Cascate di Potámi

Cascate di Potámi

Le cascate di Potámi (Potámi Waterfalls) sono una tappa imperdibile di un viaggio a Samos. Si trovano al termine di un sentiero retrostante la spiaggia omonima (vd. foto) anche se, oltre un certo punto, occorre immergersi nell’acqua fino all’anca per raggiungere le cascate vere e proprie. Che poi, in realtà, si tratta di un salto d’acqua di appena due metri che termina in un laghetto in cui è bello fare il bagno. Specie durante il periodo estivo, quando il clima in spiaggia si fa rovente, mentre nel sentiero alle spalle la temperatura si mantiene decisamente più fresca sia per la presenza degli alberi che, soprattutto, per la temperatura più fredda del ruscello. Chiaramente il percorso non è alla portata di tutti. Pur non presentando grosse difficoltà chi non vuol immergersi nelle acque delle cascate farà bene a non proseguire oltre nel cammino.

Karlóvassi

Karlóvassi

Karlóvassi è la seconda città dell’isola dopo Vathý. Al pari di quest’ultima, però, ha conservato la sua autenticità. C’è da dire che la zona ovest di Samos è decisamente più selvaggia rispetto al resto dell’isola. I centri abitati sono sparpagliati, continuamente interrotti da falesie e macchia mediterranea. Karlóvassi non fa eccezione. Divisa in cinque distretti (Paleó Karlóvassi, Meséo Karlovassi, Néo Karlóvassi, Órmous Karlvássou, Limáni) non è molto turistica a eccezione dei quartieri Paleó Karlóvassi e Limáni. Il primo coincide con la parte antica della città. Da qui l’interesse turistico, legato alla possibilità di approfondire le atmosfere tipiche dei paesini delle isole greche. Limáni, invece, si trova a ridosso della zona portuale ed è il quartiere in cui sono concentrate la maggior parte delle strutture alberghiere cittadine. Circa due chilometri a ovest del porto c’è la spiaggia di Potámi da cui, a sua volta, è possibile raggiungere uno degli angoli più belli dell’isola: le cascate di Potámi, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto.

Escursione sul Monte Kerkis

Escursione sul Monte Kerkis

Come ricordato in apertura, Samos è un paradiso per gli amanti del trekking. Gli itinerari escursionistici sono molti anche se, purtroppo, non tutti debitamente segnalati. Ce n’è uno, però, che più degli altri affascina i turisti amanti del verde. Stiamo parlando del sentiero che da Votsalakia, località turistica del versante meridionale dell’isola, porta fin su la vetta del Monte Kerkis a 1433 metri sul livello del mare. O meglio, porta fin sulla vetta del Vigla, il più alto dei rilievi di questo complesso montuoso che domina il versante occidentale di Samos. L’escursione di per sé non è difficilissima e, anzi, volendo, la prima parte del percorso (da Votsalakia al Monastero di Evangelistrias) può esser fatta anche in auto o scooter. Dal monastero si prosegue fino alla piccola chiesa di Profitis Ilias e da lì, infine, si raggiunge la vetta del Vigla segnalata da una croce. Tre i consigli da seguire: il primo, abbastanza scontato, è quello di affrontare un’escursione del genere col giusto equipaggiamento (abbigliamento a strati, materiale traspirante, berretto, scorta d’acqua, scarpe tecniche); il secondo è di portare con sé la macchina fotografica; il terzo, infine, è di affidarsi a guide esperte del posto. Per maggiori informazioni a riguardo segnaliamo il sito: www.samosoutdoors.com. Da fare!

Samiopoúla

Samiopoúla

L’isola di Samiopoúla è tappa imperdibile di una vacanza a Samos. Si trova circa un chilometro a sud dell’isola madre (amministrativamente fa parte del comune di Spatharéi) e da Pythagorio è facilmente raggiungibile. Due le opzioni a disposizione: c’è chi si ferma per l’intera giornata, approfittandone per conoscere da vicino questa virgola di terra (c’è anche una piccola chiesa, Agia Pelagia) e chi, invece, sosta giusto il tempo di un bagno ritornando poi a bordo delle imbarcazioni che fanno la spola con la località. L’acqua cristallina, unitamente alla vista della costa turca e allo sfondo ravvicinato di Samos rendono questa gita ricca di fascino. Da non perdere!

