Prospettiva Nevsky

Prospettiva Nevsky

La Nevsky Prospekt sta a San Pietroburgo come gli Champes Elysées stanno a Parigi. Si tratta della principale via dello shopping cittadino, e già solo per questo è un’esperienza fondamentale di viaggio. Più dello shopping, però, quel che lascia ammaliati è l’architettura dei palazzi ai lati di quest’arteria stradale lunga oltre 4 chilometri. Solo per citarne alcuni, senza pretesa di esaustività: Palazzo Singer, sede dell’omonima azienda di macchine da cucire che aprì la propria filiale a San Pietroburgo nel 1904; Bolshoy Gostiny Dvor, uno dei grandi magazzini più antichi al mondo, disegnato dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli, artefice di molti altri edifici del centro storico cittadino. Ancora, Kupetz Eliseevs magnifico palazzo modernista che tutt’ora ospita un accorsato negozio di alimentari. La lista, come è facilmente immaginabile, è piuttosto lunga. Secondo molti, il periodo migliore per ammirare l’Art Noveaux e Decò della Prospettiva Nevsky è durante le Notti Bianche di metà giugno. In questo periodo dell’anno, infatti, San Pietroburgo è presa d’assalto da turisti provenienti da ogni parte del mondo affascinati da un fenomeno sui generis: il sole scende verso l’orizzonte senza però tramontare del tutto. Ne vien fuori un’atmosfera crepuscolare che esalta le linee architettoniche di questa strada in cui hanno vissuto artisti del calibro di Stravinskij e Dostoevskij.

Museo Russo

Museo Russo

Pur non essendo travolgente come l’Ermitage, il Museo Russo merita ugualmente una visita. Gli edifici principali di questo complesso museale interamente dedicato all’arte russa sono Palazzo Mikhailovsky e l’Ala Benoit, due immobili contigui che affacciano su quella Prospettiva Nevsky (l’arteria principale di San Pietroburgo) di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto. In questi due palazzi, specie nel primo, sono conservate opere di inestimale valore per un arco temporale che va dal X al XXI secolo. Degne di particolar menzione le sale ospitanti 6000 e passa icone dell’arte sacra russa, anche qui per un arco temporale molto ampio, grosso modo dal 1100 al 1600. Ma, come dicevamo, nel Museo Russo di Stato c’è tanto altro da vedere: ci sono le opere degli artisti dell’Accademia d’Arte di San Pietroburgo e quelle degli esponenti dell’Avanguardia che hanno fatto la storia della pittura russa all’inizio del XX secolo. In tutto fanno circa 400.000 opere d’arte che, oltre a esser ospitate nei due palazzi su menzionati, sono distribuite in altri tre edifici del centro storico cittadino: Palazzo di Marmo, Palazzo Stroganov e il Castello Mikhailovsky. Ciascuno di questi edifici rivela dettagli architettonici di grande interesse, dall’influenza barocca a quella italiana.
Per gli orari di visita di Palazzo Mikhailovsky e l’Ala Benoit consulta la tabella.

Giorni Orari
Lun 10:00
20:00
Mar chiuso
Mer 10:00
18:00
Gio 13:00
21:00
Ven-Sab-Dom 10:00
18:00

Per maggiori informazioni (compresi gli orari di apertura degli altri edifici) consultare il sito ufficiale: rusmuseum.ru (di cui è disponibile la versione in inglese).

Cattedrale di Sant’Isacco

Cattedrale di Sant'Isacco

Altra tappa obbligata di una visita a San Pietroburgo è senza dubbio la Cattedrale di Sant’Isacco. A volerne la costruzione fu Alessandro I nel 1818. L’Imperatore, artefice della vittoria finale contro Napoleone Bonaparte e protagonista del Congresso di Vienna, affidò il progetto all’architetto francese Auguste Ricard de Montferrand. La decisione provocò malumori interni che, a loro volta, determinarono l’allungamento dei tempi di costruzione della chiesa. Il ritardo nell’esecuzione dei lavori consentì a Nicola I, nel frattempo subentrato al fratello maggiore, di rimediare con gli architetti locali cui fu consentito di apportare numerose modifiche al progetto originario. Di qui il notevole sfarzo della Cattedrale. Basti pensare che solo per la cupola vennero impiegati oltre 100 chili di lamina d’oro (vd. foto), per non parlare del colonnato e dei mosaici che decorano le pareti. Proprio la cupola è l’elemento che attrae maggiormente i visitatori. Alta 101 metri, è il punto panoramico più bello della città. Per raggiungerlo, però, occorre salire oltre 200 scale e pagare un biglietto a parte rispetto a quello che dà diritto alla visita della chiesa. Da vedere!

