Museo Casa Natale di Pablo Picasso

Museo Casa Natale di Pablo Picasso

Nonostante abbia vissuto soltanto pochi anni a Malaga, avendo cominciato ben presto a girare per la Spagna seguendo, insieme al resto della famiglia, gli incarichi professionali paterni, il legame tra Pablo Picasso e la sua città natale è sempre stato molto forte. Rapporto ribadito più volte dall’uomo, anche dopo la definitiva consacrazione artistica. Da qui l’idea, risalente ai primi anni ’80 del secolo scorso, di dichiarare la casa natale di Picasso monumento nazionale spagnolo. Nel 1991, invece, l’inserimento dell’abitazione nel sistema museale nazionale; e infine, nel 1998, l’inaugurazione alla presenza dei sovrani di Spagna del nuovo museo che, nel frattempo, era stato allargato all’intera palazzina al civico 15 di Plaza de la Merced. Quanto alle opere esposte, si tratta di disegni, litografie, ceramiche e fotografie dell’artista, appartenute all’artista, o che riflettono uno spaccato interessante della sua vita privata e familiare. Maggiori informazioni al sito: fundacionpicasso.malaga.eu.

La Malagueta Plaza de Toros

La Malagueta Plaza de Toros

Chiunque visiti l’Andalusia, a un certo punto, si trova a “dover fare i conti” con la corrida, aspetto tradizionale della cultura spagnola in questa regione ancora più sentito che nel resto del paese. Si tratta, com’è noto, di un’usanza che divide l’opinione pubblica interna, e non solo. I fautori sottolineano la storia, le consuetudini e le leggende associate alla “tauromachia”, mentre i detrattori evidenziano la crudeltà dello spettacolo, la cui riuscita passa per la morte dell’animale. Ciò detto, approfondire un fenomeno così rilevante per il territorio non significa per forza doversi schierare, e perciò nulla impedisce di visitare l’arena, magari quando non c’è alcuna corrida in programma. Nel caso specifico de “La Malagueta” di Malaga colpisce lo stile neo-mudejar dell’edificio col suo inconfondibile mix tra architettura ispanica e araba. Un anello di 52 metri di diametro, che può accogliere circa 10.000 persone con posti a sedere su due livelli sovrapposti. All’interno, ovviamente, ci sono le stalle, i recinti, l’infermeria e perfino un museo taurino che raccoglie le immagini più significative della corrida di Malaga sin dall’inaugurazione della struttura nel giugno del 1876. I periodi più “caldi” di combattimenti sono la “Semana Santa” a ridosso della Pasqua e la “Feria de Malaga” ad agosto. In alternativa, qualora non aveste tempo o voglia di assistere alla corrida, si può sempre ammirare Plaza de Toros dall’alto del Castillo di Gibralfaro. Avvisati!

Cattedrale di Malaga

Cattedrale di Malaga

La Catedral Nuestra Señora de la Encarnación è tappa irrinunciabile di una visita a Malaga. Lo è innanzitutto per i malagueños, che le sono comprensibilmente molto affezionati, ma anche per i turisti ammaliati dalle dimensioni imponenti dell’edificio. L’interno, a tre navate e a croce latina, misura 97 metri di lunghezza per oltre 60 di larghezza, mentre all’esterno spicca la Torre Nord. Coi suoi 67 metri di altezza questa torre – l’unica della Cattedrale, dal momento che la Torre Sud non venne mai completata – regala ai visitatori una vista magnifica della città che merita di essere immortalata con iphone, smartphone e reflex. Da un punto di vista architettonico, invece, la Cattedrale di Malaga è un mix tra tardo-gotico, rinascimentale e barocco. La sovrapposizione di stili è l’inevitabile esito del lunghissimo periodo di costruzione. La prima edificazione della chiesa, infatti, risale al 1528, mentre l’ultimazione dei lavori, senza il completamento della torre meridionale cui abbiamo accennato poco sopra, è del 1783. Oltre 250 anni, dunque, periodo in cui il progetto è passato per diverse mani, tradendo l’ispirazione originaria di Diego de Siloé, architetto di punta del Rinascimento spagnolo a cui i Re Cattolici avevano affidato la realizzazione dell’edificio. Infine una curiosità: la Cattedrale dell’Encarnación viene affettuosamente chiamata la “Manquita” (trad. “la “Monca”) proprio per il fatto di disporre di un’unica torre. Per maggiori informazioni su storia, orari, prezzi e modalità di visita consultare il sito: malagacatedral.com.

