Cosa mangiare nel Cilento

Cosa mangiare nel Cilento

Parlando di Velia (vd. punto 2) abbiamo accennato agli esuli provenienti da Focea che, di quell’insediamento, ora prestigiosa area archeologica, furono gli artefici. Abbiamo omesso però di dire – lo facciamo ora – che a introdurre la coltivazione dell’olivo nel CIlento furono proprio i Focesi. Per la precisione essi coltivavano la Pisciottana, la varietà più antica dell’olio locale (le altre sono: Rotondella, Ogliarola, Frantoio, Salella e Leccino). Un aneddoto che rivela quanto antica sia la tradizione gastronomica cilentana. Il riconoscimento di Denominazione di Origine Protetta (DOP) per l’olio cilentano risale invece al 1998, stesso anno in cui al CIlento è stata riconosciuta anche la tutela UNESCO. Ma non è finita, perché nell’articolo abbiamo accennato anche al Museo della Dieta Mediterranea di Pioppi (vd. punto 5) anche qui, però, omettendo un aspetto fondamentale: la decennale presenza sul territorio dello scienziato americano Ancel Keys che dei benefici della dieta mediterranea fu appunto lo scopritore. Dieta mediterranea che, come sappiamo, oltre all’utilizzo dell’olio extravergine di oliva, prevede il consumo di verdure, legumi, ortaggi e pesce azzurro, tutti prodotti di cui il Cilento dispone in grande quantità. Insomma, che si tratti di tonno, spigole, alici (soprattutto alici), melenzane, pomodori, fagioli, lenticchie eccetera il CIlento è il posto giusto.

Certosa di Padula

Certosa di Padula

Situata nel comune di Padula, la Certosa di San Lorenzo è tra le tappe imperdibili di una vacanza in Cilento. SI tratta, infatti, di uno dei più grandi attrattori culturali dell’Itala meridionale non a caso, dal 1998, patrimonio dell’Umanità Unesco. Il convento fu fondato nel 1306 dal Conte di Marsico e Tricarico Tommaso II Sanseverino anche se, come quasi sempre in questi casi, i lavori proseguirono fino al XIX secolo. L’impronta prevalente è barocca, specie la facciata cominciata nel ‘500 e terminata nel 1723. Quanto alle cose da vedere en passant segnaliamo la Cappella del Priore, la Sala Capitolare, la Biblioteca e il Chiostro Grande, ques’ultimo tra i più grandi d’Europa. Per maggiori informazioni: Certosa di San Lorenzo.

Grotte di Pertosa e Castelcivita

Grotte di Pertosa e Castelcivita

Sia le Grotte di Pertosa Auletta che le Grotte di Castelcivita contano migliaia di visitatori ogni anno a conferma dell’enorme ricchezza ambientale del CIlento che – come già abbiamo avuto modo di ribadire – va ben oltre la costa. Le Grotte di Pertosa, poi, sono addirittura navigabili (vi scorre il torrente Negro), circostanza attorno alla quale nel tempo è stata ampliata l’offerta turistica. Non è finita, perché all’interno di queste grotte sono stati ritrovati i resti di un villaggio palafitticolo risalente all’età della pietra e del bronzo: i reperti (vasi e altre utensilerie) sono oggi custoditi tra il Museo Etnografico di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il Museo Provinciale di Salerno. Quanto alle Grotte di Castelcivita, siamo al cospetto di uno dei complessi speleogici più estesi dell’Italia meridionale. Anche qui, grotte, cunicoli, gallerie sono state rese percorribili con la possibilità per i visitatori di scegliere percorsi diversi. Maggiori info: www.fondazionemida.itwww.grottedicastelcivita.com.

Roscigno e Trentinara

Roscigno e Trentinara

In apertura abbiamo fatto riferimento alle mille potenzialità turistiche del PNCVD. Guai, infatti, ad appiattire l’immagine turistica di questo territorio alla sola dimensione balneare; al contrario, la parte interna del Cilento regala esperienze uniche come la visita al borgo abbandonato di Roscigno. Beninteso, il comune di Roscigno esiste ancora e conta circa 900 abitanti; ad essere stata progressivamente abbandonata, a causa del rischio frana, è la sua parte vecchia inesorabilmente trasformatasi, poi, in attrazione turistica. Ma non c’è solo Roscigno Vecchio con le sue case, la sua piazza e la chiesa settecentesca di San Nicola. Pure il borgo medievale di Trentinara merita una visita anche solo per la sua panoramicità con la vista che arriva fino alla Costiera Amalfitana. Non è finita, perché tra le tappe imperdibili di una vacanza in Cilento ci sono anche l’Oasi WWF di Morigerati, le Grotte di Pertosa e quelle di Castelcivita. Di queste ultime due parleremo un po’ più diffusamente nel prossimo punto.

