Mercato Centrale di Saragozza

Mercato Centrale di Saragozza

Mercado Central è una tappa imperdibile di qualsiasi visita a Saragozza, un vero crocevia di sapori, culture e curiosità. Inaugurato nel 1903, questo mercato coperto è un esempio di architettura modernista spagnola, con volte in vetro e ferro, mosaici e ceramiche decorative che illuminano ogni banco e, allo stesso tempo, esaltano la freschezza di frutta, verdura, carne e pesce, trasformando la visita in un piacere anche per gli occhi. Camminare tra le corsie significa immergersi in un’esperienza sensoriale unica: il vociare dei venditori, l’odore di pane appena sfornato e i colori vivaci dei prodotti locali raccontano la tradizione gastronomica dell’Aragona. Visitare il Mercado Central al mattino presto permette di coglierne l’essenza più autentica, osservando il pesce appena pescato o i formaggi locali esposti con cura. Tra i banchi ordinati, le luci filtrate dalle vetrate e le sfumature dei prodotti stagionali, il mercato si rivela particolarmente instagrammabile, regalando scorci perfetti per fotografie che raccontano Saragozza meglio di tante parole. Maggiori informazioni sul sito ufficiale. Da vedere!

Puente de Piedra di Saragozza

Puente de Piedra di Saragozza

Il Puente de Piedra, o Ponte di San Lázaro come lo chiamano i saragozzani, è uno dei simboli più affascinanti della città. La sua storia comincia nel XII secolo, quando Saragozza decise di sostituire le vecchie passerelle di legno sul fiume Ebro con un ponte solido e duraturo. Leggenda vuole che la prima pietra fosse posta durante una cerimonia alla presenza del re Alfonso I, e che le acque del fiume custodiscano ancora il fascino di antichi patti tra muratori e santi protettori. Il ponte attuale conserva cinque grandi arcate in pietra arenaria, eleganti e perfettamente proporzionate, affiancate da torri che un tempo servivano a controllare il passaggio di merci e persone. Nel corso dei secoli ha subito diverse ricostruzioni e restauri, ma ogni intervento ha rispettato il fascino medievale originale, rendendolo oggi sia un’infrastruttura funzionale che un’opera d’arte architettonica. Camminando sul Puente de Piedra si gode di una vista spettacolare sulla Basilica del Pilar, le cupole che si riflettono sull’Ebro e le strade storiche del centro cittadino. È un ponte che collega non solo due sponde, ma anche passato e presente, offrendo scorci perfetti per fotografie e passeggiate romantiche. Per gli appassionati di storia, vale la pena osservare i dettagli delle torri e dei parapetti, che raccontano storie di mercanti, soldati e pellegrini. Che sia all’alba, quando l’Ebro riflette le prime luci del giorno, o al tramonto, con il Pilar sullo sfondo, il Puente de Piedra regala scorci perfetti per fotografie mozzafiato, ideali per chi ama catturare l’architettura storica e i panorami fluviali della città. Curiosità: il Puente de Piedra è spesso protagonista di eventi culturali, spettacoli e feste cittadine, diventando un punto d’incontro per saragozzani e turisti. Da non perdere!

Paseo Echegaray y Caballero di Saragozza

Paseo Echegaray y Caballero di Saragozza

Il Paseo Echegaray y Caballero corre lungo la riva dell’Ebro e rappresenta uno dei luoghi più suggestivi di Saragozza. Questo elegante viale pedonale, dedicato al poeta e drammaturgo aragonese José Echegaray, è perfetto per una passeggiata al tramonto, quando la luce dorata si riflette sulle acque del fiume e sulla facciata della Basilica del Pilar creando un’atmosfera davvero incantevole. Lungo il percorso si incontrano aree verdi, punti panoramici e scorci fotografici tra i più belli della città, con viste che spaziano dal Puente de Piedra fino ai quartieri più moderni. È un luogo molto amato sia dai turisti sia dagli abitanti di Saragozza, che lo scelgono per correre, passeggiare o semplicemente sedersi a godere del panorama. Al calar della sera, le luci della città e il riflesso del Pilar sull’acqua trasformano il paseo in uno dei simboli più romantici di Saragozza. Da non perdere!

