Porto borbonico di Ponza

Porto borbonico di Ponza

Il Porto borbonico è la prima cartolina che accoglie il visitatore una volta sbarcato a Ponza. Inevitabilmente, quindi, è anche la prima cosa da vedere sull’isola. Dato estetico e storicità dell’opera, però, vanno considerate insieme. Parliamo, infatti, di un’infrastruttura fortemente voluta dai Borbone come parte di un più esteso progetto di urbanizzazione delle isole pontine cominciato attorno agli anni ’30 del ‘700 e terminato alla fine di quello stesso secolo. In pratica, dopo aver favorito a più riprese l’emigrazione di contadini, soprattutto dalla vicina Ischia, ci si rese conto della necessità di dotare l’isola di un porto per favorire gli scambi commerciali, la mobilità degli abitanti e la pesca. Quest’ultima, insieme all’agricoltura, ha rappresentato per secoli la principale fonte di sostentamento per gli abitanti. Quello che più colpisce, tuttavia, e che a distanza di secoli (i lavori del porto borbonico cominciarono nel 1768 e terminarono nel 1779) l’opera sia rimasta sostanzialmente inalterata, almeno dal punto di vista funzionale. Uno degli esempi migliori di architettura borbonica attorno al quale, dopo l’avvento del turismo di massa, si è organizzata sia la vita mondana (fulcro del centro storico di Ponza è via Pisacane), che le attività legate al mare: tra queste, le escursioni marittime di cui parleremo un po’ più diffusamente nel prossimo punto.

Evitare alcune zone della città sul far della sera

Evitare alcune zone della città sul far della sera

Valgono per Boston le avvertenze di qualsiasi grande città. Ci sono alcune zone che è preferibile evitare specie di sera (Roxbury, Mattapan, Dorchester, Jamaica Plain eccetera). Idem per le stazioni della metro. Queste avvertenze, insieme agli accorgimenti classici, come evitare di andare in giro con oggetti di grande valore, sono generalmente più che sufficienti a evitare situazioni spiacevoli.

Boston Harbor Islands

Boston Harbor Islands

In ultimo, ma solo per esigenze narrative, le Isole del Porto di Boston valgono da sole la venuta in città. Parliamo di un’oasi urbana composta da 34 tra isole e penisole a pochi minuti dal centro di Boston. Georges Island, Spectacle Island, Lovells Island, Bumpki Island e le altre offrono una varietà incredibile di attività outdoor senza dimenticare, ovviamente, il relax e l’apprendimento. Il numero di visitatori annui si aggira sul mezzo milione anche se l’organizzazione del parco è molto attenta nel contemperare le esigenze di valorizzazione turistica con quelle di protezione dell’habitat ecologico, con particolare riguardo per la fauna selvatica che popola l’arcipelago. Per maggiori informazioni sul calendario delle attività, gli orari dei traghetti, i prezzi e le modalità di visita consultare il sito: bostonharborislands.org.

Faneuil Hall

Faneuil Hall

L’abbiamo messo al nono posto ma in realtà il mercato di Boston è tra le primissime cose da vedere in città. Lo è per importanza storica: l’edificio, infatti, fu uno dei palcoscenici principali degli indipendentisti durante la Guerra d’Indipendenza; lo è per importanza culturale: niente più dell’offerta di negozi, ristoranti e svago racconta il “carattere” di un territorio; lo è, infine, dal punto di vista turistico essendo il luogo per eccellenza in cui residenti e visitatori possono conoscersi e interagire. Non è un caso, perciò, che l’altro nome con cui è conosciuto il Faneuil Hall Market di Boston è “The Cradle of Liberty” (trad. “La Culla della Libertà“) anche se l’appellativo deriva da un celebre discorso del 1763 di James Otis Jr., attivista politico ai tempi della rivoluzione contro la madrepatria inglese. Per una panoramica completa sulle cose da fare e vedere al mercato di Boston che, ricordiamo, si trova lungo il Freedom Trail di cui abbiamo parlato in apertura, consultare il sitofaneuilhallmarketplace.com.

