Étretat

Étretat

Il paesaggio costiero è uno dei motivi di maggior fascino della Normandia. L’abbiamo visto con le scogliere di Nez de Joubourg nella penisola di La Hague (vedi punto 1), ci accingiamo a vederlo ora con la Falaise d’Aval nella cittadina di Étretat, 30 chilometri a nord di Le Havre. Grazie alla cornice naturale rappresentata da Courtine, Manneporte, Aguille Belvalle e le altre scogliere di calcare che si susseguono lungo l’altopiano del Pays de Cux, Étretat si è trasformata in una rinomata stazione balneare, affrancandosi dal passato di borgo marinaro. La spiaggia di ghiaia, cinta dalle imponenti scogliere appena descritte, fa il resto, attraendo migliaia di visitatori specie durante il periodo estivo. Nelle altre stagioni dell’anno, invece, sono gli itinerari escursionistici dell’altopiano ad attirare soprattutto gli amanti del trekking. Proseguendo a nord di Étretat, lungo la Costa di Alabastro (Côte d’Albâtre, in francese), sono molte altre le località che meriterebbero una sosta. Segnaliamo, di passaggio, Fecampe, distante solo 16 chilometri, e Dieppe che di chilometri ne dista, invece, all’incirca 80. Da vedere!

Le Havre

Le Havre

Un viaggio alla scoperta della Normandia non può escludere Le Havre, prima città per numero di abitanti (ca. 190.000) dell’intera regione. Non è l’unico primato: il porto, con un indotto occupazionale di gran lunga superiore alle 10.000 unità, è il secondo più importante di Francia dopo Marsiglia. Di sicuro è il primo per traffico commerciale e transito di contaneir, il che dà una dimensione internazionale a una città che, giova ricordare, era uscita completamente distrutta dagli scontri successivi allo sbarco alleato del ’44. E qui sta il vero motivo di fascino di Le Havre. Subito dopo la guerra, infatti, cominciò la ricostruzione del centro cittadino secondo le direttive di Auguste Perret, unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi architetti del XX secolo. Nel 2005 l’UNESCO ha inserito il centro storico di Le Havre tra i siti Patrimonio dell’Umanità, definendo l’operato di Perret “un eccezionale esempio di pianificazione urbana e architettura del dopoguerra, basato sullo sfruttamento innovativo del potenziale del calcestruzzo“. Diverse le cose da vedere: la chiesa di Saint Joseph, pure questa ristrutturata secondo le linee guida del “poeta del cemento” come era soprrannominato Perret; la Cattedrale, col suo mix di gotico e rinacimentale (vedi foto); il Museo di Arte Moderna, l’antico porto di pescatori di Sainte Andresse, e soprattutto l’Espace Oscar Niemeyer, più noto come “le Volcan” per la sua forma che richiamerebbe appunto quella di un vulcano. Insieme al campanile della già richiamata chiesa di Saint Joseph quest’avveneristica struttura a due piani realizzata nel 1982 dall’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, scandisce la vita culturale e artistica della città tra spettacoli teatrali ed eventi musicali. Per maggiori informazioni visita il sito: www.levolcan.com.

Ponte di Normandia

Ponte di Normandia

Costruito tra il 1988 e il 1995 il Pont de Normandie ha notevolmente accorciato la distanza tra Honfleur e Le Havre portandola a 25 chilometri invece dei 60 un tempo necessari. Un’opera ingegneristica non solo utile ma anche esteticamente gratificante al punto da diventare, nel giro di pochi anni, una delle principali attrazioni turistiche della regione. La struttura in ferro e acciaio, lunga poco più di 2 chilometri, dispone anche di una corsia pedonale e di una per le biciclette a fianco di quella carrabile. Le prime due sono percorribili gratuitamente e garantiscono una visione spettacolare della Senna e dell’entroterra circostante. La corsia automobilistica, al contrario, prevede il pagamento di un pedaggio. In alternativa, sempre da Honfleur, è possibile salpare a bordo di un’imbarcazione che passa proprio sotto il ponte. Da vedere!