Parque José Antonio Labordeta di Saragozza

Parque José Antonio Labordeta di Saragozza

Il Parque José Antonio Labordeta è il cuore verde di Saragozza, un’immensa area naturalistica che si estende nella parte sud della città, ideale per una pausa rilassante dopo le visite culturali al centro storico. Inaugurato nel 1929 e conosciuto fino al 2010 come Parque Grande, è oggi il parco urbano più esteso dell’Aragona e uno dei più amati dagli abitanti di Saragozza. Viali alberati, giardini fioriti e fontane monumentali rendono questo luogo perfetto per passeggiate tranquille, jogging o giri in bicicletta. Tra i punti più scenografici spiccano il Monumento al poeta Labordeta e la Fuente de la Princesa, oltre ai belvedere naturali da cui ammirare la città dall’alto. Il parco ospita anche il Jardín Botánico e diversi spazi culturali, spesso teatro di concerti e manifestazioni all’aperto durante la bella stagione. Con la sua atmosfera rilassata e la ricca varietà di alberi e sentieri, il Parque Labordeta rappresenta il luogo ideale per scoprire il volto più verde e autentico di Saragozza. Da non perdere!

La Ruta de los Museos de Caesaraugusta

La Ruta de los Museos de Caesaraugusta

Dopo il Museo Goya, il viaggio nella Saragozza storica prosegue sottoterra alla scoperta delle radici romane della città. La Ruta de los Museos de Caesaraugusta è un itinerario culturale che unisce quattro spazi archeologici – Foro, Porto Fluviale, Terme Pubbliche e Teatro Romano – testimoniando l’eredità imperiale dell’antica Caesaraugusta, fondata da Augusto tra il 15 e il 14 a.C. sotto l’attuale centro storico. Il percorso parte dal Museo del Foro Romano, situato sotto Plaza de La Seo, dove si ammirano i resti del foro e del mercato, cuore politico e commerciale della colonia. Prosegue al Museo del Porto Fluviale, che ricostruisce l’importanza dell’Ebro come via di comunicazione e scambio; alle Terme Pubbliche, che restituiscono scorci sulla vita quotidiana romana; e si conclude al Teatro Romano, con la sua capienza e il suo evidente ruolo nella vita culturale dell’antica città (vd. foto). La Ruta de Caesaraugusta è più di un semplice circuito museale: è un percorso esperienziale che permette di comprendere come la Saragozza contemporanea sia cresciuta su fondamenta bimillenarie. Per orari, prezzi e modalità di visita consultare i siti ufficiali dei singoli musei o il portale del Comune di Saragozza: zaragoza.es.

Museo Goya di Saragozza

Museo Goya di Saragozza

Tra i luoghi che meglio raccontano l’identità culturale di Saragozza c’è senza dubbio il Museo Goya – Colección Ibercaja, tappa imprescindibile per conoscere da vicino l’opera e la figura del più grande pittore aragonese di tutti i tempi. Ospitato nella Casa de los Pardo, splendido esempio di architettura civile rinascimentale, il museo nacque nel 1979 per riunire le collezioni d’arte del professore aragonese José Camón Aznar e di sua moglie María Luisa Álvarez Pinillos. Dopo una profonda riorganizzazione, nel 2015 l’istituzione ha riaperto i battenti come Museo Goya – Collezione Ibercaja, affermandosi come il principale centro di riferimento per lo studio dell’artista in Aragona. Il percorso espositivo, composto da oltre 500 opere – tra cui 15 dipinti e l’intero corpus di incisioni di Goya – documenta l’evoluzione della pittura spagnola dal XVI al XIX secolo. Oltre ai celebri cicli dei Caprichos, dei Disastri della guerra, della Tauromachia e dei Disparates, sono esposti capolavori come il Ritratto della Regina Maria Luisa di Parma, l’Autoritratto e L’Adorazione del Nome di Dio da parte degli Angeli. In questo ambito, Goya è considerato, insieme a Dürer, Rembrandt e Picasso, uno dei più grandi incisori della storia dell’arte. Completano la collezione opere di maestri aragonesi come Francisco Bayeu, José Luzán, Francisco Pradilla e Pablo Gargallo, testimonianza della straordinaria vitalità artistica della regione. Mostre temporanee, attività didattiche e tecnologie interattive rendono la visita un’esperienza coinvolgente e attuale. Per informazioni su orari, mostre e biglietti consultare il sito ufficiale: museogoya.ibercaja.es.