Castello di Gibralfaro

Castello di Gibralfaro

Presente sullo stemma e sulla bandiera della città, il Castello di Gibralfaro è tappa irrinunciabile di una vacanza a Malaga. Lo è sia per l’importanza storica rivestita che per il magnifico panorama, con la vista che nelle giornate particolarmente terse arriva fino al Marocco. Collegato all’Alcazaba da un passaggio interno (la Choraca), la prima edificazione del Castillo de Gibralfaro si deve ad Abdelraman I della dinastia omayyade di stanza a Cordoba. Nel XIV secolo, la fortezza venne ampliata da Yusuf I, sultano di Granada, col disegno evidente di farne l’avamposto difensivo dell’Alcazaba in ragione della posizione sopraelevata che permetteva di scorgere in anticipo eventuali pericoli provenienti da mare e dalla città bassa. La spiccata vocazione difensiva della fortezza non fu tuttavia sufficiente a evitare la capitolazione, nel 1487, contro le truppe dei Re Cattolici, Ferdinando e Isabella di Castiglia. L’assedio fu lungo e richiese l’impiego di decine di migliaia di uomini ma, alla fine, anche Malaga venne sottratta al dominio moresco. Dominio, però, che ha lasciato molte tracce nell’architettura e nell’urbanistica, e che oggi contribuisce alle fortune turistiche della città e dell’Andalusia tutta. Gli spazi esterni del Gibralfaro, durante il periodo estivo, si trasformano in location privilegiata per rassegne teatrali, concerti e spettacoli di vario genere richiamando migliaia di visitatori tra residenti e turisti, oltre quelli che giornalmente visitano la fortezza arrivando a piedi, con l’auto o con i tour organizzati. Da vedere!

Alcazaba

Alcazaba

L’Alcazaba è tappa imperdibile di un viaggio a Malaga. Questa fortezza, infatti, insieme al Castello di Gibralfaro, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto, rappresenta un compendio quasi perfetto della storia della città, racchiudendo nel suo perimetro tutte le evoluzioni architettoniche e urbanistiche del territorio. Insomma, un pezzo fondamentale di storia andalusa, la cui conoscenza rappresenta un diversivo importante in una città famosa soprattutto per vita notturna e turismo balneare. La prima edificazione del castello risale all’VIII secolo per volere di Abdelraman I, califfo della dinastia omayyade di stanza a Cordoba. La fortezza venne eretta sui resti di precedenti insediamenti fenici e romani, con largo reimpiego di materiali e tecniche edilizie secondo una prassi consolidata del tempo. Tuttavia, le modifiche più importanti vennero realizzate nel XI secolo su disposizione del sultano ziride Badis ben Habus. Nei secoli successivi la fortezza è passata per le dinastie almoravide, almohade, nasride, per arrivare, infine, alla “reconquista” cattolica. In ciascuna di queste fasi ci sono state significative modifiche che, tra fratture e continuità più o meno evidenti, hanno definito il paesaggio circostante. Non è finita, perché l’Alcazaba ospita al suo interno i resti del Teatro Romano del II secolo e ben due musei: il Museo di Belle Arti e il Museo Archeologico, quest’ultimo con numerosi reperti di età classica e islamica. Per visitare tutto occorrono perciò almeno un paio d’ore, specie se si fa il percorso a piedi (compreso il collegamento che, in venti minuti circa, consente di raggiungere il Castillo de Gibralfaro). C’è però l’alternativa dell’ascensore in Calle Guillen Sotelo che agevola molto la visita. Da fare!