Marina di Camerota

Marina di Camerota

Coi suoi 3500 abitanti, Marina di Camerota è la più popolosa delle tre frazioni in cui è suddiviso il comune di Camerota (le altre due sono Licusati e Lentiscosa). Marina di Camerota, però, non è solo il borgo più abitato; è anche, di gran lunga, la parte di territorio più bella dell’intero Cilento meridionale. A renderla tale la sua costa frastagliata, lungo la quale si susseguono spiagge e insenature da togliere il fiato. La più bella di tutte, quella assolutamente imperdibile, tanto da essere insignita, nel 2014, del titolo di spiaggia più bella d’Italia, è la Baia degli Infreschi. Si tratta di un’area marina protetta la cui linea di costa è tutta un susseguirsi di spiaggette e cale nascoste, raggiungibili sia da mare che da terra. In quest’ultimo caso bisogna camminare lungo il cd. “Sentiero del Mediterraneo“, percorso escursionistico che da Marina di Camerota porta fino a Porto Infreschi. Infine una curiosità: da queste parti i toponimi hanno a che fare con la mitologia greca. Camerota, come Palinuro, non fa eccezione. Il nome deriverebbe, infatti, dal greco Kamarotos che significa “ricurvo”. L’etimo richiama appunto la sinuosità di questo tratto di costa ma – e qui entra in gioco il mito – richiamerebbe anche la sinuosità di una ninfa, Kamaraton, di cui si innamorò perdutamente il nocchiero di Enea, Palinuro (tra l’altro, le due località distano pochi chilometri l’una dall’altra e condividono la spiaggia del Mingardo). Kamaraton però non assecondò mai l’amore di Palinuro che, vedendo frustrati i suoi desideri, decise di togliersi la vita gettandosi dal promontorio poi rinominato appunto Capo Palinuro. Kamaraton, invece, per punizione venne trasformata in collina da Afrodite e costretta così a trovarsi di fronte per l’eternità a quell’amore non corrisposto. 

Palinuro

Palinuro

Generalmente a sentir parlare di Grotta Azzurra si pensa immediatamente a Capri, e invece ce n’è un’altra altrettanto bella e si trova appunto a Palinuro, nel cuore del Cilento. Ma non è finita qua perché Palinuro tra insenature, baie e spiagge si è ritagliata un posto di rilievo nel panorama turistico campano e nazionale. A volo d’uccello, senza pretesa d’esaustività, segnaliamo la spiaggia del Buondormire, addirittura paragonata alle spiagge della Thailandia (vd. Phuket) e la spiaggia del Mingardo, quest’ultima anche detta dell’Arco Naturale. Tornando alle insenature, oltre alla Grotta Azzurra, c’è la Grotta Argento e, anche in questo caso, il nome è rivelatore dei giochi di luce che il visitatore si trova innanzi. Menzione speciale, infine, anche per il Faro di Palinuro che, coi suoi 70 metri di altezza, è secondo solo a quello di Genova. Da vedere!

Acciaroli

Acciaroli

Acciaroli è un’altra tappa obbligata del Cilento. Parliamo di un borgo, frazione del comune di Pollica, formatosi tra il XII e il XIII secolo soprattutto in funzione difensiva contro le invasioni piratesche, e perciò dotato di cinta muraria e torri di avvistamento. Di queste ultime, una, datata 1233, è ancora ben visibile sul territorio e, coll’avvento del turismo, è diventata una delle due attrazioni del paese. L’altra è la Chiesa Ss. Annunziata pur’essa originariamente ricompresa nel sistema difensivo locale. Bella anche la processione via mare con cui, ogni anno, la seconda domenica di agosto, viene celebrata la santa patrona. Menzione obbligata per Pioppi, altra frazione del comune di Pollica: la fama di questo borgo è legata soprattutto alla presenza di un Museo della Dieta Mediterranea ubicato al primo piano di Palazzo Vinciprova. Infine una curiosità: parrebbe, perché prove vere e proprie non ce ne sono, che Ernest Hemingway abbia soggiornato a più riprese ad Acciaroli nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso e che, addirittura, da questa frequentazione abbia tratto ispirazione per la stesura di uno dei suoi maggiori successi letterari, quel “Vecchio e il Mare” classico senza tempo della narrativa mondiale.

