Feste e tradizioni popolari di Forio

Feste e tradizioni popolari di Forio

In precedenza abbiamo accennato al fatto che il bozzetto della statua di San Vito, patrono di Forio, fu realizzato da Giuseppe Sanmartino, celebre scultore del “Cristo Velato” nella Cappella Sansevero di Napoli. Per ammirare questa statua ci sono due possibilità: visitare l’omonima chiesa, confidando nella disponibilità dei sagrestani ad aprire la teca in cui è custodita, oppure partecipare ai festeggiamenti patronali dal 14 al 17 giugno. La festa di San Vito è uno degli eventi più sentiti dalla comunità, un’occasione unica per immergersi nel genius loci di Forio e dell’isola d’Ischia. Ma le opportunità di vivere la cultura locale non finiscono qui: basti pensare che tradizioni come il Carnevale e la Corsa dell’Angelo, quest’ultima la domenica di Pasqua, sono state inserite nella speciale lista degli eventi Patrimonio Immateriale della Regione Campania, un riconoscimento in linea con le direttive UNESCO in materia. A ciò si aggiungono eventi come le rassegne “Andar per Sentieri” (maggio) e “Andar per Cantine” (settembre), entrambe organizzate dalla Pro Loco di Panza, e le festività natalizie, negli ultimi anni sostenute da maggiori investimenti in un’ottica di progressiva destagionalizzazione turistica. Non mancano, insomma, occasioni per entrare in sintonia con la vivace cultura locale.

Il bosco della Falanga a Forio

Il bosco della Falanga a Forio

Nel descrivere il centro storico di Forio, abbiamo accennato al Santuario della Madonna della Libera, una piccola chiesa rupestre dedicata a San Carlo Borromeo. L’intitolazione a un santo milanese è solo una delle sue particolarità. C’è un altro dettaglio che merita attenzione: questa chiesa ha una sorta di “gemella”, situata alle pendici del bosco della Falanga, un castagneto a 600 metri sul livello del mare che domina il versante foriano del Monte Epomeo. A legare le due chiese c’è la storia dei fratelli Sportiello, tre salernitani fuggiti sull’isola d’Ischia alla fine del Cinquecento dopo aver ucciso il vescovo del loro paese d’origine. Secondo lo storico locale Giuseppe D’Ascia, i tre, per espiare il grave delitto, avrebbero costruito entrambe le chiese, progettandole in modo che fossero visibili l’una dall’altra nonostante la distanza. Un aneddoto affascinante che da solo basta a stuzzicare la curiosità dei visitatori. A completare il quadro c’è il suggestivo paesaggio del bosco della Falanga, custode di numerose testimonianze del passato agricolo di Forio e dell’isola d’Ischia. Camminando tra i castagni, si possono ammirare grotte scavate nel morbido tufo verde, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, antichi palmenti usati per pigiare l’uva e le fosse della neve, un tempo fondamentali per la conservazione e trasformazione della neve in ghiaccio. Questo ingegnoso processo, cruciale per la comunità locale, in epoche lontane permetteva di sopperire alla mancanza di refrigerazione. Per vivere al meglio questa esperienza, non dimenticate scarpe comode e abbigliamento da trekking: vi aspetta un viaggio unico alla scoperta di Santa Maria al Monte e del magnifico bosco della Falanga.

Il belvedere di Zaro a Forio

Il belvedere di Zaro a Forio

Nel paragrafo precedente abbiamo menzionato gli scogli di Zaro come uno dei punti ideali per ammirare il tramonto di Forio. È anche una zona frequentata da chi ama fare il bagno, grazie al contesto paesaggistico di rara bellezza. Tuttavia, questa esperienza non è per tutti, vista la difficoltà nell’accedere al luogo. Zaro, comunque, offre altre attrazioni più agevoli e non meno affascinanti. Tra queste, i meravigliosi Giardini La Mortella, autentico gioiello botanico; La Colombaia, storica dimora di Luchino Visconti, finalmente riaperta al pubblico; il Santuario della Madonna di Zaro, luogo di pellegrinaggio legato a presunte apparizioni mariane; e infine il celebre belvedere dedicato a Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Il belvedere, più comunemente noto come il Belvedere di Zaro, è uno dei punti panoramici più suggestivi dell’isola. Da qui si può abbracciare con lo sguardo l’intero skyline di Forio, osservando come il territorio muta nelle sue sfumature a seconda delle stagioni e delle condizioni del mare. Quando il mare è agitato, lo spettacolo diventa ancora più intenso, regalando emozioni indimenticabili a chi decide di sostare in questo luogo. Un’esperienza assolutamente da non perdere!