Heraion

Heraion

Circa 10 km a sud di Pythagório c’è il villaggio di Ireón. Fino a qualche decennio fa, Ireón era nient’altro che un piccolo borgo marinaro utilizzato dai locali come punto d’appoggio per le proprie attività quotidiane (dal rammendo delle reti, ai depositi di olio e olive), salvo poi, ritirarsi nell’entroterra dove avevano le proprie abitazioni. Dagli anni ’80 del secolo scorso, invece, la località ha conosciuto un notevole sviluppo turistico con la nascita di diverse attività commerciali (trattorie, bar, ristoranti) prevalentemente a ridosso della spiaggia. Tuttavia, alla base delle fortune del territorio non c’è solo il suggestivo lungomare. Guai a dimenticare, infatti, il sito archeologico di Heraion, dal 1992 Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Si tratta, come suggerisce il nome, di un tempio ionico intitolato alla divinità Era. La prima fondazione risalirebbe all’VIII secolo a. C., anche se è due secoli dopo, in coincidenza col periodo di massimo splendore di Samos, che questo luogo di culto assunse una sua prima, spettacolare, sistemazione con la realizzazione di un peristilio di oltre 100 colonne. A realizzare il monumento sacro Rhoicos e Teodoros, due architetti di Samos che provvidero a coprire il tempio con travi e tetto in legno. Un incendio, però, distrusse l’opera costringendo il tiranno Policrate a impegnarsi in un nuovo, e ancor più mastodontico, progetto. Progetto che però non venne mai portato a termine e di cui oggi, a distanza di millenni, non restano che le rovine. Tra queste spicca un pilastro verticale di circa 10 metri (kolónna) punto di partenza della visita archeologica del sito. Anche così, però, sono molte le tracce rivelatesi utili alla comprensione dell’evoluzione dell’architettura classica. Da qui, la sopraggiunta tutela UNESCO che riguarda anche la Galleria di Eupalino ricordata in precedenza. Da vedere!

Pythagório

Pythagório

Dopo Vathý è la volta di Pythagório. Com'è facilmente intuibile, la località deve il suo nome a Pitagora, matematico e filosofo nativo dell'isola. Una statua davanti il molo dei pescatori ricorda l'illustre avo, inventore di un importantissimo teorema, tuttora studiato in ogni parte del mondo. E, proprio la statua di Pitagora, assieme al porto (alle cui spalle sono sorti locali, bar e negozi), sono due tra i punti di maggior interesse del paese. Pythagório, infatti, pur contando solo 1300 abitanti, è la prima destinazione turistica di Samos. Tantissimi i posti letto, anche se, come già ribadito in apertura, non ci sono grandi strutture alberghiere. Piuttosto esiste una ricettività diffusa in grado di venire incontro alle più disparate esigenze dei visitatori a partire, ovviamente, dal budget disponibile. Non manca, anche qui, un Museo archeologico la cui visita può essere abbinata a quella del Castello di Loghotetis e al Monastero di Panagia Spiliani. Il primo è una fortezza difensiva a pochi metri sul livello del mare e a ridosso del centro storico cittadino. A volerne l'edificazione, nel 1822, fu l'allora capo dei ribelli di Samos alle prese con la guerra di liberazione dai turchi. Panagia Spiliani, invece, è un piccolo monastero con una chiesa in comune alle confessioni cattolica e ortodossa. Poco distante, una suggestiva grotta naturale pure questa da secoli adibita a luogo di culto. Soprattutto, Panagia Spiliani è un luogo panoramicissimo con una vista che abbraccia la città, il mare e l'aeroporto di Samos, distante appena 4 chilometri dal paese. Non è finita, perché all'appello manca l'acquedotto di Eupalino, opera ingegneristica risalente al 550 a. C. con cui venne risolto il problema della carenza idrica in relazione allo sviluppo urbanistico del territorio. Quest'acquedotto, interamente scavato nella collina Kastelli (dove si trova il Castello di Loghotetis), venne realizzato secondo tecniche all'avanguardia per l'epoca. Basti pensare che per convogliare le acque provenienti da una sorgente all'esterno delle mura cittadine, fu necessario inserire nel tunnel oltre 4000 tubature d'argilla (l'acquedotto di Eupalino non è sempre visitabile, accertarsi sul posto dell'apertura).