Castellabate

Castellabate

Resa popolare dal film di Luca MinieroBenvenuti al Sud” (con Claudio Bisio e Alessandro Siani), Castellabate è tappa imperdibile di una vacanza nel Cilento. In realtà è riduttivo circoscrivere la bellezza di questo comune al pur bellissimo PNCVD. Castellabate, infatti, è uno dei borghi più belli d’Italia, capace di coniugare la storicità della sua parte alta, dominata dal Castello dell’Abate, da cui il nome del paese (dal latino Castrum Abbatis), e il versante costiero con le 5 frazioni marine di Santa Maria, San Marco, Lago, Ogliastro Marina e Licosa. Il castello regala un panorama stupendo che, oltre ad abbracciare Salerno e il suo golfo si spinge fino a Ischia e Capri. Il litorale costiero, invece, dispone di spiagge bellissime, tutte da scoprire! 

Agropoli

Agropoli

Situata sul versante occidentale del PNCVD, Agropoli è la località più grande e abitata della costiera cilentana. Il nome tradisce chiaramente la sua origine greca (Acropolis) e rivela anche lo sviluppo urbanistico del territorio, con la città alta dominata dal maestoso Castello Angioino Aragonese e la città bassa, invece, che si sviluppa attorno al porto turistico e al litorale costiero. Tra le cose da vedere, oltre al Castello Aragonese, segnaliamo la chiesa della Madonna di Costantinopoli, pure questa nella parte alta, e gli scaloni che appunto collegano le due porzioni di territorio. Da notare, in cima agli scaloni, una porta monumentale del XVII secolo con lo stemma marmoreo dei duchi Delli Monti Sanfelici, ultimi feudatari della città. Tornando alla zona del porto e del lungomare, merita una visita, più che altro una passeggiata, il muraglione del porto. Il resto lo fa il collaudato binomio turismo balneare più movida che determina in gran parte le sorti economiche della località, specie durante il periodo estivo. Da vedere!      

Area archeologica di Velia

Area archeologica di Velia

Fondata nel 540 a.C. da esuli di Focea, antica città greca della Ionia (oggi su territorio turco), Hyele, Elea, e infine Velia è un’altra tappa imperdibile di un tour alla scoperta del Cilento. A facilitarne la visita la possibilità di utilizzare lo stesso biglietto d’ingresso per Paestum. Tra l’altro, tra i due siti c’è molto in comune: anche l’insediamento di Velia, infatti, proprio come quello di Paestum, ha attraversato diverse epoche: quella propriamente greca, fortemente influenzata sotto il profilo legislativo dai filosofi Parmenide e Zenone (fondatori della scuola filosofica eleatica); quella ellenistica, caratterizzata dal progressivo mescolamento con genti italiche; e infine quella romana, durante la quale la città conobbe un notevole sviluppo urbanistico, pur nel rispetto della preesistente impronta greca. Diverse le cose da vedere: dai resti di domus imperiali; agli edifici pubblici (tra cui gli stabilimenti termali segno caratteristico dell’età romana); fino all’agorà e l’acropoli di età greca. Menzione particolare, infine, per la bellissima “Porta Rosa”, il più antico esempio di arco a tutto sesto d’Italia. Da vedere! Per approfondimenti: Area archeologica di Velia