Piazza del Palazzo

Piazza del Palazzo

La visita del Museo Ermitage comprende, ovviamente, anche quella della piazza davanti il Palazzo d’Inverno. Una piazza che definire storica è poco, visto che è stata teatro di uno dei sommovimenti più importanti del XX secolo: l’assalto che, tra il 23 e il 24 ottobre 1917, permise ai bolscevichi di prendere il potere in Russia, defenestrando il governo provvisorio in carica dopo l’abdicazione dello zar. Ma, sia pure il più importante di tutti, l’assalto al Palazzo d’Inverno non è stato l’unico evento ad aver avuto come teatro questa piazza. Il 9 gennaio 1905, in Piazza del Palazzo avvenne una delle più sanguinose repressioni del ‘900. Una nutrita schiera di operai in marcia per rivendicare migliori condizioni di lavoro venne brutalmente respinta dalle guardie imperiali. L’evento, rinominato “Domenica di sangue” screditò notevolmente Nicola II agli occhi dei russi, creando le premesse per la rivoluzione culminata nei fatti del 1917 prima ricordati. Ancora, nel 1991, in Piazza del Palazzo si sono svolte più manifestazioni per chiedere l’avvento della democrazia dopo la dissoluzione dell’URSS. Insomma, siamo con tutta evidenza in un luogo storico per antonomasia. Luogo – abbiamo visto col Museo Ermitage – che merita anche da un punto di vista architettonico. Al centro della piazza svetta la Colonna di Alessandro I, lo zar artefice della vittoria contro Napoleone Bonaparte. Da vedere!

Museo Ermitage

Museo Ermitage

C’è chi sostiene valga la pena visitare San Pietroburgo anche solo per ammirare i tesori del Museo Ermitage. Basta un simile proposito a far comprendere l’importanza di questo museo che si articola in cinque palazzi tra loro collegati (Palazzo d’Inverno, Piccolo Ermitage, Grande Ermitage, Nuovo Ermitage, Teatro Ermitage). Le opere ammontano a circa 3 milioni e vanno dalla preistoria alla prima metà dell’Ottocento. Un arco temporale vastissimo per contenere il quale occorrono centinaia di stanze, molte delle quali meriterebbero una visita a sé. Infatti, i dettagli stilistici impressi da Bartolomeo Rastrelli e Giacomo Quarenghi, i due architetti italiani incaricati della costruzione degli edifici, in molti casi valgono quanto le opere presenti. Per tutte queste ragioni è stato stimato in 11 anni il tempo necessario per ammirare approfonditamente il museo voluto dall’imperatrice Caterina II (1729-1796). Nell’impossibilità di dar seguito all’impresa, occorre per forza fare una cernita di quel che si intende vedere. Grande risalto all’arte europea: quella italiana, rappresentata egregiamente da Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Tiziano; quella olandese e fiamminga, in cui spicca la collezione Rembrandt; e quella francese con Cezanne, Monet e Renoir. Insomma, il Museo Ermitage è una tappa imperdibile di una visita a San Pietroburgo. Per le ragioni appena esposte, capita di farvi ritorno più volte durante il soggiorno. È consigliabile, perciò, affidarsi alle indicazioni fornite dal sito ufficiale (www.hermitagemuseum.org), sia per la pianificazione della visita che per l’acquisto dei biglietti. Per gli orari di apertura consultare la tabella.

Giorni Orari
Lun chiuso
Mar 10:30
18:00
Mer 10:30
21:00
Gio 10:30
18:00
Ven 10:30
21:00
Sab 10:30
18:00
Dom 10:30
18:00

Ingresso gratuito il primo giovedì di ogni mese.

Occhio alla prostituzione

Occhio alla prostituzione

La prostituzione è una piaga cui il governo del Madagascar sta cercando di porre rimedio inasprendo le pene e cercando il coinvolgimento attivo di locali e strutture ricettive. Perciò, andare deliberatamente alla ricerca di prestazioni sessuali a pagamento è un comportamento, oltre che deplorevole, molto rischioso da un punto di vista giudiziario. Attenzione anche a lusinghe “troppo esplicite”. Quasi sempre non si tratta di avances, ma di giri di prostituzione ben camuffati.