I tramonti di Forio

I tramonti di Forio

Forio, già ricca di terme, spiagge, chiese, vigne e boschi, si distingue anche per i suoi tramonti spettacolari, considerati i più belli dell’isola d’Ischia grazie alla favorevole esposizione a ovest. Il sole, da sempre alleato del territorio, non solo ha favorito le coltivazioni ma regala scenari indimenticabili, soprattutto al calar della sera. In passato, però, questa lunga luce creava qualche disagio: si racconta che alcuni braccianti lavorassero con riluttanza nei campi di Forio proprio perché la giornata si prolungava a causa del tramonto tardivo. Oggi, invece, i tramonti attirano turisti e residenti che affollano spiagge e luoghi iconici come il sagrato della chiesa del Soccorso. A incuriosirli c’è anche la speranza di assistere al “raggio verde”, fenomeno ottico piuttosto raro che si verifica quando l’ultima parte del sole scompare oltre l’orizzonte. Oltre al Soccorso, altri punti panoramici da cui godere dello spettacolo sono la frazione di Panza (vd. punto precedente), il lungomare Giovanni Mazzella e scogli di Zaro. Da vedere!

La frazione di Panza

La frazione di Panza

Panza, frazione di Forio situata sul versante sud-occidentale di Ischia, è un territorio ampio e densamente abitato, che negli ultimi decenni ha vissuto un notevole sviluppo turistico. Nonostante ciò, conserva intatte tracce della sua vocazione agricola e si distingue per paesaggi naturali di rara bellezza. Tra i suoi punti di interesse si segnalano tre sentieri escursionistici, ripristinati e curati dalla Pro Loco locale: la Bocca di Tifeo, il Monte di Panza e la Baia della Pelara. La Bocca di Tifeo, una grande fumarola, rappresenta il cuore del campo fumarolico che sovrasta il versante meridionale del Monte Epomeo, storicamente noto come “Le fumarole di Donna Rachele” in memoria di Rachele Guidi, vedova di Benito Mussolini, che trascorse a Forio parte del suo esilio. I percorsi del Monte di Panza e della Baia della Pelara, invece, stupiscono per la straordinaria biodiversità: tra le specie che popolano questi sentieri si trovano la macchia mediterranea (cisto, mirto, lentisco, lavanda selvatica), lecci, felci e agavi selvatiche, offrendo un’esperienza immersiva agli escursionisti. Poco distante dalla Pelara si aprono altre insenature di grande fascino, come la baia di Sorgeto, celebre per le sorgenti termali naturali, e la Scannella, un luogo appartato e tranquillo. Panza è anche il cuore pulsante della viticoltura ischitana: grazie alla fertilità del terreno e alla favorevole esposizione a ovest, produce alcuni dei migliori vini dell’isola, rinomati ben oltre i suoi confini. Situata a circa 5 km dal centro di Forio, questa località ricca di natura, storia e tradizioni è tappa imprescindibile per chiunque visiti l’isola d’Ischia.