Vathý

Vathý

Il nostro racconto di Samos parte dal capoluogo Vathý (o Samos città), poco più di 8000 abitanti nel versante nord-orientale dell’isola. Pur essendo il centro più importante, Vathý non è la principale località turistica. Anzi, chi decide di soggiornarvi quasi sempre lo fa per via delle tariffe alberghiere più abbordabili rispetto al resto del territorio. Questo non vuol dire assenza di vita sociale e notturna. Locali, bar e ristoranti non mancano di certo, specie sul lungomare che va dal molo dei traghetti alla piazza principale del paese. Tuttavia, le attrazioni sono soprattutto di tipo storico-culturale. La parte vecchia (Ano Vathý), per esempio, offre una testimonianza significativa dell’antica architettura dell’isola. Sembra quasi di essere in un borgo del XIX secolo, tutto fatto di case, fontane pubbliche e chiese. E, a proposito di chiese, merita senz’altro una visita la parrocchia di San Spiridione che, ricordiamo, è anche patrono dell’isola di Corfù. Da vedere, infine, il Museo archeologico in cui sono confluiti molti reperti ritrovati nelle aree di Heraion e Pythagoreion, principali siti archeologici dell’isola. Insomma, Vathý è sicuramente una tappa indispensabile per approfondire il genius loci di Samos, quel singolare mix di antico e moderno che rende tanto affascinante la Grecia e le sue isole.

Non venire per una settimana

Non venire per una settimana

Quelle da noi descritte sono solo una piccola parte delle attrazioni di San Pietroburgo. I musei, per esempio, sono moltissimi, come del resto chiese e cattedrali. Per esempio, la Cattedrale di Kazan, su cui non ci siamo soffermati, merita senz’altro una visita. Stesso discorso per il Palazzo dello Stato Maggiore, proprio di fronte il Palazzo d’Inverno. Insomma, considerando l’incredibile numero di spunti che offre, una vacanza a san Pietroburgo dovrebbe essere di almeno 10 giorni. Meglio ancora 2 settimane. C’è anche un’altra ragione per non “strafare” in tempi troppo ristretti: San Pietroburgo, infatti, non è ancora del tutto pronta al turismo occidentale. Certo, sono stati fatti incredibili passi avanti sia in termini di accoglienza che per quel che riguarda la toponomastica, ma la lingua resta ancora un ostacolo. Quindi meglio prendersi un po’ di tempo in più per pianificare gli spostamenti nel dettaglio.

Attenzione ai borseggiatori

Attenzione ai borseggiatori

Valgono per San Pietroburgo le stesse precauzioni di qualsiasi altra metropoli mondiale: non girare con molti contanti; non lasciare incustodita la borsa; attenzione ai propri oggetti nei luoghi affollati (Prospettiva Nevsky, metropolitana ecc.); evitare di portare il portafogli nel taschino posteriore del pantalone; non addentrarsi troppo nelle zone periferiche, specie da soli e di notte ecc. Per il resto, godetevi la città.

Tour in barca per i canali di San Pietroburgo

Tour in barca per i canali di San Pietroburgo

Finora ci siamo soffermati su chiese, musei, monumenti e tenute imperiali. Guai a dimenticare, però, che San Pietroburgo è una città costruita su 42 isole, attraversata da una moltitudine di ponti e, soprattutto, solcata da un intricato sistema di canali attorno il fiume Neva. Non a caso, viene paragonata a Venezia e ad Amsterdam, città con cui condivide, appunto, il dato dell’acquaticità. Ovviamente, durante il periodo invernale i canali non sono percorribili, mentre da maggio a ottobre il tour in barca è una delle attrazioni turistiche più apprezzate. Del resto, è risaputo che molti dettagli paesaggistici si scorgono meglio dall’acqua che dalla terraferma. E, nel caso di San Pietroburgo, come abbiamo provato a raccontare fin qui, c’è moltissimo da vedere. Quanto alle aziende che offrono il servizio sono diverse anche se, nella maggior parte dei casi, le guide parlano solo russo. Lodevole eccezione “Anglotourismo” al cui sito rimandiamo per tutte le informazioni inerenti le escursioni (anglotourismo.com). Da fare!

