Museo del 25 Maggio

Museo del 25 Maggio

Altra tappa obbligata di una visita a Belgrado è il Museo del 25 Maggio che ospita le spoglie del generale Josip Broz “Tito”, per trent’anni alla guida della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il museo, regalo della città di Belgrado in occasione del settantesimo compleanno del dittatore, nacque con un intento commemorativo. All’interno, il generale in persona coordinò l’allestimento di uno spazio museale in cui sistemare i doni ricevuti in occasione degli innumerevoli incontri politico-diplomatici in giro per il mondo. Oggi questi cimeli trovano spazio in un’ala del museo (Vecchio Museo), mentre un’altra, rinominata Museo di Storia della Jugoslavia, ospita diverse mostre temporanee sulla storia del paese, compresi i terribili anni ’90 culminati nella dissoluzione della repubblica federale. Del complesso museale, infine, fa parte anche la Casa dei Fiori (Kuca Cveca, in serbo), il mausoleo che ospita le reliquie del generale Tito. Com’è facilmente intuibile il nome fa riferimento alle numerose piante e fiori che circondano la tomba (vd. foto). Insomma, il Museo del 25 Maggio è un luogo in cui memoria storica, ideologia e nostalgia del passato si fondono. È anche uno dei pochi luoghi in tutta la città di Belgrado in cui è possibile acquistare gadget e cimeli della dissolta Jugoslavia.
Per gli orari di apertura del museo vedi la tabella.

Giorni Orari 15 Apr -15 Ott Orari 15 Ott – 15 Apr
Lun chiuso chiuso
Mar-Dom 10:00
20:00
10:00
18:00

Per maggiori informazioni su prezzi, modalità di visita e storia del museo consultare il sito: www.muzej-jugoslavije.org (disponibile la versione in inglese).

Tempio di San Sava

Tempio di San Sava

Le cupole verdi del Tempio di San Sava sono un riferimento visivo fisso dello sky line di Belgrado. Del resto, trattandosi della chiesa ortodossa più grande al mondo, non potrebbe essere altrimenti. Un edificio maestoso in cui, per esplicita richiesta del patriarca Varnava Rosić, doveva essere rappresentata tutta la storia, la vita e gli eventi della chiesa ortodossa di Serbia. L’appello è presente nel bando del 1926 in cui venivano descritte le linee guida cui ci si sarebbe dovuti attenere nella costruzione dell’edificio. Il primo bando del 1904 non aveva trovato seguito a causa della Prima Guerra Mondiale e, in verità, anche il secondo incontrò molti ostacoli. Innanzitutto il nuovo conflitto mondiale dal 1940 al 1945, ma anche il successivo ostracismo della dittatura comunista jugoslava che acconsentì alla ripresa dei lavori solo a metà degli anni ’80 del secolo scorso. Dunque difficoltà enormi che però non hanno scoraggiato la chiesa serba dal perseguire un’impresa che aveva motivazioni storiche e simboliche fortissime. Infatti, la decisione di erigere un tempio in onore di Rastko Nemanjić (Sava di Serbia) scaturiva da un affronto terribile perpretato dai turchi che, nel ‘500, infastiditi dai pellegrinaggi della popolazione locale presso le reliquie del santo, decisero di bruciarle pubblicamente. Per tutte queste ragioni storiche, culturali, politiche e identitarie il Tempio di San Sava è un must see place di Belgrado. Oltrettutto, dopo i lavori che a inizio millennio hanno ridisegnato gli esterni con fontane e verde pubblico la visita è ancora più bella. Maggiori informazioni sull’architettura della chiesa sul sito ufficiale: hramsvetogsave.rs (disponibile la versione in inglese).

Palazzo del Parlamento

Palazzo del Parlamento

Gotov je! (trad. “È finito!”). Con questo grido l’opposizione serba scese in piazza il 5 ottobre 2000 per protestare contro la decisione della Corte Costituzionale di annullare parzialmente le elezioni presidenziali che si erano svolte il 24 settembre. Da un lato, infatti, la sentenza riconosceva, sia pur implicitamente, l’esistenza di brogli; dall’altro lato, però, c’era il sospetto che la decisione assunta fosse solo un modo per temporeggiare dando così a Slobodan Milosevic il tempo di organizzare la repressione interna in vista di nuove elezioni. Da questo timore scaturì la decisione di scendere in piazza con l’assalto finale al Parlamento per dare una spallata al regime. C’è da dire che la mancata reazione dell’esercito e della polizia di Belgrado giocò un ruolo decisivo in tutta la vicenda sancendo, di fatto, la fine di Milosevic. Dunque, il Parlamento Serbo, a pochi passi dai parchi di Tašmajdan e Pionirski, è un luogo storico. Un palazzo in stile neoclassico con una facciata a tempio e un’enorme cupola centrale, parte integrante della Belgrado monumentale fin qui raccontata. Le visite individuali si effettuano tutti i primi sabato del mese previa domanda all’Organizzazione Turistica di Belgrado [tel: +381 (0) 11 2635 622].
Maggiori informazioni sul sito ufficiale: www.parlament.gov.rs (disponibile la versione in inglese).