Il centro storico di Forio

Il centro storico di Forio

Esplorare il centro storico di Forio significa immergersi in un intreccio di storia, fede e tradizioni, tra chiese, torri di avvistamento e vicoli che raccontano il passato. L’itinerario inizia dalla Chiesa del Soccorso, antico convento agostiniano del Trecento, simbolo di Forio. La sua semplicità colpisce, esaltata dal contrasto tra il bianco della facciata, il blu del mare e i tramonti infuocati. Da non perdere le maioliche della scala d’ingresso, opera dei celebri ceramisti napoletani Chiaiese. Proseguendo, si incontra l’Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri, nota come Chiesa della Madonna delle Grazie, con affreschi del pittore locale Alfonso Di Spigna e imponenti scranni settecenteschi. Poco distante, la Basilica di Santa Maria di Loreto sfoggia un soffitto cassettonato in stile barocco e un abside in marmo finemente decorato. Di fronte, la Torre Quattrocchi, una delle tante torri del Cinquecento, ricorda il passato di incursioni saracene e la necessità di proteggere il paese. Il cuore spirituale di Forio è però la Chiesa di San Vito, dedicata al patrono. Al suo interno si conserva una statua in argento e rame del Santo, opera di Giuseppe Sanmartino, l’artista del celebre “Cristo Velato” di Napoli. Forio, però, non è solo chiese. I suoi vicoli sono un dedalo progettato con una duplice funzione: disorientare i pirati che imperversavano per il Mediterraneo e proteggere orti e abitazioni dal sole e dal vento. Qui si incontrano portali in piperno, muri a secco in tufo verde (in dialetto, parracine) e l’inconfondibile profumo di agrumi. Nei vicoli emergono anche storie di fede popolare, raccontate dalle edicole votive e dalle chiese “minori” come il Santuario della Madonna della Libera, noto anche come Chiesa di San Carlo Borromeo. Questo gioiello in tufo verde del Monte Epomeo custodisce le opere del pittore seicentesco Cesare Calise. L’itinerario si conclude al Torrione, la più grande delle torri saracene (al momento chiuso al pubblico). All’interno ospita una permanente dello scultore, ritrattista e poeta dell’Ottocento Giovanni Maltese e, dal suo terrazzo, regala una vista mozzafiato sul porto di Forio, dove storia e presente si incontrano.

Le spiagge di Forio

Le spiagge di Forio

Alla base della scelta di partire dalla Chiesa del Soccorso per esplorare Forio (vd. punto precedente) c’è anche la sua posizione: il Soccorso si trova al centro tra i due promontori, Punta Imperatore e Punta Caruso, che incorniciano la costa del paese. Lungo questa linea costiera si snodano alcune delle spiagge più rinomate dell’isola: Citara, Cava dell’Isola, Chiaia e San Francesco di Paola. Meritano una menzione speciale la Baia di Sorgeto, situata nella frazione di Panza (vd. prossimo punto), e la spiaggia di San Montano, la cui metà occidentale appartiene proprio al comune di Forio. Citara, sul versante meridionale del paese, è una delle mete preferite dai bagnanti per diverse ragioni. La sua esposizione a sud-ovest garantisce ore di sole fino al tramonto, rendendola perfetta per chi cerca una giornata di mare fino a tardi. Inoltre, la vicinanza ai celebri Giardini Poseidon, che dispongono anche di un tratto di arenile in concessione, rappresenta un plus notevole. Proseguendo lungo la costa, troviamo la spiaggia di Cava dell’Isola, l’unica interamente libera di tutta l’isola d’Ischia. Sebbene l’erosione costiera degli ultimi anni ne abbia ridotto l’estensione, continua a essere una meta popolare, soprattutto tra i giovani, grazie alla sua atmosfera vivace e informale. La Chiaia e San Francesco, invece, sono ideali per le famiglie. La Chiaia, con i suoi fondali bassi e sicuri, è perfetta per i bambini, che possono giocare e imparare a nuotare in tutta tranquillità. San Francesco di Paola, situata più a nord, offre un’atmosfera più elegante e riservata, con stabilimenti attrezzati che la rendono una scelta più “borghese”. Va da sé, in prossimità di tutte queste spiagge non manca una ricca offerta ricettiva adatta a ogni esigenza e budget. Una struttura da segnalare è l’Hotel Eden Park, situato a circa 500 metri sia dalla spiaggia della Chiaia che da quella di San Francesco. Questa posizione strategica, unita a un ottimo rapporto qualità/prezzo, lo rende una scelta eccellente per chi desidera soggiornare vicino al mare senza rinunciare al comfort.