Tsarskoe Selo

Tsarskoe Selo

Non c’è solo Peterhof. Tra le residenze imperiali un posto d’onore spetta anche a Tsarskoe Selo, il “Villaggio dello Zar”. La tenuta si trova 25 chilometri a sud di San Pietroburgo ed è visitabile da maggio ad ottobre. Da non perdere il Palazzo di Caterina (moglie di Pietro Il Grande) con annesso, omonimo, giardino. L’edificio venne progettato dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, anche se Elisabetta, seconda figlia (dopo Anna) della coppia imperiale, modificò l’originaria impronta barocca a vantaggio di uno stile neoclassico. Le sale che compongono l’edificio sono una più bella dell’altra (Sala degli Arabeschi, Sala da Pranzo dei Cavalieri, Sala da Pranzo di Gala ecc.) e meritano ognuna una visita approfondita. La più bella di tutte, però, è indubbiamente la Sala d’Ambra, più nota al grande pubblico come l’ottava “Meraviglia del Mondo”. Già solo il soprannome dà l’idea dell’importanza artistica di questa stanza di circa 50 metri quadri, interamente decorata con pannelli d’ambra e oro. Pannelli che però non sono quelli originali, regalati a suo tempo dal re di Prussia Federico Guglielmo I all’alleato Pietro I il Grande. Nel 1941, infatti, l’esercito nazista occupò la reggia, portando via gli oggetti di maggior valore tra cui, appunto, le decorazioni di questa camera. Tuttavia, a inizio millennio su impulso del governo russo e con l’aiuto finanziario di quello tedesco, la Sala d’Ambra è stata interamente ricostruita. Nel 2004 il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Gerard Schroeder hanno inaugurato la nuova Sala d’Ambra, al termine di una campagna di restauro costata svariati milioni di dollari. Non è finita perché merita una visita anche il Palazzo e Parco di Alessandro. Poco distante dal Palazzo di Caterina, quest’edificio fu la dimora estiva preferita di Nicola II, l’ultimo zar di Russia inumato nella Cattedrale di San Pietro e Paolo (vd. punto 8).

Peterhof

Peterhof

Dal 1990 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Peterhof, insieme ai parchi di Tsarkoe Selo e Pavlovsk, è tra le residenze imperiali più belle di San Pietroburgo. Si trova a 30 chilometri circa dalla città ed è comodamente raggiungibile in aliscafo, tanto che da maggio a ottobre è una delle mete più gettonate turisticamente. Rinominato la “Versailles Russa”, il complesso di Peterhof era la residenza estiva di Pietro Il Grande. Lo zar provvide a disegnare in prima persona il Parco Inferiore, l’area che dall’attracco dell’aliscafo porta fino al Grande Palazzo. In mezzo, il Viale d’Acqua, un pittoresco canale che termina con la Grande Cascata, una sequenza di 140 fontane con una statua centrale raffigurante Sansone intento a spalancare le fauci di un leone. L’allegoria fa riferimento alla vittoria russa contro l’impero svedese, circostanza da cui poi è nata la città di Pietrogrado. Il Grande Palazzo, invece, fu progettato nel XVIII secolo dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, anche se la residenza che ammiriamo oggi è frutto di una poderosa ristrutturazione cominciata dopo la seconda guerra mondiale. L’edificio, tra il 1940 e il 1941, fu ripetutamente bombardato dall’aviazione russa. Stalin, infatti, non aveva preso bene la decisione tedesca di festeggiare il Capodanno nell’ex dimora imperiale di Pietro Il Grande. A essere bombardata, in verità, fu l’intera tenuta che comprende altri edifici bellissimi. Su tutti Monplaisir, Ermitage (da non confondere col museo), Marly e il Parco di Alessandra. Per maggiori informazioni sul complesso museale di Peterhof consultare il sito: www. peterhofmuseum.ru (disponibile la versione in inglese).