Costa dei Fiori

Costa dei Fiori

A est della Côte de Nacre si susseguono le località della Côte Fleurie, o Costa dei Fiori. Cabourg, Deauville, Dives-sur-mer e Honfleur sono le tappe principali di questo litorale che ha conosciuto il culmine della sua fama turistica nella seconda metà del XIX secolo. Famosissimo, per esempio, è il lungomare di Cabourg intitolato a Marcel Proust. Il grande scrittore francese fu un assiduo frequentatore della località, presente in uno dei suoi romanzi più famosi, “Alla ricerca del tempo perduto”, col nome di Balbec. A Cabourg c’è anche un casinò, mentre Deauville è famosa soprattutto per le aste dei cavalli cui partecipano compratori provenienti da ogni parte del mondo, e per l’American Film Festival che dal 1975 si svolge la prima settimana di settembre. Honfleur, invece, è il tipico borgo marinaro della Francia settentrionale (vedi foto). Assai caratteristica è la zona del porto (Vieux Bassin): pescherecci, yachts e barche a vela fanno da sfondo a gallerie d’arte, ristoranti e localini di ogni tipo in cui si mangia e beve benissimo. Poco distante da Honfleur si incontra lo spettacolare Ponte di Normandia di cui parleremo più diffusamente nel prossimo punto.

Caen

Caen

L’aeroporto più importante della Normandia, nonché una delle università più antiche di Francia: bastano pochi cenni per spiegare l’importanza presente e passata di Caen, capoluogo del dipartimento di Calvados. Una città di poco più di 100.000 abitanti, profondamente segnata dai fatti del ’44. Il centro abitato, infatti, fu completamente raso al suolo nei due mesi di furibonde battaglie tra truppe alleate e nazisti. La parte vecchia, invece, venne quasi del tutto risparmiata, il che ha consentito la preservazione dei suoi splendidi monumenti. Monumenti che  in gran parte risalgono all’XI secolo, costruiti su impulso di Guglielmo Il Conquistatore, l’eroe della battaglia di Hastings del 1066 con cui il Regno di Normandia si estese fin sulle coste inglesi dall’altro lato della Manica. Guglielmo I ordinò la costruzione della cinta muraria di Caen (Chateau Ducal) e delle due abbazie, rispettivamente riservate agli uomini (Abbaye aux Hommes) e alle donne (Abbaye aux femmes). Ancora oggi, tutti e tre questi monumenti rappresentano i punti di maggior interesse turistico della città. Specie le due abbazie: nella prima, nota anche col nome di Chiesa di Santo Stefano, fino al 1563 è stato sepolto lo stesso Guillarme le Conquerant; nella seconda, invece, nota col nome de La Trinité, sua moglie Matilde delle Fiandre. Meritano una visita anche il Memorial de Caen e la chiesa di San Pierre. Inaugurato nel 1988, il Memoriale ospita innumerevoli reperti storici dello sbarco in Normandia più numerose altre testimonianze sui conflitti internazionali dal 1918 a oggi (www.memorial-caen.fr). Quanto alla chiesa di San Pierre, risale al XIII-XIV secolo ed è famosa per il suo campanile di circa 80 metri (vedi foto).

Bayeux

Bayeux

Parlando dei luoghi del D-Day abbiamo accennato alla gran quantità di musei cittadini dedicati allo sbarco in Normandia. Uno di questi si trova nella graziosa cittadina di Bayeux, circa 15000 abitanti nel dipartimento di Calvados e Orne. Si chiama Musée Memorial de la Battaille de Normandie e raccoglie diversi reperti sullo sbarco alleato del ’44. Ma Bayeux merita una visita anche per altri motivi. La Cattedrale, per esempio: realizzata nel XIII secolo, è unanimemente riconosciuta come una delle più belle di Francia (vedi foto). Anche il vescovado e gli altri palazzi sorti tra il ‘400 e il ‘700 testimoniano l’importanza del patrimonio architettonico di questa piccola città, in gran parte risparmiata dalla furia distruttrice della seconda guerra mondiale. Tuttavia, il reperto di maggior importanza è il famosissimo Arazzo di Bayeux. Si tratta di un arazzo di oltre 70 metri su cui sono state ricamate le diverse fasi della conquista dell’Inghilterra a opera del Duca di Normandia Guglielmo I. C’è chi giustamente ha visto in questo reperto un antenato del fumetto, anche per la frivolezza di alcune delle scene raccontate. Ovviamente a spiccare è lo straordinario valore documentale dell’opera, non a caso inserita dall’UNESCO nel suo speciale Registro della Memoria del mondo (Memory of the world) fondato nel 1992. Per maggiori informazioni sull’arazzo e sullo spazio museale dedicato allo sbarco in Normandia consultare il sito: www.bayeuxmuseum.com.