Calle Larios

Calle Larios

Il nostro racconto alla scoperta di Malaga parte da Calle Marqués de Larios, la strada più famosa della città. Un vero e proprio centro commerciale naturale, noto in tutta Europa per il costo esorbitante degli immobili, sia commerciali che residenziali. Eppure, nonostante i prezzi proibitivi, questa strada non conosce crisi, e anzi dopo la completa pedonalizzazione nel 2002 si è definitivamente consacrata come il salotto buono di Malaga. La spiccata vocazione commerciale mette in secondo piano i dettagli architettonici del quartiere, costruito alla fine del XIX secolo dal Marchese Manuel Domingo Larios y Larios, a cui è dedicata un’imponente statua all’inizio della strada. Insomma, negozi, boutique e gallerie si susseguono fino a Plaza de la Constitucion che invece è il cuore civile e politico della città. Questi spazi urbani sono anche il palcoscenico di alcune delle ricorrenze più sentite a Malaga. In particolare, la Semana Santa, nel periodo pasquale, e la Feria de Malaga che si disputa, invece, nel mese di agosto. Molto belli anche gli addobbi natalizi a riprova, come ribadito in apertura, di una città che cerca di essere viva tutto l’anno e non solo durante il periodo estivo. Da vedere!

Attenzione ai borseggiatori

Attenzione ai borseggiatori

Cordova è una città sicura e con un basso indice di criminalità. Perciò l’unica cosa a cui fare attenzione sono i borseggiatori, specie nelle zone di maggiore afflusso turistico come nei pressi dell’Alcazar e della Mezquita. In questo caso valgono le stesse precauzioni che abbiamo evidenziato per Granada e Siviglia: evitare di girare con molti contanti; lasciare incustodita la borsa ai tavolini del bar; tenere il portafogli nel taschino posteriore dei pantaloni; indossare orologi, catene, bracciali di grande valore eccetera. Per il resto, niente paura e buona vacanza!

Festival dei Cortili di Cordova

Festival dei Cortili di Cordova

Ogni anno, per due settimane a maggio, a Cordova si tiene il Festival dei Cortili, usanza risalente agli anni ’30 del secolo scorso e interrotasi soltanto durante la guerra civile spagnola. L’idea alla base della ricorrenza è tanto semplice quanto geniale: abbellire i cortili delle case del centro con fiori, alberi da frutto, fontane, maioliche e altri elementi decorativi, e aprirli a residenti e turisti. Il festival è diviso in due sezioni: architettura antica e moderna. In questo modo si esaltano sia gli elementi stilistici tradizionali del tessuto urbano, sia le innovazioni introdotte dalla modernità. Più di tutto, però, il Festival dei Cortili di Cordova esalta i legami comunitari: familiari, di vicinato e quelli tra residenti e turisti con questi ultimi invitati a partecipare a canti tradizionali e a condividere cibo e bevande. E proprio l’esaltazione di questi sentimenti di armonia e convivialità ad aver suggerito all’Unesco l’inserimento del festival dei patii cordobesi tra i Beni Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Perciò, prendete nota: le prime settimane di maggio sono probabilmente il periodo migliore per visitare Cordova. Da fare!

Medina Azahara

Medina Azahara

Non si può dire di essere stati veramente a Cordova senza aver visitato Madinat al-Zahra, circa 10 chilometri a ovest della città. Come abbiamo detto in apertura la visita di questo sito archeologico, in abbinamento alla Mezquita, vale da sola il viaggio. Parliamo, infatti, di una città islamica di 112 ettari costruita nel X secolo (nel 936 o nel 940) su ordine del califfo omayyade Abderraman III (Abd al-Rahman III). L’edificazione di questa reggia, che poteva arrivare a ospitare all’interno delle mura fino a 12.000 persone, era parte integrante del programma politico, economico e ideologico di Abderraman III che in questo modo intendeva competere coi califfati de Il Cairo e di Baghdad. La zona del palazzo, nella parte alta della città, ospitava le case dei dignitari di corte e degli organi amministrativi dello Stato, a cui era stato imposto il trasferimento da Cordova. Fu così che per circa 70 anni Medina Azahara divenne la capitale di al-Andalus, salvo poi cadere in rovina al termine della guerra civile che tra il 1010 e il 1013 divampò all’interno del califfato omayyade decretandone la fine. Da capitale che era Medina Azhara divenne una cava per altre costruzioni e solo nel 1911, quindi molti secoli dopo, è cominciata la rivalutazione del sito attraverso un paziente e meticoloso lavoro di recupero archeologico. Da qui il riconoscimento di Monumento Storico Nazionale prima, e quello più importante di Patrimonio dell’Umanità UNESCO poi. Per maggiori informazioni sulla storia, l’urbanistica e l’architettura di Madinat al-Zahra, nonché sulle modalità di visita dell’area archeologica consultare il sito: www.museosdeandalucia.es.

