparo da sgradevoli sorprese. Per il resto, niente paura e buona vacanza!

I dintorni di Granada

I dintorni di Granada

Nell’articolo su cosa vedere in Andalusia non ne abbiamo fatto menzione, perciò lo facciamo qua: se stai pensando di visitare questa regione del sud della Spagna o, più in dettaglio, stai pensando a Granada come tappa del tuo prossimo viaggio, ricorda queste due località: Baeza e Ubeda (vedi foto). Si trovano entrambe a poco più di 100 chilometri da Granada (direzione nord) e, soprattutto, sono entrambe sotto tutela UNESCO. Motivo: la spettacolare morfologia urbana, esito architettonico di lungo periodo dell’ibridazione tra dominazione moresca, reconquista spagnola e periodo rinascimentale. Spostandoci a sud, invece, meritano una visita i borghi dell’Alpujarra granadina, piccoli villaggi rurali in cui sono presenti molte tracce di epoca moresca, perlopiù riconducibili all’antica emigrazione dei contadini marocchini alle pendici della Sierra Nevada. Sierra Nevada che, ça va sans dire, da Granada rappresenta l’occasione ideale una gita fuori porta: il centro visitatori “El Domajo” si trova a una ventina di chilometri e costituisce il punto di riferimento per le escursioni all’interno del Parco Nazionale. Per il mare, infine, tocca far rotta verso Almuñecar, una settantina di chilometri a sud di Granada. È una famosa località balneare da cui, a sua volta, sono facilmente raggiungibili Malaga e Marbella.

Vita notturna a Granada

Vita notturna a Granada

A circa 500 metri dal Parque Federico Garcia Lorca di cui abbiamo appena parlato c’è Calle Pedro Antonio de Alarcón, la strada più frequentata dai giovani in città. Bisogna sapere, infatti, che oltre all’enorme affluenza dovuta al boom turistico degli ultimi anni, Granada è anche una città universitaria. Perciò tra residenti, studenti e turisti ne viene fuori un mix interessante che rende la vita notturna particolarmente frizzante. La movida poi certo non si esaurisce in Calle Pedro Antonio de Alarcón. Plaza Nueva, Plaza Bib-Rambla, Calle Elvira. Calle Calderia Nueva, Carrera del Darro sono gli altri punti di ritrovo pieni zeppi di pub, ristoranti, tapas bar e lounge bar aperti fino a tarda ora. Insomma, Granada è bella sia di giorno che di notte, il che rende la vacanza ancora più affascinante. Avvisati!

Parco Federico Garcia Lorca

Parco Federico Garcia Lorca

L’influenza araba e cristiana permea quasi per intero il racconto di Granada coi numerosi risvolti architettonici, artistici e culturali ai quali abbiamo fin qui accennato. C’è dell’altro, però, e riguarda il rapporto tra la città e il suo cittadino più eminente: il poeta, drammaturgo e scrittore Federico Garcia Lorca. Un legame strettissimo che oltre al dato esistenziale e poetico rimanda a una fase politica assai tormentata della storia nazionale: la guerra civile tra nazionalisti e repubblicani che tra il 1936 e il 1939 insanguinò la Spagna e che si risolse, com’è noto, con la lunga dittatura del generale Francisco Franco. Una delle vittime di quella vicenda fu proprio il granadino Federico Garcia Lorca che nell’agosto del 1936 venne assassinato dalle forze nazionaliste pagando con la vita le simpatie socialiste, nonché la sua omosessualità e l’appartenenza alla massoneria. Oggi a Granada c’è un parco pubblico dedicato allo scrittore (c’è anche la casa museo dove trascorse parte della sua giovinezza) e un centro ricerche in cui la memoria delle opere di Lorca viene coltivata assieme alla promozione di eventi culturali di respiro internazionale. Per maggiori informazioni consultare i siti: www.huertadesanvicente.com e centrofedericogarcialorca.es.