Paestum

Paestum

Fondata nel VII secolo a. C. da coloni sibariti provenienti dall’attuale Calabria, Paestum è una delle aree archeologiche più importanti del mondo. Importanza dovuta fondamentalmente al fatto che i tre templi dedicati a Hera, Nettuno e Cerere sono arrivati in ottime condizioni fino ai giorni nostri. Il merito della preservazione di questi resti archeologici fu dei Lucani prima, e soprattutto dei Romani poi, i quali, dopo il declino della civiltà greca, perpetuarono la vocazione commerciale dell’insediamento salvo poi abbandonarlo anch’essi a seguito della costruzione dell’Appia, snodo di collegamento tra Roma e l’Adriatico. Del resto, il topos Paestum è di origine romana; mentre l’originario insediamento greco si chiamava Poseidonia, in onore del dio del mare Poseidone che aveva protetto i coloni nella loro risalita del Mediterraneo. Dal Medioevo fino alla metà del ‘700 Paestum visse secoli di sostanziale abbandono; la riscoperta di questo sito cominciò nella seconda metà del XVIII secolo per la possibilità, riservata soprattutto ai viaggiatori del Grand Tour, di familiarizzare con la gloriosa civiltà greca senza per forza doversi recare ad Atene. Ciò detto, solo nel corso del Novecento le campagne di scavo archeologico hanno assunto carattere di sistematicità restituendo, oltre alla fondamentale testimonianza dell’architettura della Magna Grecia, le successive modifiche urbanistiche apportate dai Romani. Per maggiori informazioni sulla storia, i reperti, le attività e le modalità di visita del parco archeologico di Paestum consultare il sito: museopaestum.cultura.gov.it. Del parco fa parte anche l’insediamento archeologico di Velia di cui parleremo un po’ più approfonditamente nel prossimo punto.  

Venire una settimana

Venire una settimana

Vale per Todi quanto detto in precedenza per un’altra bellissima città umbra come Spoleto. L’unica controindicazione, ma si tratta di trovare il pelo nell’uovo, ha a che fare con la durata del soggiorno. Si può decidere di visitarla in un giorno, magari nell’ambito di un tour più esteso dell’Umbria; oppure si può decidere di farne la base esclusiva della propria vacanza. In quest’ultimo caso un weekend o un ponte durante l’anno sono più che sufficienti.

Todi Festival

Todi Festival

Come molte città dell’Umbria, anche Todi da molti anni ha una sua rassegna culturale. Si chiama, appunto, Todi Festival e generalmente si svolge a cavallo dei mesi di agosto e settembre. L’evento è focalizzato soprattutto sulla drammaturgia, e ogni anni anno propone un ricco cartellone che spazia tra tra teatro, danza, musica e letteratura. Maggiori info: www.todifestival.it.

I dintorni di Todi

I dintorni di Todi

Partendo dal presupposto che ogni dettaglio naturalistico, architettonico, urbanistico, linguistico da queste parti si porta dietro storie, leggende, tradizioni, e che perciò non ci si annoia mai, vale la pena segnalare, tra le altre, tre località: Monte Castello di Vibio, ad appena 16 chilometri da Todi; Acquasparta, che di chilometri ne dista circa 25; e Massa Martana, pure questa a una ventina di chilometri. Tutte e tre le località sono comprese nella speciale lista dei Borghi più belli d’Italia: le prime due mostrano uno spaccato pieno di fascino del cuore dell’Umbria; Massa Martana, invece, oltre alle immancabili vestigia romane e medievali, regala soprattutto passeggiate e trekking.  Una curiosità: a Monte Castello di Vibio c’è un piccolissimo teatro, forse realmente il più piccolo al mondo che però, a dispetto delle dimensioni, rappresenta un volano prima socio-culturale e poi anche turistico per il territorio. Maggiori info: www.teatropiccolo.it. Da vedere!

Santuario dell’Amore Misericordioso

Santuario dell'Amore Misericordioso

A circa 6 chilometri da Todi, per la precisione nella frazione di Collevalenza, il Santuario dell’Amore Misericordioso ospita quasi quotidianamente centinaia di pellegrini da ogni parte del mondo. La fama di questa chiesa, infatti, è tutt’uno con la biografia della sua fondatrice, Madre Speranza Alhama di Gesù, mistica spagnola che nel 1951 riparò qui, nel cuore dell’Umbria, col fine, appunto, di fondare un santuario per propagandare la devozione all’Amore Misericordioso di Gesù. Per rendere bene l’idea dell’importanza di questo luogo, basti considerare che le acque delle sue piscine, insieme a quelle di Lourdes, sono le sole a essere riconosciute come miracolose dalla Chiesa cattolica. Insomma, questo santuario rappresenta un riferimento internazionale per il turismo religioso con inevitabili ricadute positive per la città di Todi e il territorio immediatamente circostante. Territorio di cui parleremo un po’ più diffusamente nel prossimo punto. Per maggiori info su Beata Madre Speranza, sul Santuario e sulle attività che vi si svolgono: www.collevalenza.it