Ponte Romano

Ponte Romano

In precedenza abbiamo detto che il valore aggiunto della Torre Calahorra consiste nel raccontare (attraverso il Museo delle Tre Culture) la storia andalusa di cui essa stessa fa parte. Beh, il discorso va esteso anche al Puente Romano, a maggior ragione se si considera l’epoca in cui fu edificato. Parliamo, infatti, del I secolo a. C. e, come non bastasse, per i due millenni successivi ha rappresentato l’unica via di ingresso in città. Al netto di restauri e ricostruzioni (l’ultima tra 2006 e 2008) si tratta di un primato storico incredibile che spiega l’importanza architettonica della struttura pure questa, insieme al resto del centro storico, sotto tutela Unesco. Al centro del ponte – che, ricordiamo, è lungo 240 metri e poggia su 16 archi -, c’è una statua dell’Arcangelo Raffaele, patrono di Cordova, realizzata nel XVI secolo dallo scultore Bernabé Gomez del Rio. Appena oltre il ponte, invece, c’è la piccola riserva di Sotos de la Albolafia, gioiellino naturalistico di poco più di due ettari in cui nidificano diverse specie di uccelli. Da vedere!

Museo delle Tre Culture

Museo delle Tre Culture

Il Museo de las Tres Culturas (musulmana, cristiana e giudaica) è tappa imperdibile di un viaggio a Cordova. Lo è sia perché offre la possibilità di approfondire la bellezza e la complessità di al-Andalus, anche attraverso focus sulle personalità di maggior rilievo del tempo (Averroè, Ibn Arabi, Maimonide, Alfonso X Il Saggio eccetera); sia perché regala una magnifica vista sul fiume Guadalquivir, sulla Mezquita e sul Ponte Romano, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto. L’aspetto più intrigante è che il museo si trova all’interno della Torre de la Calahorra, costruita nel XIII secolo a protezione del ponte cui abbiamo appena accennato. Ovviamente, nel corso dei secoli, la torre ha subito diverse ricostruzioni, tuttavia resta il fascino di un “museo storico” all’interno di un “edificio storico” in un gioco di rimandi tra “dentro” e “fuori” che richiama ogni anno migliaia di visitatori, giustamente attratti dall’opportunità di visitare un edificio che avvicina alla storia di cui esso stesso è parte integrante. Per maggiori informazioni sul “Museo Vivo de al-Andalus” consultare il sito: www.torrecalahorra.es.

Palazzo de Viana

Palazzo de Viana

Palacio de Viana è tra le tappe imperdibili di un viaggio a Cordova. Passeggiare tra i cortili di questa splendida residenza nobiliare del XIV secolo aiuta a capire l’importanza culturale del Festival dei Cortili di Cordova che si disputa ogni anno a maggio e di cui parleremo più diffusamente nel prosieguo dell’articolo. Pavimenti maiolicati, composizioni floreali, fontane e giardini testimoniano l’evoluzione di una tradizione antichissima – quella del patio cordobese – tramandatasi dai romani, agli arabi, fino ai giorni nostri. Anche le sale all’interno del palazzo trasudano storia, con la capacità unica di mescolare elementi nobiliari ad altri più schiettamente popolari. Insomma, com’è di moda dire oggi, “alto” e “basso”, con la vista che spazia tra porcellane, arazzi, quadri d’autore e uno splendido soffitto cassettonato in stile mudejar. Da non perdere, nei mesi estivi, le “Noches de Viana”, frequentetassime serate culturali tra reading, concerti e rappresentazioni teatrali. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.palaciodeviana.com.