Tašmajdan

Tašmajdan

Dopo Terazije prosegue il cammino alla scoperta della Belgrado imperiale, la parte di città nata nel XIX secolo. Tra le tante cose da vedere in questa zona merita una sosta Tašmajdan, uno dei parchi cittadini più belli della capitale serba. L’ideale per fare sport, passeggiare lungo i sentieri o semplicemente rilassarsi su una delle tante panchine con lo sfondo onnipresente della chiesa di San Marco. Oltre che l’aspetto paesaggistico c’è da considerare quello storico. Tašmajdan, infatti, era una cava di pietra e, non a caso, si dice che tutti gli edifici sorti in zona nel corso dell’Ottocento siano stati realizzati utilizzando il materiale estratto da questa (ex) cava. Cava che in seguito fu utilizzata anche come cimitero salvo, poi, nel 1901, essere consacrata a parco. Poco distante da Tašmajdan c’è la televisione serba, tristemente famosa per essere stata bombardata dalla Nato nel 1999. In quella circostanza persero la vita diversi giornalisti, “rei” di stare facendo esclusivamente il proprio dovere. Effetti collaterali della guerra, che però oggi fortunatamente è alle spalle, a vantaggio della fruizione turistica di un parco e una zona che è bello fotografare soprattutto di sera, concedendosi qualche lunga esposizione con tanto di cavalletto. Da vedere!

Terazije

Terazije

Se Piazza della Repubblica è il punto di partenza per una visita in città, Terazije è il cuore pulsante di Belgrado. Basti considerare che i numeri civici della città partono proprio da questa piazza. E dire che fino al 1830 in zona c’era poco o nulla: qualche giardino, qualche fontana e un complesso sistema di approvvigionamento idrico che pompava l’acqua in alcune torri da cui poi risaliva verso la fortezza cittadina. Da una di queste torri (terazi in turco) deriva il nome della piazza che iniziò a prender forma su input di Mihailo III. Fu il principe di Serbia, infatti, a ordinare a fabbri e ramai di uscire dal centro storico, dove convivevano assieme ai turchi, e di trasferirisi in questa parte della città. Per incoraggiare l’operazione, l’amministrazione cominciò a regalare gli appezzamenti di terreno nel frattempo recintati da quanti raccoglievano l’invito. A partire da quest’intuizione, Terazije all’inizio del XX secolo era già il centro della vita sociale di Belgrado. Negozi, bar, ristoranti, cinema e alberghi disegnavano la piazza, con numerosi edifici in stile rinascimentale e liberty. Le due guerre mondiali e la lunga dittatura comunista del generale Tito hanno stravolto l’architettura del luogo. Dei tanti palazzi sorti a inizio ‘900 ha resistito solo lo storico Hotel Moskva (in stile liberty, vd. foto) che, insieme alla Fontana Terazije costruita al posto di una delle torri in precedenza richiamate, rappresenta l’edificio più importante di tutta la piazza.

Skadarlija

Skadarlija

Su Skadarlija ci sono pareri discordanti. C’è chi sostiene che il fascino bohemienne della strada sia ormai evaporato e che perciò si possa fare a meno di visitarla. Al contrario, c’è chi ritiene che anche una visita fugace di Belgrado non possa prescindere da un giro da queste parti. Noi ci iscriviamo al secondo “partito”. Se è vero, infatti, che le locande di Skadarlija hanno perso l’aura esotica che le caratterizzava, e anzi son diventate tra le più care di Belgrado, è anche vero che la strada acciottolata del quartiere (Skadarska Ulica) e i vicoli tutt’attorno sono ancora luoghi ricchi di fascino. Fascino costruito su due diversi momenti: il primo, risalente all’Ottocento (anche prima), quando il quartiere era frequentato da gitani, turchi e rom che spesso terminavano le serate tra ubriacature e risse furibonde; il secondo, invece, risalente ai primi del Novecento, quando dopo il progetto di riqualificazione del tessuto urbano inaugurato da Mihailo III le catapecchie e le locande di Skadarlija lasciarono posto ad abitazioni più dignitose che attrassero in città artisti, poeti e letterati provenienti da tutta la Serbia. Un po’ quello che è successo con Montmartre a Parigi, tant’è vero che spesso viene fatto il parallelo tra i due quartieri. Storia a parte, Skadarlija ha conservato quell’atmosfera informale e amichevole che ancora oggi è alla base delle sue fortune turistiche. Da vedere!