Alcaiceria

Alcaiceria

Dopo il Monastero de la Cartuja facciamo ritorno nel centro storico, per la precisione in Calle Alcaiceria a un centinaio di metri dalla Cappella Reale. Questa strada è quel che resta del Gran Bazar di Granada, l’antico mercato arabo della città che si estendeva da Plaza Nueva fino a Plaza de Bib la Rambla. Circa 500 metri di strada interamente occupati da negozi di ceramica e seta. Il termine Alcaiceria, infatti, deriva dall’arabo “al – kaisar – ia” che letteralmente significa “il posto di Cesare”. Storicamente si tratta di un tributo rivolto all’imperatore romano Giustiniano per aver concesso alla comunità araba l’esclusiva sulla produzione e la vendita della seta. Attività proseguita fino al XIX secolo – ben oltre, quindi, il periodo nasrida – e poi interrottasi bruscamente a causa di un incendio che distrusse gran parte dell’area mercatale. La ricostruzione avvenne su scala ridotta, mentre la modernità ha fatto il resto per quel riguarda la mercanzia. Tuttavia, fermo restando l’omologazione degli oggetti venduti, ancora oggi in Calle Alcaiceria è possibile acquistare prodotti tipici come fajalauza (ceramiche dipinte), taracea (oggetti intarsiati in legno) e farolas (lampade di vetro colorato). Da vedere!

Monastero de la Cartuja

Monastero de la Cartuja

Il Monasterio Nuestra Señora de la Asunción, più noto come Monasterio de la Cartuja, si trova un paio di chilometri a nord della cattedrale cittadina. Da un punto di vista architettonico viene considerato la massima espressione del barocco andaluso anche se è più corretto parlare di una fusione di stili diversi – gotico, rinascimentale e, infine, barocco – esito inevitabile degli oltre 300 anni occorsi all’ultimazione dell’edificio (dal XVI al XIX secolo). Diverse le cose da vedere: l’altare-baldacchino in legno dorato; la cupola del sagrario affrescata dall‘artista di Cordova Antonio Palomino; i quadri di Juan Sánchez Cotán e Pedro Atanasio Bocanegra per arrivare, infine, alla sagrestia unanimemente riconosciuta come il pezzo forte della visita. Realizzata dal maestro del barocco andaluso Francisco Hurtado Izquierdo, quest’ambiente rettangolare colpisce per l’armonia tra elementi architettonici, pittorici e scultorei. Un equilibrio dinamico perfetto che a molti storici dell’arte ha suggerito il confronto, tra continuità e fratture, con l’arte nasrida dell’Alhambra. Da vedere!

Cappella Reale

Cappella Reale

La Cappella Reale è un’altra tappa imperdibile di un viaggio a Granada. Costruito tra il 1505 e il 1517 quest’edificio ospita i corpi dei coniugi Ferdinando e Isabella di Castiglia. La decisione di farsi seppellire in città fu presa dai due sovrani con apposito regio decreto il 13 settembre 1504. Quello stesso anno Isabella morì mentre, particolare curioso, il consorte Ferdinando spirò un anno prima che i lavori della cappella venissero ultimati. I sarcofagi de Los Reyes Católicos furono realizzati in marmo di Carrara dallo scultore italiano Domenico Fancelli. Ferdinando è rappresentato in posa militaresca con spada e mantello, mentre di Isabella viene esaltata la semplicità coerentemente con la scelta fatta a suo tempo dalla regina di farsi seppellire in saio francescano. La Capilla Real di Granada ospita anche la pinacoteca di Isabella di Castiglia con opere di inestimabile valore tra cui un Botticelli e un Perugino. Nella Cappella Reale – che, ricordiamo, si trova proprio accanto alla Cattedrale – sono inoltre sepolti Giovanna di Castiglia, figlia di Ferdinando e Isabella, e il consorte Filippo d’Asburgo. Per maggiori informazioni sulla storia, gli orari e le modalità di visita consultare il sito: capillarealgranada.com (disponibile la versione in inglese).