Massachusetts Institute of Tech

Massachusetts Institute of Tech

Diversamente da Harvard che ha un taglio, per così dire, più tradizionale, il MIT fin dalla sua fondazione nel 1865 ha avuto un approccio più innovativo basato principalmente sulla risoluzione dei problemi pratici legati allo sviluppo industriale americano. Non a caso, il motto universitario è “mens et manus” (mente e mano) a rimarcare la finalità pratica della conoscenza acquisita. Ovviamente, come nella migliore tradizione americana, l’impegno a sostegno della nazione non è mai disgiungibile da quello globale. Un aspetto, questo, che il MIT interpreta accettando studenti da ogni parte del pianeta (chiaramente previa dura selezione). Dunque, un ateneo capace di coniugare rigoroso studio scientifico, curiosità intellettuale, gusto della scoperta e amore per l’arte: non a caso, una parte importante dell’offerta formativa del MIT passa anche dai suoi musei: il MIT Museum, il List Visual Arts Center e lo Stata Center. Non deve stupire perciò che il Massachusetts Institute of Technology rappresenti per Boston anche un’attrazione turistica: come già detto in precedenza, quando un territorio punta moltissimo sull’istruzione inevitabilmente i suoi atenei finiscono col diventare punti di interesse non solo per studenti e adetti ai lavori. Per maggiori info su tempi e modalità di visita: Visit Mit

Harvard Yard

Harvard Yard

Tra le tappe obbligate di un soggiorno a Boston c’è sicuramente il campus di Harvard. Vederlo tutto, però, a meno di essere uno studente (o un suo parente) è oggettivamente difficile: parliamo, infatti, di un’area di circa 9 ettari che si estende in diverse parti della città. L’alternativa però c’è, ed è Harvard Yard che del campus è il cuore storico e geografico; insomma il punto più importante, quello dove abitualmente si riuniscono gli studenti. Dal punto di vista turistico sono due gli elementi che maggiormente colpiscono il visitatore: il primo è l’atmosfera che si crea in primavera e (soprattutto) in autunno col contrasto tra gli edifici in mattoni rossi, il verde del prato e le tinte del foliage; il secondo elemento, invece, è la statua di John Harvard, va da sé con contestuale foto di rito. E, a proposito di riti, si dice che toccare la punta del piede sinistro della statua porti fortuna anche se potrebbe essere una bugia. Non l’unica, tra l’altro, dal momento che il monumento è appunto conosciuto come “statua delle tre bugie“: la prima bugia riguarda l’identità del soggetto raffigurato che certamente non è John Harvard; la seconda riguarda il titolo di “Fondatore di Harvard” come da incisione sul piedistallo: Harvard, infatti, fu uno dei principali finanziatori del complesso universitario, a cui destinò oltre la metà del proprio patrimonio, ma non l’artefice della posa della prima pietra; terza e ultima bugia, l’anno di fondazione che non è il 1638 come da incisione ma è – com’è noto – il 1636, due anni prima. Piccoli aneddoti che però riportano al prestigio di quest’ateneo non a caso rinominato “l’angolo più istruito d’America“. Da vedere! 

Fenway Park

Fenway Park

Lo sport, si sa, è una delle chiavi per capire lo spirito di un popolo. Nel caso di Boston gli sport sono più d’uno: c’è il basket coi Celtics e c’è il baseball coi Red Sox e il loro iconico stadio Fenway Park. Parliamo dello stadio di baseball più antico della Major League, emblematicamente ribattezzato “The Cathedral” a ribadirne l’importanza ben al di là del fatto sportivo in sé. Insomma, il Fenway Park con le sue storie – quella, per esempio, del suo muro verde, il Green Monster – è una delle tappe imperdibili di un soggiorno a Boston. Per maggiori informazioni su orari e modalità di visita: www.redsox.com. Se invece la preferenza va al palazzetto dei Celtics, l’altrettanto mitico TD Garden (o “The Garden“), maggiori info qui: www.tdgarden.com.