Palacio de la Aljafería di Saragozza

Palacio de la Aljafería di Saragozza

Tra le cose da vedere a Saragozza, il Palacio de la Aljafería occupa senza dubbio un posto di primissimo piano. Siamo infatti al cospetto del più importante esempio di architettura islamica in Aragona e, insieme all’Alhambra di Granada e alla Mezquita di Cordova, di una delle tre grandi testimonianze del periodo andaluso in Spagna. Costruito nell’XI secolo come residenza dei re musulmani che governavano la Taifa di Saraqusta, il palazzo incarna al massimo livello l’eleganza e la raffinatezza dello stile mudéjar. Passeggiare nei suoi cortili e tra i portici ad arco moresco significa immergersi in un’atmosfera sospesa tra Oriente e Occidente. E, a proposito dello stile mudéjar appena richiamato, l’Arco dell’Aljafería, decorato con motivi geometrici e iscrizioni arabe, ne rappresenta uno degli esempi più splendidi: una sintesi culturale capace di racchiudere l’intera storia artistica dell’Aragona. Dopo la Reconquista, la fortezza venne trasformata dai Re Cattolici in residenza reale e successivamente adattata a funzioni militari, subendo modifiche che ne arricchirono ulteriormente la complessità architettonica. Oggi, oltre a essere Patrimonio UNESCO, l’Aljafería è sede delle Cortes de Aragón, il parlamento regionale, assurgendo così a simbolo di continuità tra passato e presente. All’interno si ammirano il Salone Dorato, i soffitti cassettonati rinascimentali e i raffinati cortili nei quali convivono armoniosamente le tracce islamiche, gotiche e barocche. Visitare il Palacio de la Aljafería significa riscoprire la radice multiculturale di Saragozza, città di frontiera e di incontri. Non a caso, il numero dei visitatori è in costante crescita, con il giusto mix di turismo interno e internazionale. Imperdibile!

Cattedrale di San Salvador (La Seo) di Saragozza

Cattedrale di San Salvador (La Seo) di Saragozza

La Cattedrale di San Salvador, conosciuta come La Seo, è uno degli esempi più affascinanti della stratificazione artistica e culturale dell’Aragona, dove stili e civiltà diverse si intrecciano in un racconto lungo secoli. Sorge nel cuore storico di Saragozza, sulla stessa piazza della Basilica del Pilar, e rappresenta un punto d’incontro fra mondo romano, islamico e cristiano: fu infatti edificata sull’antica moschea maggiore della città, a sua volta costruita su un precedente tempio romano dedicato a Cesare Augusto. La costruzione della Cattedrale iniziò nel XII secolo e si protrasse per diversi secoli, dando origine a una fusione armoniosa di stili che vanno dal romanico al gotico, dal mudéjar al barocco. L’esterno colpisce per la facciata barocca in mattoni e la torre campanaria seicentesca progettata dall’architetto Giovanni Battista Contini, allievo di Bernini. Sul lato absidale, le raffinate decorazioni in ceramica e mattoni intrecciati sono un magnifico esempio di arte mudéjar aragonese, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. L’interno, a cinque navate, rivela la stessa ricchezza e complessità stilistica: archi gotici, volte a crociera e cappelle laterali ornate da dipinti e sculture. Spiccano il retablo maggiore in alabastro realizzato da Pere Johan nel XV secolo, considerato uno dei capolavori del gotico spagnolo, e la preziosa collezione di arazzi fiamminghi custodita nel museo annesso, testimonianza del prestigio culturale e commerciale della Saragozza rinascimentale. Nel suo insieme, La Seo rappresenta la complessità e la ricchezza dell’identità aragonese, capace di fondere elementi cristiani, islamici e classici in un equilibrio di rara bellezza. Da non perdere! Maggiori info: La Seo.