Fortezza di Pietro e Paolo

Fortezza di Pietro e Paolo

Il palazzo più antico di San Pietroburgo senza il quale non ci sarebbe stato lo sviluppo successivo della città. La fortezza, infatti, nacque su input di Pietro Il Grande che, dopo aver vinto la guerra contro gli svedesi, pensò immediatamente alla costruzione di una struttura difensiva per proteggere il territorio dagli attacchi esterni e favorire, allo stesso tempo, l’espansione urbanistica. L’edificio, che si trova sull’isola Zayachy, è costituito da una cattedrale barocca, una torre campanaria di 122 metri e una prigione utilizzata sia in epoca zarista che agli albori del regime bolscevico. Procediamo con ordine: nella Cattedrale di Pietro e Paolo sono sepolte le salme dei Romanov comprese quelle di Nicola II e della sua famiglia traslate nel 1990 dopo il ritrovamento in una fossa comune in Siberia (nella città di Ekaterinburg). La torre campanaria, invece, ben riconoscibile per via della sua guglia dorata, regala una magnifica vista della città. Per goderne, però, occorre salire oltre 300 gradini, anche se il panorama vale senz’altro la fatica. Infine il Bastione Trubetskoy dove Pietro Il Grande, nel 1718, fece torturare e uccidere il figlio Alessio (Aleksej) e dove in seguito sono stati imprigionati, tra gli altri, Trotsky, Bakunin e Dostoevsky. Non è finita, perché in aggiunta a quanto finora detto, ci sono un museo che illustra la storia della città dal medioevo ai giorni nostri (www.spbmuseum.rudisponibile la versione in inglese) e una spiaggia di sabbia fluviale molto frequentata durante la bella stagione. Insomma, chi è interessato ad approfondire la storia di Pietrogrado, poi Leningrado e infine San Pietroburgo, deve necessariamente passare di qua. Da non perdere!

Museo Erarta

Museo Erarta

San Pietroburgo vanta un numero incredibilmente alto di musei. Per visitarli tutti bisognerebbe tornare più volte in città e, anche così, non è detto poi si riesca ad approfondire tutto in egual misura. Perciò tocca fare una cernita. Dopo l’Ermitage e il Museo Russo generalmente si fa tappa al Museo Erarta sull’isola Vasilyevsky. Inaugurato nel 2010, l’Erarta ha impiegato pochi anni per diventare il museo d’arte contemporanea più importante di Russia. L’edificio in cui è stato allocato è un vecchio palazzo a cinque piani dell’era sovietica. Ciascun livello ospita una galleria d’arte diversa. Al primo piano c’è una permanente con migliaia d’opere d’arte provenienti da ogni angolo della nazione. Di particolare interesse tutta la parte della mostra che riguarda gli artisti attivi durante il regime comunista. Come tutte le dittature anche quella sovietica, infatti, operava una forte censura spingendo inevitabilmente molti artisti a produrre in clandestinità. Gli altri quattro piani dell’edificio, invece, ospitano mostre temporanee con la possibilità, in diversi casi, di acquistare le opere esposte. Per maggiori informazioni sulla storia, la programmazione e i mezzi di trasporto necessari a raggiungere il museo consultare il sito ufficiale: www.erarta.com (disponibile la versione in inglese).

Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato

Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato

La chiesa più fotografata di San Pietroburgo. Addirittura più della Cattedrale di Sant’Isacco da cui dipende finanziariamente. Infatti senza gli introiti provenienti dal Museo di Sant’Isacco non sarebbe mai stato possibile mettere mano ai lunghi lavori di restauro necessari dopo gli anni di incuria sotto il regime sovietico. L’edificio, il cui nome ufficiale è Chiesa della Resurrezione di Cristo è tuttavia più conosciuto col nome “Salvatore del Sangue Versato” (“Spas na Krovi”) poiché sorge esattamente nel luogo in cui perse la vita lo zar Alessandro II vittima di un attentato anarchico. A volere l’edificazione di un tempio in memoria del defunto zar, fu il figlio Alessandro III. I lavori cominciarono nel 1883 (due anni dopo l’attentato) ma terminarono soltanto nel 1907, quando al potere c’era Nicola II. Il motivo di tempi così lunghi è comprensibile già solo ammirando le cupole decorate, molto simili a quelle della chiesa di San Basilio a Mosca. All’interno, oltre 7000 mq di marmi e mosaici con scene del Nuovo Testamento che si alternano a immagini sacre di santi venerati dalla chiesa ortodossa. Insomma, quel che più colpisce della Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato è il contrasto rispetto al prevalente stile neoclassico del centro storico di San Pietroburgo. Da non perdere!