Parco Kalemegdan

Parco Kalemegdan

Finora abbiamo accennato ad austriaci e turchi, ma guai a dimenticare celti e romani. La Fortezza di Belgrado (vd. foto), da tempo tutt’uno col parco sottostante, fu costruita da Scordisci (celti) e Romani che qui edificarono la legione di Singidunum. Per secoli, la fortezza è stata un presidio militare salvo, poi, essere ceduta alla città a fine Ottocento finendo così a far parte del parco Kalemegdan. Parco anche questo fortemente voluto da Mihailo III desideroso di dare una nuova veste alla città cancellando le tracce del periodo ottomano. Operazione riuscita solo in parte, considerato che il proprio il nome deriva dalle parole turche “Kale”, che sta per “Forte”, e “megdan” che invece significa “campo”. A parte l’etimo e le note storiche, il Parco Kalemegdan è uno dei luoghi a cui gli abitanti di Belgrado sono in assoluto più affezionati. Un’enorme area verde in centro città, sormontata dai resti di un’antica fortezza, rendono bene l’idea della totale compenentrazione tra natura e cultura. Non a caso, all’interno del parco c’è il Museo Militare, l’Istituto cittadino per la Protezione di Monumenti culturali, lo zoo, un parco divertimenti per bambini e, ovviamente, campi sportivi, ristoranti, bar, ecc. Da vedere!

Knez Mihailova

Knez Mihailova

Knez Mihailova, la strada che congiunge Piazza della Repubblica al Parco Kalemegdan, è una delle principali attrazioni di Belgrado. Interamente pedonale, questa strada è un vero e proprio centro commerciale naturale in cui si susseguono bar, ristoranti, negozi, edifici storici e culturali. Per l’enorme valore testimoniale è tutelata dalla legge: molti dei palazzi presenti, infatti, risalgono al piano regolatore del 1867, misura di rottura con la tradizione architettonica balcanica a vantaggio di uno stile alternativo. Tendenza che nei primissimi anni del ‘900 aumentò con la comparsa di diversi edifici in stile liberty (o art noveaux). Chiaramente, trattandosi di una strada trafficatissima, i dettagli architettonici passano spesso in secondo piano. Il consiglio, perciò, è attraversarla almeno una volta al mattino presto, in modo da approfondire quanto fin qui solo accennato. Da vedere, inoltre, l’Accademia Serba delle Arti e delle Scienze, proprio di fronte la Fontana Delijska, una delle più famose della città.

Piazza della Repubblica

Piazza della Repubblica

Piazza della Repubblica (Trg Republike in serbo) è il naturale punto di partenza di una visita a Belgrado. È qui, infatti, che i residenti sono soliti darsi appuntamento che si tratti di un’uscita mondana, una manifestazione politica o una vittoria sportiva. Il punto di ritrovo vero e proprio è il monumento equestre dedicato a Mihailo III (Mihailo Obrenović) il sovrano che più si adoperò per la liberazione dai turchi. Tra le altre cose, ordinò la costruzione del Teatro Nazionale coi mattoni della dismessa cinta muraria realizzata durante il dominio ottomano. Nel 1866, tre anni prima dell’ultimazione del Teatro Nazionale, era stata demolita anche la Porta di Stambol, simbolo della dominazione austriaca, per secoli ingresso principale della città. Questo per ribadire l’importanza della piazza nell’affermazione storica, politica e culturale dell’identità serba in opposizione alle diverse dominazioni straniere. Ma Piazza della Repubblica è importante pure da un punto di vista logistico. Pochi minuti a piedi la dividono da quasi tutte le principali attrazioni turistiche cittadine, a cominciare da Skadarlija, Knez Mihailova e Kalemegdan.

Occhio al prezzo del pesce

Occhio al prezzo del pesce

Il pesce fresco nei ristoranti di Corfù costa caro. In verità è una tendenza che riguarda tutta la Grecia, in special modo le isole di maggior richiamo turistico. E proprio l’affollamento suggerisce di fare attenzione anche alle cosidette “trappole per turisti”. Quei ristoranti, cioè, che promettono molto e mantengono poco sia per qualità del cibo che in fatto di servizi.

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese, musei e villaggi

Non indossare abiti inadeguati per visitare chiese, musei e villaggi

Vale a riguardo quanto già detto anche per Rodi. Corfù è una località turistica di rilievo internazionale abituata a nudità, bikini e abiti succinti. Proprio per questo, però, è richiesta sobrietà nel vestiario quando si visitano chiese, musei o i paesini dell’entroterra dove la mentalità è decisamente più ancorata a valori tradizionali. E, sempre a proposito di abbigliamento, occhio a non dimenticare scarpe comode in valigia. Tra strade secondarie, viottoli e sentieri per arrivare a mare occorre indossare perlomeno scarpe da ginnastica (meglio ancora se da trekking) con una buona aderenza al suolo. Avvertiti!