Attenzione a non alterare i luoghi

Attenzione a non alterare i luoghi

Non comprare oggetti realizzati con legni pregiati; non trascinare l’attrezzatura subacquea sulla barriera corallina; non toccare organismi marini vivi; non staccare rami, foglie, piante di propria iniziativa. È perfino superfluo doverlo ribadire, considerato che il “turista tipo” del Madagascar ha già questo tipo di sensibilità nelle proprie corde, ma corriamo volentieri il rischio di risultare pedanti. Il futuro dell'”Isola Rossa”, infatti, passa soprattutto dalla preservazione delle sue specificità ambientali e perciò anche piccoli gesti in prospettiva risultano di grande importanza.

Non violare le tradizioni locali

Non violare le tradizioni locali

Il monito, ci rendiamo conto, è troppo generico ma il punto è che quasi mai ci sono decaloghi precisi da rispettare (con la significativa eccezione della tribù nomade dei Vezo). Ogni villaggio ha i propri tabù che sarebbe preferibile non violare per non fare torto agli antenati. Pure fischiettare in spiaggia potrebbe essere inopportuno anche se – va detto – la soglia di tolleranza nei confronti degli stranieri è decisamente più alta. Ciò non toglie, però, che è sempre meglio informarsi sulle usanze di ciascuna località.

Attenzione ai furti

Attenzione ai furti

Il Madagascar è una delle nazioni più povere al mondo. La grande disponibilità di materie prime e l’economia turistica purtroppo non hanno determinato significativi miglioramenti nelle condizioni di vita. In contesti di grande povertà non mancano mai furti e rapine. Perciò bisogna stare attenti sempre, specie nelle città più grandi come Antananarivo, Diego Suarez, Tulear ecc. Soprattutto la sera è preferibile non uscire da soli. Meglio accompagnarsi a qualcuno del posto, anche se l’accortenza, di per sé, non è garanzia di immunità. Non mancano, infatti, le rapine ai taxi in servizio nelle ore notturne. Per tutte queste ragioni occorre pianificare per bene gli spostamenti da una località all’altra.

Viale dei Baobab

Viale dei Baobab

Andando o ritornando dal Parc National des Tsingy de Bermaraha non ci si può non fermare ad ammirare il viale dei Baobab (Allée des Baobabs). Si tratta di un breve tratto della RN8 (la strada che congiunge Morondava a Belo Sur Tsiribihina) fiancheggiato da imponenti esemplari di “Adansonia grandidieri”, una delle diverse specie di baobab endemiche del Madagascar. Alberi alti fino a 30 metri, con tronchi imponenti e rami a cespuglio al centro di diverse leggende a sfondo religioso. I malgasci, infatti, considerano questi alberi sacri e li venerano come divinità. Divinità che però da anni fronteggiano una minaccia insidiosa: l’agricoltura intensiva di riso che – come è noto – necessita di molta acqua, alterando l’habitat in cui vegetano i baobab. La crescente popolarità turistica, invece, ha dato un’opportunità economica agli abitanti della zona che hanno cominciato a vendere cianfrusaglie e utensili vari alle decine di fuoristrada che giornalmente si fermano lungo il viale. Le ore migliori per visitare (e fotografare) il Viale dei Baobab è all’alba e al tramonto. Da vedere!

Parco Nazionale dei Tsingy de Bemaraha

Parco Nazionale dei Tsingy de Bemaraha

Il Parc de Tsingy de Bemaraha rappresenta un unicum nel ricco panorama di riserve naturali e parchi nazionali del Madagascar. Si tratta di un’enorme foresta di pietra, ancora non del tutto esplorata, che, per il suo fascino misterioso, richiama escursionisti da ogni parte del mondo. Ovviamente, trattandosi di un habitat complesso, la visita del parco non è adatta a tutti. Occorrono, infatti, un minimo di preparazione fisica e, ancor di più, la determinazione necessaria a sopportare in via preliminare 7 ore di fuoristrada dalla città di Morondava più altre 2, 3 ore per attraversare a bordo di una piroga i due fiumi che portano fin dentro il parco. Ad attendere i visitatori ci sono centinaia di chilometri di pinnacoli calcarei chiamati appunto “tsingy” dai malgasci. Queste guglie naturali hanno disegnato veri e propri labirinti in mezzo ai quali, però, vivono rettili, anfibi, uccelli e diverse specie di lemuri. Qua e là c’è anche spazio per la vegetazione con alcune piante di grandissimo interesse scientifico per la capacità di adattamento a condizioni ambientali così singolari. Da quando è sopraggiunta la tutela UNESCO, il parco è notevolmente migliorato dal punto di vista infrastrutturale: gradini di metallo, scalate, ponti e itinerari alpinisitici sono a disposizione di chi volesse cimentarsi con uno dei tanti circuiti presenti. L’area è divisa in due grandi zone: Petit Tsingy e Grands Tsingy. La prima è quella relativamente più accessibile con diversi itinerari che vanno dalla passeggiata di un’ora a escursioni di sei ore. La seconda, come suggerisce il nome, è invece più adatta ad escursionisti professionisti che hanno davanti a sé una delle maggiori distese di pinnacoli calcarei al mondo. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.parcs-madagascar.com.