Venire un giorno

Venire un giorno

Di controindicazioni vere e proprie non ce ne sono. L’unico errore, forse è pensare di visitare Pavia in un paio d’ore. Se possibile meriterebbe almeno 2,3 giorni.

Certosa di Pavia

Certosa di Pavia

La Certosa di Pavia compare per ultima in questo articolo solo per esigenze narrative, ma sarebbe senz’altro uno dei primi luoghi da visitare per chiunque voglia scoprire il patrimonio artistico e culturale della Lombardia. Questo straordinario complesso monumentale, situato nel comune omonimo (Certosa di Pavia), a circa 8 chilometri dal centro di Pavia, è uno dei capolavori del Rinascimento italiano, un simbolo della storia e della spiritualità della regione, immerso nella quiete delle campagne pavesi. Facilmente raggiungibile, la Certosa rappresenta una tappa imperdibile per chiunque visiti la zona. La sua edificazione risale al 1396, quando Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, pose la prima pietra in adempimento a un voto della moglie Caterina Visconti. Sin dal principio, la Certosa fu concepita non solo come un luogo di culto e meditazione, ma anche come una dichiarazione del prestigio e della grandezza della dinastia Visconti. Il monumento esprime il legame profondo tra arte e potere: una testimonianza dell’autorità viscontea che, attraverso questa opera monumentale, intendeva consolidare il proprio ruolo nella storia. All’interno della chiesa si trova il maestoso monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti, progettato da Gian Cristoforo Romano, che custodisce le spoglie del fondatore. Non meno suggestivo è il sepolcro dedicato a Ludovico il Moro e a Beatrice d’Este, realizzato da Cristoforo Solari. Tuttavia, a differenza di Gian Galeazzo, le loro spoglie non sono conservate nella Certosa, ma il monumento rimane un esempio di straordinaria raffinatezza artistica. La Certosa di Pavia incanta anche dal punto di vista architettonico. La sua facciata in marmo, che fonde elementi gotici e rinascimentali, è un autentico capolavoro che cattura immediatamente lo sguardo. All’interno, affreschi di Bernardino Bergognone e opere di artisti come il Perugino e il Guercino impreziosiscono ulteriormente l’ambiente sacro, trasformandolo in un luogo di straordinaria bellezza e devozione. Il fascino della Certosa non si limita alla chiesa: i chiostri del complesso rappresentano un altro elemento di grande interesse. Il Chiostro Grande, con le sue decorazioni in cotto e le celle che un tempo ospitavano i monaci certosini, offre un’atmosfera di raccoglimento e contemplazione. Il Chiostro Piccolo, invece, colpisce per le sue proporzioni armoniose e i dettagli architettonici che testimoniano una maestria senza tempo. Da non perdere!