Basilica del Pilar di Saragozza

Basilica del Pilar di Saragozza

Cuore spirituale di Saragozza e simbolo dell’Aragona, la Basilica di Nostra Signora del Pilar si affaccia maestosa sulle rive del fiume Ebro, dominando con le sue quattro torri e le cupole maiolicate l’intero panorama cittadino. L’attuale edificio barocco, la cui costruzione iniziò nel XVII secolo, sorge sul luogo in cui, secondo la tradizione, la Vergine Maria sarebbe apparsa all’apostolo Giacomo nel 40 d.C., lasciando come segno della sua presenza una colonna di pietra – il “pilar”, appunto – che dà nome al santuario. All’interno, la basilica custodisce un ricchissimo patrimonio artistico: affreschi di Goya, stucchi dorati, altari monumentali e la celebre Santa Capilla, progettata da Ventura Rodríguez nel Settecento per custodire l’immagine della Vergine. Le decorazioni delle volte e la sontuosità dell’abside confermano la centralità del culto mariano nella storia e nella devozione spagnola. La pianta a tre navate e le numerose cupole conferiscono all’edificio un’imponenza scenografica che si apprezza appieno salendo sulla torre nord, da cui si gode una delle vedute più suggestive di Saragozza. Ogni anno, in occasione della Fiesta del Pilar (ottobre), la basilica diventa il cuore pulsante delle celebrazioni cittadine, richiamando migliaia di fedeli e visitatori da tutta la Spagna. Monumento religioso e civile insieme, il Pilar rappresenta la sintesi perfetta tra fede, arte e identità aragonese, punto di riferimento costante nel profilo urbano e nella memoria collettiva della città. Da vedere! Maggiori infoIl Tempio del Pilar

Occhio all’outfit

Occhio all'outfit

A Orvieto le salite non mancano, e già questo basta a consigliare scarpe comode, meglio se adatte al trekking urbano. Tra l’altro è una città piccola, dove la vita notturna non richiede certo abiti ricercati: meglio quindi puntare su un abbigliamento casual, pratico e adatto al terreno. Altro dettaglio, il clima, spesso ventoso soprattutto d’inverno, invita a preferire capi tecnici e leggeri, capaci di adattarsi ai cambi di temperatura.

Limitarsi al Duomo

Limitarsi al Duomo

Alla luce di quanto detto finora dovrebbe essere chiaro, ma vale la pena ribadirlo, anche perché diversamente peccheremmo di presunzione nel sottovalutare il peso dei simboli, soprattutto in una città come Orvieto. Certo, il Duomo da solo giustifica il viaggio, ma chi si ferma qui si perde molto. Orvieto merita di essere vissuta per intero, scoprendo poco a poco tutto ciò che le ruota intorno, nel corso di un weekend o di un ponte.

I dintorni di Orvieto

I dintorni di Orvieto

Dopo aver raccontato le principali attrazioni della città, è il momento di allargare lo sguardo ai dintorni, dove arte, storia e natura continuano a dialogare tra loro. Senza la pretesa di essere esaustivi, ecco alcuni luoghi che meritano una deviazione. Appena fuori dal centro, la Chiesa di San Lorenzo in Vineis si riconosce per la sua eleganza ottocentesca. Progettata da Virginio Vespignani, sorge su un antico convento delle Clarisse poi trasformato da Ippolito Scalza. Il suo impianto ottagonale e la lanterna la rendono un piccolo gioiello di architettura rinascimentale. Poco distante si trovano Villa Ciconia, raffinata dimora cinquecentesca dello stesso Scalza, e l’ex Convento della Trinità, costruito nel XVI secolo su un antico monastero cistercense, oggi ancora leggibile nella chiesa e nella loggia. Di epoca più antica è la Salita del Tamburino, un tracciato probabilmente etrusco che collegava Orvieto al lago di Bolsena (vd. foto), passando per il mitico Fanum Voltumnae, cuore spirituale della Lega etrusca. Tra i borghi che circondano la rupe, Prodo colpisce per il suo castello in pietra rosa affacciato sulla valle, mentre a Canonica la Chiesa della Natività di Maria custodisce affreschi trecenteschi di rara intensità, tra cui una Madonna annunciata e una Crocifissione. Chi ama la natura può salire sul Monte Peglia, la “montagna orvietana“. Frequentato fin dalla preistoria e punteggiato di castelli medievali, offre oggi sentieri panoramici tra boschi, pascoli e piccoli borghi che conservano intatta la quiete di un tempo. Da vedere!