Anakao

Anakao

Come non bastassero i parchi e le riserve naturali dappertutto sull’isola, il Madagascar vanta una delle barriere coralline più grandi del mondo. Più precisamente, 450 chilometri di barriera corallina che tagliano da nord a sud la costa occidentale: da Morombé a Tuléar (Toliara). Quest’ultima è una cittadina di oltre 100.000 abitanti dotata di aeroporto, scalo obbligato per chi come priorità ha quella di visitare il Parco Nazionale dell’Isalo e/o il villaggio di Anakao. Turisticamente, Anakao è l’alternativa all’isola di Nosy Be. Se desideri una vacanza esotica all’insegna del mare allora è senza dubbio la scelta giusta. Infatti, nonostante l’espansione turistica degli ultimi anni (ci sono alcuni tra i resort più lussuosi del Madagascar), la località è ancora pressoché intatta. Spiagge quasi desertiche, frequentate in prevalenza dai pescatori nomadi di etnia Vezo, riconoscibilissimi per via delle piroghe utilizzate per le battute di pesca. Ad Anakao, quindi, ci si rilassa in spiaggia e si praticano diversi sport acquatici: immersioni, kitesurf, snorkeling fino al whale-watching, molto praticato da giugno a settembre. È in questi mesi, infatti, che le balene attraversano il canale del Mozambico e le si può osservare da vicino a bordo delle imbarcazioni dei pescatori locali. Ovviamente, chi vuole può dedicarsi anche al trekking. Da Anakao è raggiungibile il Parco Nazionale di Tsimanampetsotse che offre diversi spunti naturalistici interessanti. Anakao, infine, può costituire anche l’ultima tappa della RN7 (Route National 7) la strada statale che collega la capitale Antananarivo a Toliara (900 km). Da Toliara, poi, si prosegue alla volta di Anakao. Da fare.

Parco Nazionale dell’Isalo

Parco Nazionale dell'Isalo

Il Parc National de l’Isalo è senza dubbio la località più importante del Madagascar meridionale. I chilometri dalla capitale Antananarivo sono circa 700, mentre la porta d’accesso all’area è rappresentata da Ranohira, villaggio a 1000 metri di altituidine abitato in prevalenza da una tribù nomade di origine africana, i Bara. Isalo è un parco famoso soprattutto per i suoi canyon, rilievi rocciosi modellati dagli agenti atmosferici in fondo ai quali scorrono ruscelli che terminano in stupende piscine naturali. Un’ambientazione desertica, dunque, che richiama migliaia di turisti da tutto il mondo anche per la somiglianza coi paesaggi del Colorado e dell’Arizona. Chiaramente a scegliere località come queste sono soprattutto appassionati di trekking ed escursioni in fuoristrada, anche se la grande popolarità dell’area ha favorito nel tempo l’apertura di itinerari più abbordabili, adatti a chi desidera vivere una vacanza wild ma senza esagerare. I punti di maggiore interesse all’interno del parco sono la Finestra dell’Isalo (Fenetre de l’Isalo), la Regina dell’Isalo (Reina de l’Isalo) e la Piscina Naturale (Piscine Naturelle). La prima è una scultura di roccia la cui forma richiama appunto quella di una finestra. In alcune ore della giornata, soprattutto al tramonto, questa finestra incornicia paesaggi meravigliosi che, grazie alle particolari condizioni di luce, assumono colorazioni diverse che vanno dal dorato al rossiccio. La Regina dell’Isalo è un’altra scultura naturale che richiamerebbe invece le sembianze di una donna, mentre la Piscina Naturale si trova al termine di uno dei sentieri più battuti del parco. Un’escursione che, seppur breve (3 km. ca.), presenta alcuni tratti in salita che richiedono un minimo di preparazione fisica. La fatica, però, è ampiamente ricompensata dalla possibilità di fare un bagno in uno scenario naturale di incomparabile bellezza. Va da sé che il Parc National de l’Isalo dà la possibilità di fare escursioni molto più lunghe e impegnative. Mai da soli, ovviamente, ma con l’ausilio di guide locali esperte, ragion per cui si rimanda alla scheda del parco per tutti gli approfondimenti del caso.