Parco del Ticino

Parco del Ticino

Il Parco Lombardo della Valle del Ticino, già menzionato in apertura, rappresenta uno dei polmoni verdi più importanti della Lombardia, un gioiello naturale che si estende lungo la porzione lombarda della Valle del Ticino, attraversando ben 47 comuni delle province di Varese, Milano e Pavia. Questa straordinaria area, caratterizzata da una sorprendente biodiversità e da paesaggi fluviali di rara bellezza, ha ricevuto nel 2002 il prestigioso riconoscimento di Riserva della Biosfera UNESCO. Un titolo che ne sottolinea l’importanza a livello internazionale, sia per il suo valore ambientale che per il suo ruolo nella tutela degli ecosistemi. Il parco è attraversato dalla celebre Via Francigena, l’antico cammino che collega Canterbury a Roma, un percorso intriso di storia e spiritualità. Questo itinerario, frequentato già in epoca medievale da pellegrini diretti verso la Città Eterna, attraversa il parco seguendo i paesaggi più suggestivi del Ticino, offrendo a chi lo percorre l’opportunità di immergersi nella natura incontaminata e nella storia millenaria di questi luoghi. Una delle sue varianti, il Cammino di San Francisco di Lucomagno, attraversa la zona portando con sé un’eredità di spiritualità e meditazione, rendendolo particolarmente affascinante per chi cerca un’esperienza a metà tra il viaggio fisico e quello interiore. Lungo il Parco Lombardo, la Via Francigena si rivela un cammino accessibile a tutti: ideale sia per chi desidera intraprendere lunghe tappe a piedi o in bicicletta, sia per chi vuole semplicemente dedicarsi a escursioni brevi e rigeneranti. Questo tratto è perfetto per scoprire il territorio lentamente, immergendosi nel verde, ammirando la fauna locale e osservando gli scorci unici offerti dal fiume Ticino Oltre al suo valore naturalistico, il parco custodisce tesori storici e culturali che si intrecciano con l’identità stessa del territorio. Antichi mulini, ponti medievali e piccoli borghi si susseguono lungo il percorso, offrendo occasioni per scoprire il legame profondo tra l’uomo e il fiume, che per secoli ha rappresentato una fonte di sostentamento e una via di comunicazione strategica. Per maggiori informazioni: ente.parcoticino.it.

Università e Orto Botanico di Pavia

Università e Orto Botanico di Pavia

L’Università di Pavia è una delle più antiche e prestigiose istituzioni accademiche d’Italia e d’Europa, un simbolo indiscusso della città. La sua storia ha radici lontane, risalendo all’825, quando l’imperatore Lotario fondò la scuola del Palazzo Reale per promuovere lo studio della retorica per i funzionari del regno. Tuttavia, fu solo nel 1361, sotto il regno di Carlo IV, che l’istituzione ricevette ufficialmente il titolo di Università, consolidandosi come centro di eccellenza per l’istruzione superiore. Nel corso dei secoli, l’ateneo attraversò un periodo di grande crescita e prestigio, particolarmente tra il IX e il XV secolo, con una rinascita significativa sotto la dominazione della Casa d’Austria nel XVIII secolo. Durante questo periodo, l’Università venne riformata e potenziata attraverso l’istituzione di nuove cattedre e l’ampliamento delle aree di studio, scelte che finirono col rendere Pavia un polo di riferimento per la cultura scientifica e umanistica. L’Università ha formato alcuni dei più illustri pensatori della storia. Tra i suoi studenti più celebri si annoverano Alessandro Volta, inventore della pila; Ugo Foscolo, poeta e scrittore romantico; Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica; e Camillo Golgi, scopritore dell’apparato di Golgi e anch’egli premio Nobel per la medicina. Questo elenco è solo un assaggio del ruolo fondamentale che l’ateneo ha avuto nello sviluppo del sapere e della ricerca, consolidandone la reputazione internazionale. Una curiosità che aggiunge fascino all’ateneo è rappresentata dalle numerose superstizioni studentesche. Si dice, ad esempio, che attraversare l’aula magna o camminare sopra determinati simboli accademici prima di aver completato gli studi porti sfortuna, un retaggio folcloristico che testimonia il legame emotivo e culturale degli studenti con la loro Università. Accanto all’Università si trova il meraviglioso Orto Botanico, fondato nel 1773 con l’obiettivo di supportare l’insegnamento della botanica. Quest’orto storico è stato creato sul modello dell’orto botanico di Padova, con l’intento di combinare ricerca, istruzione e conservazione delle specie vegetali. L’Orto ospita una varietà di collezioni rare e preziose, tra cui piante medicinali, esotiche e autoctone, conservando un patrimonio naturale inestimabile. Di particolare interesse sono le antiche serre e l’albero di Ginkgo biloba, uno dei più vecchi d’Italia.