Isabelle Stewart Gardner Museum

Isabelle Stewart Gardner Museum

Il 18 marzo 1990 dall’Isabelle Stewart Gardner Museum vennero trafugate opere per centinaia di milioni di dollari. Tra le tele rubate il famosissimo “Concerto a tre” di Jan Vermeer, un quadro che da solo vale svariati milioni di dollari, più tre Rembrandt, un Manet e altre opere d’arte d’inestimabile valore. Coerentemente con la volontà testamentaria dell’animatrice del museo Isabelle Stewart Gardner (1840 – 1924), le opere non sono mai state sostituite lasciando una cornice vuota lì dov’erano allocate. La circostanza, paradossalmente, ha finito col contribuire al fascino di questa palazzina in stile veneziano in cui la signora Stewart Gardner visse e operò, dedicandosi, dalla fine dell’Ottocento fino alla morte, esclusivamente all’allestimento della sua casa-museo. Casa-museo articolata in tre piani in cui sono presenti oltre 2500 opere d’arte. Molto bello anche il cortile (vd. foto) da cui si accede alle sale all’interno dove comunque, al netto del furto subito, continuano a essere esposte opere di grande valore (Rembrandt, Rubens, Tiziano eccetera). Infine una curiosità: sembrerebbe che refurtiva e autori materiali non siano stati ancora rintracciati. Maggiori info: gardnermuseum.org.  

Museum of Fine Arts

Museum of Fine Arts

Tra le tappe imperdibili di una vacanza a Boston, il Museum of Fine Arts (MFA) ha un’acclarata dimensione internazionale. Le collezioni spaziano dall‘arte americana (su tutti il pittore John Singer Sargent), a quelle europea, asiatica, africana, senza disdegnare audaci incursioni nella contemporaneità. A proposito dell’arte europea, il Rinascimento italiano è ben rappresentato con opere, tra gli altri, di Duccio e Donatello; come pure ben rappresentate sono la pittura olandese (Rembrandt e Van Gogh) e francese (Gaugin, Renoir, Monet). C’è spazio ovviamente anche per l’arte antica, in particolare per l’arte egizia; mentre per quel che riguarda l’arte asiatica segnaliamo la Sala del Tempio Buddhista e la mostra permanente con dipinti, calligrafie e ceramiche provenienti dalla Cina. Per il resto, l’MFA di Boston ricalca la stessa filosofia della Boston Public Library e della Trinity Church: quindi uno spazio aperto a tutti, dal semplice curioso allo studioso, e soprattutto uno spazio aperto all’innovazione e alla sperimentazione. Per maggiori info: mfa.org

Trinity Church

Trinity Church

Considerata agli inizi del ‘900 dall’American Association of Architets come uno dei 10 edifici più importanti degli Stati Uniti, e tuttora facente parte dell’elenco degli edifici di interesse storico americano (National Historic Landmark), la Trinity Church è una delle tappe obbligate di un soggiorno a Boston. Il merito di tanto valore va attribuito all’architetto Henry Hobson Richardson (1838 – 1886) e all’artista John La Farge (1835 – 1910). Il primo fu l’inventore del cosidetto Romanico Richardsoniano, una rivisitazione moderna dello stile romanico che trova proprio nella Trinity Church la sua massima espressione (in particolare la scelta di abbozzare una pianta a croce greca, con presbiterio, navata e transetti di uguali dimensioni). La Farge, invece, è l’artefice dei dipinti murari che affrescano la chiesa, nonché di una parte delle sue navate istoriate. Più in generale, quello che maggiormente colpisce della Trinity Church – per molti aspetti in continuità con quanto abbiamo scritto a proposito della BPL -, è lo spirito democratico americano, in questo caso evidente nella rottura con la tradizionale gerarchia degli spazi tipica invece della chiesa cattolica europea. Per maggiori informazioni: trinitychurchboston.org.