Ambohimanga

Ambohimanga

La collina reale di Ambohimanga si trova circa 20 chilometri a nord di Antananarivo per cui, chi fa base nella capitale del Madagascar, può tranquillamente visitare la località in giornata. Il sito ha notevole importanza sia sotto il proifilo storico-religioso che da un punto di vista architettonico. Storicamente, la “Collina Azzurra” (l’altro nome con cui è nota Ambohimanga) rappresenta il simbolo del potere politico dei Merina, artefici dell’unificazione del Madagascar. Per quel che riguarda la religione, invece, bisogna tener presente che in loco venivano sepolti i regnanti della dinastia. I reali erano ossequiati con una serie di donazioni rituali, dal cui studio traspaiono due elementi di grande interesse antropologico: da un lato, la devozione nei confronti degli antenati, culturalmente riconducibile al ceppo indonesiano (da cui provengono i Merina stessi); dall’altro, la riverenza nei confronti del potere reale, che invece è un tratto culturale tipico della cultura africana. Questo doppio registro comunicativo è rinvenibile pure nella scelta dei materiali utilizzati in edilizia. Per esempio, la fortezza del Re Andrianampoinimerina (Rova) è realizzata prevalentemente in legno (materiale vivo) e secondo tecniche costruttive indigene, mentre le tombe, così come le porte di ingresso tutt’attorno la collina, sono in pietra (materiale freddo e inerte). Interessante osservare anche la dimora della regina Ranavalona I, poco distante dal palazzo reale (vd. foto). Sull’impianto tradizionale, infatti, sono evidenti sovrapposizioni stilistiche estranee all’architettura malgascia. Il motivo è che al disegno dell’abitazione provvide un ingegnere francese, Jean Laborde, alla corte della regina. Insomma, Ambohimanga è un luogo spirituale, tutt’ora tappa di pellegrinaggi da parte della popolazione locale, dalla cui visita, però, si ottengono diversi spunti per approfondire il genius loci dell’isola. Non è finita, perché la località è importante pure da un punto di vista naturalistico. Infatti, la foresta che cinge il sito archeologico ospita diverse specie endemiche, tra cui la rara Phyllarthron madagascariense, pianta di uso domestico e officinale. Per tutte le ragioni fin qui esposte Ambohimanga, dal 2008, è sotto tutela UNESCO. Da vedere!

Antananarivo

Antananarivo

Dopo Marojejy è la volta di Antananarivo, capitale del Madagascar. L’abbiamo inserita come quarto punto perché è una metropoli caotica e difficile da visitare. Tuttavia, in molti casi, rappresenta la base di partenza per l’esplorazione dell’isola, essendo contemporaneamente il primo scalo aeroportuale e il più importante snodo stradale. Da vedere, il Palazzo Reale (Rova), che sorge nella parte alta della città (Haute Ville) dove sono concentrate la maggior parte delle attrazioni turistiche. Si tratta di una fortezza che, seppur abbastanza rimaneggiata, offre uno spaccato interessante della storia malgascia, o meglio, del secolare dominio della tribù Merina sulla città e sull’isola. Quest’etnia, da cui provengono anche i più recenti capi di stato del Madagascar, è ancora la più numerosa sul territorio anche se, va detto, Antananarivo è un compendio di tutte le etnie malgasce, cui bisogna aggiungere la presenza francese, retaggio della storia coloniale dell’isola. Del resto, sono stati i francesi a disegnare la città prevedendo, oltre alla parte alta, pure una parte bassa (Basse Ville) caratterizzata da mercati di ogni tipo, traffico automobilistico e diversi hotel ottimi come base d’appoggio per i viaggiatori in arrivo e in partenza. Oltre al Rova, meritano una visita anche il Museo Andafivaratra, con numerosi cimeli della dinastia merina, e il Lago Anosy, facilmente raggiungibile da Haute Ville. Nei dintorni, invece, segnaliamo il Lemur’s Park (www. lemurspark.com) distante circa 20 km dalla capitale. Se non li avete ancora visti o, al contrario, non vi siete stancati di vederli, questo parco privato ospita diversi esemplari di lemuri, cui è concesso di muoversi liberamente all’interno dell’area.