Castello Visconteo di Pavia

Castello Visconteo di Pavia

Il Castello Visconteo di Pavia, imponente simbolo del potere e dell’eleganza medievale, venne costruito tra il 1360 e il 1365 per volere di Galeazzo II Visconti, signore di Milano. Questo straordinario edificio non fu concepito soltanto come una fortezza militare, ma anche come una raffinata residenza signorile. Circondato originariamente da un vasto parco di caccia, che si estendeva fino al Ticino, il castello rappresentava un equilibrio perfetto tra la funzione difensiva e il lusso della corte viscontea. La struttura quadrata, con torri angolari e mura imponenti, tradisce il carattere militare dell’edificio. Tuttavia, è impossibile non cogliere la vocazione residenziale del castello: le eleganti bifore esterne, il loggiato che si affaccia sul cortile interno e le ampie sale affrescate testimoniano l’opulenza e il gusto della famiglia Visconti. Tra le decorazioni interne, spicca la suggestiva Sala Azzurra, così chiamata per i suoi straordinari affreschi che ricoprivano le pareti, evocando un cielo stellato. Sebbene molte delle pitture originali siano andate perdute nel tempo, i frammenti rimasti ci offrono un’idea della magnificenza artistica che il castello custodiva. Il Castello Visconteo continuò a essere un punto nevralgico anche durante l’epoca degli Sforza, che ne consolidarono l’importanza strategica e culturale. Nel corso dei secoli, la struttura ha subito varie trasformazioni, adattandosi alle esigenze dei nuovi proprietari e sopravvivendo a momenti di abbandono e degrado. Dal secondo dopoguerra, il Castello Visconteo è rinato come polo culturale di Pavia, ospitando i Musei Civici. Questi offrono ai visitatori un viaggio nel tempo attraverso collezioni di archeologia, arte medievale, rinascimentale e moderna, oltre a una sezione dedicata alla scultura lignea e alla pittura del Novecento. Insomma, il Castello Visconteo di Pavia rappresenta un viaggio nella storia della città e delle sue dinastie più potenti, un luogo in cui si fondono la forza delle fortificazioni e la raffinatezza della vita di corte.

Corso Strada Nuova a Pavia

Corso Strada Nuova a Pavia

Come già sottolineato nel paragrafo precedente, Corso Strada Nuova è una delle arterie urbane più significative di Pavia, che conserva in sé l’eredità dell’antica urbanistica della Ticinum romana. La sua struttura segue ancora oggi una direttrice nord-sud, che si estende per circa un chilometro dal Castello Visconteo – di cui parleremo più avanti – fino al Ticino, attraversando il cuore pulsante della città. Non solo testimonianza dell’impronta romana, Strada Nuova è anche un emblema dell’evoluzione storica e sociale di Pavia, che ne ha fatto nel corso dei secoli una delle sue arterie vitali. Oggi, infatti, Corso Strada Nuova è un’animata zona pedonale, centro nevralgico della vita cittadina, frequentata da giovani, studenti universitari e turisti. Caratterizzata da negozi, bar e ristoranti, questa strada offre anche una suggestiva esperienza artistica e architettonica, con eleganti palazzi storici come Palazzo Bottigella, esempio di decorazioni rinascimentali, e Palazzo Mezzabarba, sede del Municipio, con la sua sontuosa facciata barocca. Nel cuore del corso si trova la Galleria Arnaboldi, un piccolo ma straordinario gioiello architettonico risalente alla fine dell’Ottocento. Commissionata dal marchese Gino Arnaboldi Gazzaniga, che all’epoca ricopriva la carica di sindaco di Pavia, e progettata dall’ingegnere Ercole Balossi, la galleria venne concepita per ospitare appartamenti eleganti e spazi commerciali, ispirandosi alle grandi gallerie europee del periodo. Il suo stile eclettico, che fonde rimandi neoclassici con la modernità imponente della volta in ferro e vetro, la rende un omaggio alle più celebri gallerie di Milano (Galleria Vittorio Emanuele II) e Napoli (Galleria Umberto I), seppure con dimensioni più contenute. Oggi, la Galleria Arnaboldi continua a mantenere il suo fascino, ospitando boutique, eventi culturali e spazi conviviali. Da vedere!