Costa di Madreperla (I luoghi del D-Day)

Costa di Madreperla (I luoghi del D-Day)

Come abbiamo detto in apertura, le spiagge e i luoghi dello sbarco in Normandia sono diventati negli anni una delle principali attrazioni turistiche di Francia. Sono tantissimi i visitatori che ogni anno, soprattutto durante i mesi estivi, ripercorrono le località della Côte de Nacre, la Costa di Madreperla. Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword sono le spiagge (Plages de Debarquement) dove, il 6 giugno 1944, sbarcarono inglesi, americani e canadesi per liberare la Francia dall’occupazione nazista. Il tributo di sangue fu enorme e, come sempre in guerra, a rimanere al suolo non furono solo gli alleati ma anche moltissimi soldati tedeschi. Tra cimiteri, musei e installazioni sono tantissime le cose da vedere. In questa sede ci limitiamo a segnalarne solo alcune: il Museo della Liberazione di Cherbourg; la chiesa di Saint Marine (ca. 40 km a sud est di Cherbourg) col manichino del soldato americano John Steele appeso sul campanile; e il cimitero americano di Colleville-sur-mer (sulla spiaggia di Omaha Beach). La visita dell’impressionante Normandy American Military Cemetary and Memorial è indispensabile per ricostruire una delle pagine di storia più sanguinose del ‘900. Il cimitero è aperto al pubblico tutti i giorni, tranne il 25 dicembre e il 1 gennaio. Dal 15 aprile al 15 settembre è aperto dalle 9:00 alle 18:00; il resto dell’anno dalle 9:00 alle 17:00. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.abmc.gov/cemeteries-memorials/europe/normandy-american-cemetery.

Abbazia di Saint Michel

Abbazia di Saint Michel

Con oltre 2,5 milioni di visitatori l’anno (alcune stime addirittura parlano di 3 milioni) l’Abbazia di Saint Michel è la seconda località più visitata di Francia dopo la capitale Parigi. Il primato, però, è tutt’altro che recente. Già nel Medioevo questo luogo era meta di pellegrinaggi da ogni parte d’Europa. Diversi i motivi alla base della straordinaria popolarità del sito. Il primo è la sua origine mitica. Si racconta, infatti, che l’edificazione della chiesa fu ordinata dall’Arcangelo Michele in persona, apparso ripetutamente in sogno al vescovo di Avranches, Saint Aubert. Il periodo, giova ricordare, è l’inizio dell’VIII secolo, per la precisione il 708, anno in cui venne costruita la prima chiesa. Ovviamente i lavori di ampliamento continuarono nel corso di tutto il Medioevo conferendo l’inconfondibile stile gotico-normanno all’abbazia. Abbazia alta 157 metri, e situata sulla sommità di un isolotto attorno al quale, nel tempo, sorse un piccolo villaggio, a sua volta cinto da possenti mura difensive. Ancora oggi, Saint Michel, oltre a essere un’abbazia, è un borgo disseminato di negozietti tipici, ristoranti e con una sua ricettività diffusa. L’altro motivo alla base del fascino planetario della località è il fenomeno dell’alta marea. Tutt’attorno l’abbazia, infatti, le maree oscillano finanche di 15 metri, motivo per cui, da anni, ne viene monitorato l’andamento in maniera costante. Chiaramente nel tempo sono state create le infrastrutture necessarie a rendere il sito visitabile in ogni stagione dell’anno: con la nebbia e col sole; con l’alta o la bassa marea. E qui veniamo al terzo motivo che ha decretato il successo della località: la sopraggiunta tutela UNESCO del 1979. Nel 2001, infine, il ritorno dopo secoli di monaci e suore della Fraternità Monastica di Gerusalemme (subito dopo la Rivoluzione Francese, infatti, l’Abbazia venne riadattata a prigione). Per maggiori informazioni sulla storia, i collegamenti terrestri e l’andamento delle maree consultare il sito: www.ot-montsaintmichel.com (disponibile la versione in inglese).