Museo di Belle Arti

Museo di Belle Arti

In Plaza del Potro, a circa 400 metri dal Museo Archeologico di cui abbiamo appena parlato, c’è Il Museo delle Belle Arti di Cordova con un’importante collezione di quadri e sculture dal XVI fino al XX secolo. Diversamente dall’altro, il Museo di Belle Arti occupa la stessa sede dal 1862, fermo restando, ovviamente, gli inevitabili restauri e ampliamenti del caso. La durata della visita è stimata dai 40 ai 60 minuti, tempo sufficiente per ammirare le opere di alcuni tra i più grandi artisti spagnoli, nonché avere una panoramica completa sull’evoluzione dell’arte cordovana attraverso i secoli (medioevo, rinascimento, manierismo, barocco, realismo, eccetera). Per maggiori informazioni consultare il sito: www.museosdeandalucia.es.

Museo Archeologico

Museo Archeologico

Cordova, abbiamo visto, è una città in cui si avverte il “peso della storia”. In altri termini, il passato influenza moltissimo il presente, soprattutto dal punto di vista turistico-culturale. Perciò la visita del Museo Arquelogico Provincial è una tappa fondamentale per chi è realmente interessato ad approfondire l’evoluzione della città dalla Preistoria al tardo Medioevo. Il museo si trova in Plaza Jerónimo Páez, all’interno di uno degli edifici rinascimentali più belli di Cordova (Palacio Páez de Castillejos). In realtà questa è la sede del museo dal 1959, dal momento che da metà ‘800 agli anni ’20 del secolo scorso i reperti archeologici romani, visigoti, iberici e arabi hanno condiviso gli stessi spazi con le opere del Museo delle Belle Arti (vedi prossimo punto). Tornando al Museo Archeologico, bisogna aggiungere che nel tempo la sua fama è molto cresciuta fino a imporsi come uno dei più importanti di Spagna nel suo genere. Per maggiori informazioni sulle opere esposte, orari, prezzi e modalità di visita consultare il sito: www.museosdeandalucia.es.

Mezquita

Mezquita

In apertura abbiamo accennato al fatto che la Mezquita vale da sola la visita di Cordova. In realtà, l’importanza storica, religiosa, artistica e culturale dell’edificio travalica la sola dimensione cittadina. Parliamo, infatti, del monumento più importante di tutto l’Occidente islamico e, in assoluto, di uno dei più sorprendenti al mondo. Inevitabile la tutela UNESCO del 1984, riconoscimento che indubbiamente ha contribuito moltissimo alle fortune turistiche del monumento e della città. L’origine della moschea risale alla fine dell’ottavo secolo, periodo in cui il califfo Abderraman I, per venire incontro al bisogno di preghiera che accompagnava l’accresciuta presenza araba, acquistò per intero lo spazio su cui in precedenza insisteva una basilica paleocristiana. I laterizi utilizzati per la costruzione di questa basilica furono largamente reimpiegati per la realizzazione della nuova moschea e, del resto, la stessa suddivisione dello spazio tra ampi colonnati e doppie arcate risente dell’influenza romana e visigota. Da questo punto di vista, il complesso monumentale della Mezquita di Cordova testimonia, ancor più dell’Alcazar de los Reyes Cristianos, l’evoluzione stilistica della città. Da vedere, oltre alle colonne e alle arcate bicrome, c’è il Mihrab, sontuosa nicchia per la preghiera islamica, e la Cattedrale costruita nel XVI secolo per volere dell’allora vescovo Alonso Manrique. Come la moschea rispettò i precedenti canoni stilistici, anche la cattedrale cristiana ha rispettato in parte l’architettura araba, con l’aggiunta di elementi rinascimentali. Per maggiori informazioni sulla storia, gli ampliamenti e le modifiche della struttura consultare il sito ufficiale: mezquita-catedraldecordoba.es.