Piazza della Vittoria a Pavia

Piazza della Vittoria a Pavia

Piazza della Vittoria, conosciuta anche come Piazza Grande (in latino ‘Platea Magna‘), è uno dei luoghi simbolo di Pavia. Il nome di Piazza Grande nasce per distinguerla dalla vicina Piazza Piccola (‘Platea Parva‘), oggi conosciuta come Piazza del Duomo, situata proprio di fronte alla cattedrale. La piazza si trova nel cuore del centro storico cittadino, all’intersezione tra Corso Cavour, Corso Mazzini e la Strada Nuova, e ricalca l’antico foro romano di Ticinum, confermando l’impronta urbanistica classica basata sull’incrocio tra decumano massimo e cardo massimo. Con la sua caratteristica pianta rettangolare, Piazza della Vittoria è stata per secoli il fulcro della vita sociale, commerciale e politica di Pavia. Fino agli anni ’60 del Novecento, la piazza ospitava il mercato cittadino, poi trasferito in una struttura sotterranea nota come Mercato Ipogeo, situata proprio sotto la piazza stessa. Oggi, tuttavia, l’attività complessiva del mercato sotterraneo è ridotta, mentre altre sedi cittadine ospitano i mercati principali, mantenendo viva questa tradizione storica. Sul lato meridionale della piazza si erge il maestoso Broletto, l’antico palazzo comunale di Pavia. Il nome deriva dal termine medievale “broloche indicava uno spazio recintato adibito a riunioni pubbliche. Costruito nel XII secolo, il Broletto ospitava le magistrature cittadine, testimoniando il ruolo politico di Piazza della Vittoria nel corso dei secoli.

Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia

Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia

La Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro si trova a breve distanza sia dal Duomo che dalla Basilica di San Michele Maggiore, e con entrambe condivide stratificazione storica e culturale. Come per queste ultime, infatti, le sue origini risalgono ai secoli compresi tra il VI e l’VIII d.C., con successive ricostruzioni tra l’XI e il XII secolo che ne hanno consolidato l’assetto romanico. Durante il Medioevo, San Pietro in Ciel d’Oro era considerata un luogo di culto fondamentale, alla pari della Basilica di San Michele Maggiore, simbolo della centralità religiosa e politica di Pavia. La basilica è profondamente legata alla figura di Liutprando, re dei Longobardi, che nel 725 d.C. volle trasferire a Pavia dalla Sardegna le reliquie di Sant’Agostino, per proteggerle dalle incursioni saracene. Questo gesto sancì il ruolo della chiesa come custode di un patrimonio spirituale di portata europea, attirando pellegrini e studiosi da tutto il continente. Oltre a Sant’Agostino, la basilica ospita anche la tomba di Severino Boezio, filosofo, matematico e politico romano, autore del celebre trattato La consolazione della filosofia. La sua figura, simbolo di saggezza e rettitudine, viene celebrata da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Paradiso, X, 124-126), dove lo cita come anima beata: una terzina dantesca è incisa sulla facciata della basilica a testimonianza di questo legame. Nel periodo napoleonico la basilica fu spogliata di molti arredi e ridotta quasi allo stato di rudere, rischiando di scomparire. Fu solo alla fine del XIX secolo che iniziarono i lavori di restauro, che le restituirono l’antico splendore e ne assicurarono la conservazione. La facciata, in stile romanico, colpisce per la semplicità e l’austerità delle sue linee, dominate dalla pietra e dai mattoni che ne sottolineano l’antichità. L’interno presenta una pianta a croce latina, con tre navate divise da imponenti colonne, che guidano lo sguardo verso l’abside e il magnifico arco trionfale, ornato da rilievi. Nella cripta si trovano le reliquie di Sant’Agostino, custodite in un’arca marmorea riccamente decorata, capolavoro dell’arte gotica lombarda. Visitare San Pietro in Ciel d’Oro significa immergersi in un luogo di profonda spiritualità, dove arte, storia e fede si intrecciano in modo straordinario. È un viaggio nella storia europea, tra le memorie di grandi personaggi e il fascino di una città che nel Medioevo fu centro nevralgico della cultura e della politica.