Cattedrale di Santa Maria dell’Incarnazione

Cattedrale di Santa Maria dell'Incarnazione

Insieme alla scelta dell’Alhambra quale nuovo Palazzo Reale, con l’edificazione della Catedral de Santa Maria de la Encarnación i sovrani Ferdinando e Isabella di Castiglia vollero dare un altro segno tangibile della vittoria dei cristiani sugli arabi. Una vittoria che veniva esaltata soprattutto nei suoi risvolti spirituali, lasciando sullo sfondo le vicende militari che pure avevano avuto un ruolo nella “Reconquista”. La presenza di numerosi edifici attorno alla Cattedrale impedisce di apprezzarne a pieno la monumentalità con l’evidente eccezione della facciata principale barocca che annuncia la chiesa in Plaza de las Pasiegas. Per altro verso, però, la circostanza induce i visitatori a concentrarsi immediatamente sugli interni, in cui a stupire è soprattutto la Cappella Maggiore che non va confusa con la Capella Reale adiacente alla chiesa e di cui parleremo nel prossimo punto. Le vetrate che ornano la Capilla Mayor raccontano tutta la parabola religiosa di Gesù Cristo: dalla predicazione del Battista alle vicende principali della vita terrena. Sempre all’interno della Cappella Maggiore, inoltre, ci sono le statue dei 12 apostoli la cui collocazione vale come riconoscimento simbolico del ruolo svolto nella costruzione spirituale della Chiesa cattolica. Da un punto di vista architettonico, invece, la Cattedrale di Granada è l’esito della sovrapposizione di diversi stili: oltre al barocco di cui abbiamo già detto, sono presenti numerosi elementi platereschi e neoclassici in linea col periodo rinascimentale in cui vide la luce il progetto originario della chiesa per mano dell’architetto Diego De Siloe. Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale: catedraldegranada.com.

Sacromonte

Sacromonte

La visita del centro storico di Granada non può dirsi completa senza il quartiere di Sacromonte, nel versante orientale della città. Storicamente è famoso per essere il quartiere gitano di Granada, anche se la sua storia è un po’ più complessa. È vero, infatti, che a Sacromonte (o Sacramonte) vivevano in prevalenza gli zingari ma dalla fine del ‘500 a questi si unirono ebrei e musulmani estromessi dalle mura cittadine. Il quartiere quindi si popolò più densamente e ciò avvenne assecondando le tecniche edilizie fin lì utilizzate dai gitani granadini. E cioè scavando grotte nei fianchi della collina ricavandone abitazioni ognuna diversa dall’altra. A incidere, infatti, erano soprattutto due fattori: la composizione del nucleo familiare e i vincoli orografici della parte scavata. Col boom turistico le cuevas di Sacromonte (vedi foto) sono diventate l’attrazione principale della zona, con tanto di museo dedicato in cui vengono spiegate in dettaglio sia le condizioni di vita che le attività tradizionali degli abitanti. Tra queste, menzione d’onore per la zambra, variante locale del flamenco, tuttora ballata nei ristoranti e nei locali notturni del quartiere. Merita inoltre una visita l’Abbazia di Sacromonte che, insieme all’Alhambra, alla Cattedrale (vedi prossimo punto) e alla Cartuja (vedi punto 6) completa idealmente il tour dei monumenti sacri di Granada.

Albaicin

Albaicin

Albaicín (o Albayzín) è l’antico quartiere musulmano di Granada. Sorge sulla collina di fronte all’Alhambra e, al pari di questa e dei giardini di Generalife, è sotto tutela UNESCO. La visita della zona porta via almeno mezza giornata. Il motivo, più che nell’elenco di cose da vedere, che sono comunque molte, va ricercato nella quantità di dettagli urbanistici e architettonici offerti da strade e piazze (vedi foto). Un vero e proprio paradiso per gli amanti della fotografia che tra i grandi palazzi (Carmenes) che fiancheggiano le strade del quartiere e i due belvedere de la Lona e di San Nicolas hanno davvero di che sbizarrirsi. Il primo belvedere abbraccia tutta la città bassa, mentre il più famoso Mirador de San Nicolas regala una veduta magnifica dell’Alhambra e della Sierra Nevada. Menzione particolare, infine, per Calle Calderería Nueva e per il Bañuelo, i Bagni Arabi dell’Albaicín. La prima è una strada pedonale famosa per la presenza di negozi che servono tè di tutti i tipi (conosciuta anche come “Calle de las Teterías”). Il Bañuelo, invece, si trova in Calle del Darro e rappresenta una straordinaria testimonianza di come anticamente era strutturato un hammam. Da vedere!