Le spiagge di Corfù

Le spiagge di Corfù

Le spiagge di Corfù sono talmente tante che è complicato descriverle tutte. Di alcune, tra l’altro, abbiamo già parlato durante l’articolo. Messongi, Moretika, Pelekas, Glifada, Mitriotissa, Paleokastritsa sono tutte spiagge che meritano da un punto di vista paesaggistico-ambientale. A queste possiamo aggiungere Agios Gordis che si trova sulla costa occidentale, a metà strada tra il lago di Korission e Paleokastritsa, o ancora più su (dopo Paleokastritsa) le spiagge di Agios Gorgios e Arillas. Sulla costa orientale, invece, segnaliamo la spiaggia di Bateria (a Kassiopi) e, poco più giù, le spiagge di Kaminaki e Barbati. Insomma, tra litorali sabbiosi, rocciosi e di ghiaia Corfù vanta davvero una varietà notevole, senza dimenticare le isolette vicine. Abbiamo detto di Pontikonissi ma guai a non citare Vidos, proprio di fronte Corfù (capoluogo). L’isola, oltre a diverse spiaggette di ghiaia dove rilassarsi e fare il bagno, ospita un mausoleo dedicato ai soldati serbi caduti in guerra a Corfù durante la prima guerra mondiale. Dal porto di Corfù i collegamenti sono frequenti durante il periodo estivo con la possibilità ulteriore di effettuare il classico giro dell’isola in motonave per ammirare più nel dettaglio la varietà costiera e la rigogliosa vegetazione dell’isola.

Canal d’Amour

Canal d'Amour

Chi volesse vedere Capo Drastis da mare può farlo noleggiando un’imbarcazione dalla vicina Sidari, con ogni probabilità la località turistica più sviluppata di tutta Corfù. Sulla strada principale è tutto un susseguirsi di bar, ristoranti, boutique, negozi di souvenir e, ovviamente, alberghi per tutte le tasche. Insomma, una località che si è adattata alle esigenze del turismo di massa a scapito di quell’autenticità tutta greca che, per fortuna, sopravvive in molte altre parti dell’isola. Poco distante da Sidari c’è anche il famosissimo Canal d’Amour, insenatura rocciosa che termina con una piccola ma, suggestiva, spiaggia. Il posto è meraviglioso e concilia con quell’autenticità greca prima richiamata. Solo, bisogna evitare di fermarsi a lungo in alta stagione. La vicinanza con Sidari, inevitabilmente, ha reso la spiaggetta di Canal d’Amour estremamente popolare, ben oltre la sua capacità di accoglienza. Anche al netto di queste criticità, però, fare una capatina a Canal d’Amour è senz’altro tra le cose da fare a Corfù. Da vedere!

Capo Drastis

Capo Drastis

“Miracolo della natura”; “panorama vertiginoso”; “scenario straordinario”; “vista incredibile”. Quelli trascritti sono soltanto una minuscola parte dei commenti che si trovano in rete a proposito di Capo Drastis, insenatura rocciosa del versante nord-occidentale di Corfù. L’accesso è da Perulades, piccolo comune di circa 800 abitanti. Bisogna percorrere una strada sterrata che conduce a un punto panoramico da cui potrete scattare foto meravigliose, specie al tramonto. In assoluto uno dei luoghi più belli da fotografare a Corfù. Da non perdere!

Angelokastro

Angelokastro

A meno di 3 chilometri da Lakones c’è il borgo montanaro di Makrades, famoso in tutta Corfù per la vendita di vino ed erbe aromatiche. Makrades, a sua volta, dista meno di 2 chilometri dalla fortezza di Angelokastro costruzione del XIII secolo commissionata da Michele II d’Epiro. Per secoli, all’interno di questa cittadella fortificata hanno trovato rifugio gli abitanti del versante settentrionale di Corfù ogni qual volta i pirati – genovesi prima e turchi poi – lambivano le coste dell’isola. L’inespugnabilità e la panoramicità della fortezza sono i due motivi che hanno contribuito al suo fascino turistico, anche se l’ultimo tratto di sentiero per arrivare su in cima non è adatto a tutti. Infine una curiosità. L’altro topos con cui è conosciuto il castello è “Fortezza degli Angeli”. Tuttavia, non è chiaro se il nome faccia riferimento all’abitudine di Michele II d’Epiro di aggiungere alla sua firma l’appellativo “degli Angeli” o se invece sia da riferire alla presenza, all’interno delle mura, di una piccola cappella intitolata a San Michele Arcangelo. In ogni caso, da vedere!