Anello della Rupe di Orvieto

Anello della Rupe di Orvieto

Orvieto è una città che va scoperta a piedi, lentamente, per coglierne le stratificazioni storiche e il paesaggio naturale che la circonda. Alcuni dei luoghi toccati dall’Anello della Rupe sono già stati citati in precedenza, ma percorrerli in continuità, lungo questo itinerario circolare, offre una visione d’insieme che aggiunge nuove chiavi di lettura rispetto alla visita dei singoli siti. Tracciato nell’Ottocento e oggi parte del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, il sentiero abbraccia la città per circa cinque chilometri. È un percorso ben segnalato e di difficoltà medio-bassa, che alterna tratti pianeggianti a brevi salite e discese. Da Piazza Cahen si scende lungo la Fortezza Albornoz, si attraversa Porta Rocca e si incontra la Fontana di San Zeno, collegata da un cunicolo non accessibile al Pozzo di San Patrizio. Proseguendo, affiorano le tombe etrusche del Crocifisso del Tufo, il tufo assume tonalità ocra e la vista si apre sulla valle del Paglia. Il percorso passa accanto alla chiesetta rupestre del Crocifisso del Tufo, alle antiche colombaie scavate nella roccia, alla chiesa della Madonna del Velo e all’Osservatorio della Rupe. Da Porta Maggiore si raggiunge la Badia dei Santi Severo e Martirio, con la torre merlata che domina la vallata. Il cammino consente di leggere la città nella sua interezza, tra testimonianze etrusche, architetture medievali e natura. In primavera e in autunno la luce e i colori rendono la passeggiata particolarmente suggestiva: un itinerario che restituisce l’immagine più autentica di Orvieto, in equilibrio tra la pietra e il cielo.

Necropoli etrusca di Crocifisso del Tufo

Necropoli etrusca di Crocifisso del Tufo

La visita alle antiche necropoli di Orvieto completa in modo naturale il percorso nei musei cittadini. Molti dei reperti conservati nel Museo Archeologico Nazionale e nel Museo Claudio Faina provengono infatti da queste aree sepolcrali, in particolare dalla Necropoli del Crocifisso del Tufo e da quella di Cannicella. Situata a nord della rupe, la Necropoli del Crocifisso del Tufo, scoperta nell’Ottocento, offre una testimonianza preziosa della società etrusca tra l’VIII e il III secolo a.C. Il suo impianto regolare, con strade ortogonali e tombe allineate in isolati, le è valso il nome di “città dei morti“. Le tombea dado“, con camere rettangolari e iscrizioni in lingua etrusca, riflettono una comunità ben organizzata e socialmente articolata, in parte cosmopolita. I corredi funerari, spesso di importazione greco-orientale, raccontano invece la prosperità raggiunta da molti cittadini.

Nota Bene: da settembre 2025, la necropoli sarà parzialmente chiusa per lavori di riqualificazione e miglioramento dell’accessibilità. Resterà comunque visitabile l’Antiquarium, con una selezione di reperti dagli scavi, e saranno disponibili, su prenotazione (+39 0763 343611) esperienze di realtà aumentata e attività di manipolazione di materiali originali.

Museo Archeologico Nazionale di Orvieto

Museo Archeologico Nazionale di Orvieto

Al piano terra del palazzo medievale di Martino IV, dietro il Duomo, trova spazio dal 1982 il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto. Insieme al museo Faina, che si affaccia sulla stessa piazza, rappresenta il punto di riferimento per chi vuole capire la presenza etrusca in città. La raccolta è in continuo aggiornamento, perché legata agli scavi della Soprintendenza. Accanto ai materiali ottocenteschi confluiti qui dal Museo dell’Opera del Duomo, si trovano i corredi delle necropoli del Crocifisso del Tufo e di Cannicella, oltre a quelle del territorio. Tra i reperti più noti spicca la panoplia della Tomba del Guerriero, un insieme di armi che comprende corazza, elmo, schinieri e scudo. Da Cannicella provengono invece terrecotte decorative e oggetti legati al culto di una divinità femminile, ricordata come la Venere di Cannicella. L’elemento più significativo resta però la ricostruzione delle Tombe Golini, con le pitture staccate a fine Ottocento per motivi conservativi. Le scene di banchetto funebre, con musici, servi e figure identificate da iscrizioni, offrono uno spaccato raro e concreto del mondo etrusco.