Boston Public Library

Boston Public Library

Come detto in apertura, e come avremo modo di ribadire nel prosieguo dell’articolo, Boston è una città che ha sempre investito moltissimo in conoscenza. Insieme alle università, la Boston Public Library (BPL) è un tassello importante di questo investimento, col compito, fin dall’inizio (1852), di diffondere la cultura in tutte le sue declinazioni (poesia, filosofia, storia e scienze) indipendentemente da genere, etnia, nazionalità, orientamento sessuale, fede o condizione economica. Un ruolo di prima linea, quindi, per esercitare il quale l’offerta bibliotecaria è stata articolata in una sede centrale in Copley Square più venticinque filiali sparse per i quartieri della città. Dettaglio affatto secondario: tutti i residenti adulti del Massachusetts, quindi non solo gli abitanti di Boston, hanno il diritto di usufruire dei servizi della biblioteca. Per maggiori informazioni sulla storia, le attività, le modalità di visita consultare il sito ufficiale: bpl.org.

Freedom Trail

Freedom Trail

In apertura abbiamo fatto riferimento all’eredità inglese di Boston. Un’eredità tutt’altro che pacifica dal momento che i coloni inglesi dopo aver fondato la città furono anche gli artefici di quella Rivoluzione americana che nella seconda metà del ‘700 portò all’indipendenza dal Regno Unito e alla nascita degli Stati Uniti. Boston offre molte testimonianze di questo processo rivoluzionario, in particolare lungo il Freedom Trail, il sentiero in mattoni rossi di circa 4 chilometri che dal Boston Common, il parco pubblico più antico d’America, termina al Bunker Hill Monument, obelisco in granito di oltre 60 metri nel quartiere di Charlestown. Per maggiori informazioni sul percorso e sulle cose da vedere lungo il tragitto (musei, chiese, luoghi di incontro, cimiteri, parchi, monumenti eccetera): thefreedomtrail.org.

I dintorni di San Gimignano

I dintorni di San Gimignano

Detto in apertura di Firenze, Siena e Pisa, tutte e tre facilmente raggiungibili da San Gimignano (ovviamente vale anche il contrario), nei dintorni della Manhattan del Duecento c’è tanto altro da vedere. En passant segnaliamo Pieve di Santa Maria Assunta a Cellole, chiesa della frazione di Pancole a circa 5 chilometri da San Gimignano; Certaldo, paese natio del poeta Giovanni Boccaccio (1313 -1375) e venendo ai giorni nostri dell’allenatore di calcio Luciano Spalletti; e infine Poggibonsi, in particolare la Fortezza di Poggio Imperiale e il Convento di San Lucchese (vd. foto), quest’ultimo uno degli edifici gotici più importanti di tutta la Val d’Elsa. 

Cosa mangiare a San Gimignano

Cosa mangiare a San Gimignano

Cosa mangiare a San Gimignano? In precedenza abbiamo ricordato l’importanza dello zafferano in epoca medievale. Bene, questa spezia continua a essere una produzione fondamentale del territorio, tanto da avere ottenuto nel 2004 il prestigioso riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta). Scontato quindi partire da qui; subito dopo, però, c’è la vernaccia, l’uva regina del territorio che, come si può leggere sul sito del consorzio a tutela, rappresenta “l’unica Regina Bianca nella terra dei Re rossi“. Dunque San Gimignano è famosa nel mondo per il suo vino bianco DOC (Denominazione di Origine Controllata) dal 1966 e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) dal 1993. Per il resto, la gastronomia sangimignanese rispecchia in pieno quella regionale e senese: perciò carne bovina (chianina) e di cinghiale dominano la scena pure per quel che riguarda la produzione di salumi (ricordiamo il prosciutto toscano DOP).Infine le zuppe: va da sé, la ribollita su tutte le altre. Da provare!