Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2004, il convento delle “Nuove Vergini” (questo il significato di “Novodevichy”) è un’altra tappa imperdibile di una visita a Mosca. Il nome pare faccia riferimento all’antica pratica dei tartari di vendere le donne russe agli harem musulmani, mentre la sua edificazione fece seguito alla vittoria militare di Smolensk contro i lituani. A volerne la costruzione nel 1524 fu il Gran Principe Basilio III anche se fu Sofia Alekseevna Romanova, sorellastra di Pietro Il Grande, e Reggente di Russia durante la minor età dello zar, a trasformare profondamente i luoghi. L’accesso al convento è dalla Chiesa della Trasfigurazione, esempio di barocco-moscovita di fine ‘600, mentre l’edificio principale del convento è la Cattedrale di Smolensk, riconoscibile a grande distanza per via delle sue cupole dorate. L’altro elemento che domina lo sky line della zona è il campanile costruito a ridosso delle mura orientali del convento. Alto 72 metri segnala a grande distanza ai visitatori la presenza della struttura. Convento, dicevamo, architettonicamente plasmato da Sofia Alekseevna Romanova che, ironia della sorte, venne esiliata al suo interno proprio dal fratello Pietro. Non l’unica donna, in verità. Stessa sorte toccò alla prima moglie dello zar, Edvokiya Lupukhina che, a un certo punto, si alienò talmente il favore del consorte da essere allontanata in una zona ancora più remota della Russia. L’ex zarina dovette attendere la salita al trono del nipote Pietro II per poter far ritorno in città, proprio nelle stanze del complesso conventuale dove aveva già vissuto. Complesso conventuale di cui è parte integrante anche il cimitero monumentale. All’interno sono sepolte diverse personalità di prestigio della storia russa. Tra gli altri, Nikita Krusciov, artefice della denuncia dei crimini staliniani; Raissa Gorbaciov, moglie dell’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica; e Boris Eltsin, che invece fu il primo presidente del paese dopo la dissoluzione dell’URSS.