Granville

Granville

Dopo Cap de La Hague è la volta di Granville, una delle località balneari più rinomate di tutta la Francia. Considerando i paesi limitrofi (Saint Pair Sur Mer, Jullouville, Donville des Bains ecc.) sono oltre 20 i chilometri di litorale a disposizione dei turisti, molti dei quali provenienti da Parigi grazie all’efficiente collegamento ferroviario da/con la capitale francese. Se poi risaliamo la costa fino a Portbail, i chilometri balneabili diventano molti di più, il che spiega una parte del grande successo turistico di questo tratto di costa. L’altra parte, invece, è da ricondurre alla presenza del casinò nella parte vecchia (Haute Ville) di Granville (non a caso, la località è rinominata “Montecarlo del nord”). Ma non è finita perché al fascino di Granville contribuisce il fatto di essere la città natale di Christian Dior. Nella casa in cui il grande stilista trascorse tutta la sua giovinezza è stato allestito un museo con un buon riscontro di visitatori. I numeri, ovviamente, non sono gli stessi del Carnevale cittadino che, ricordiamo, è uno dei più importanti della nazione transalpina. Nei dintorni, infine, segnaliamo Coutances, distante una trentina di chilometri da Granville. La località è famosa per la Cattedrale, eretta nel XIII secolo nella parte più alta della città. Dalla torre di questa chiesa si scorge un panorama magnifico che da solo vale la visita. Da non perdere!

Penisola di La Hague

Penisola di La Hague

Il nostro viaggio alla scoperta della Normandia comincia dalla Manica (Manche, in francese) il più occidentale dei 5 dipartimenti in cui è divisa la regione. Prima tappa la Penisola di La Hague. La natura aspra e selvaggia della zona richiama prevalentemente surfisti e amanti del trekking. Diverse le cose da vedere. Segnaliamo en passant: le scogliere di Nez de Jobourg, il piccolo Port Recine e il Castello di Nacqueville. Le scogliere di Nez de Joubourg (vedi foto), all’estremità occidentale della penisola, sono la seconda attrazione della Manica dopo l’Abbazia di Saint-Michel. Alte 128 metri, rappresentano uno degli snodi più importanti del traffico marittimo dell’Atlantico. Ai piedi delle scogliere si aprono diverse grotte molto profonde che, volendo, possono essere visitate insieme a guide del posto. Recine, invece, è il porto più piccolo di Francia. Da qui la sua particolarità, che contrasta enormemente con la capienza del porto della vicina città di Cherbourg dove, invece, sono migliaia le imbarcazioni, compresi yachts e navi da crociera, ad attraccare annualmente. Infine Nacquiville, castello rinascimentale dei primi del ‘500 a cui, nel XIX secolo, è stato aggiunto un bellissimo parco-giardino con laghi, cascate, fiori, palme e altre piante ornamentali. Da Nacquiville parte anche il GR233, l’itinerario escursionistico più famoso della penisola. Ottanta chilometri circa, attraversa da nord a sud l’intero territorio, tra paesaggi magnifici, pascoli, muretti a secco, alte falesie e insenature meravigliose. Perciò, insieme all’abbigliamento tecnico, guai a dimenticare la macchina fotografica.

Non venire per una settimana

Non venire per una settimana

Se avete intenzione di girare per il Montenegro senza fossilizzarvi in una sola delle sue località balneari, beh allora è preferibile programmare un viaggio di almeno dieci giorni. Due settimane è ancora meglio se, oltre al mare, desiderate visitare l’entroterra montuoso. Quanto alla moneta non c’è alcun cambio da fare. Per quanto non appartenga all’Unione Europea, il Montenegro ha adottato unilateralamente l’euro con indubbi vantaggi per l’economia turistica. Chiaramente soggiornare sulla costa è mediamente più caro rispetto all’interno, anche se questo non pregiudica la possibilità di trovare soluzioni convenienti vicino al mare.

Ulcinj

Ulcinj

Dopo la montagna si ritorna sul mare: a Ulcinj, la più meridionale delle città costiere del Montenegro. Sono due le particolarità di questa località: la prima è la spiccata influenza albanese; la seconda è che appena fuori città si trova la spiaggia più grande dell’intera nazione. Procediamo con ordine. Ulcinj, dopo le dominazioni illirica, romana, bizantina, serba, montenegrina, veneziana, da un certo punto in poi (1571) divenne un’enclave turca. I temibili pirati ottomani stabilirono qui una delle loro basi più importanti per le scorribande nel Mediterraneo. Solo nel 1878, dopo tre secoli di incontrastato dominio ottomano, questa città tornò sotto il principato del Montenegro. Inevitabilmente, però, l’influenza turca ha lasciato moltissime tracce sia sotto il profilo architettonico che culturale. L’impronta orientaleggiante è particolamente evidente nella parte vecchia di Ulcinj: una fortezza, mura difensive, vicoli stretti e moschee disegnano un paesaggio esotico, decisamente diverso rispetto alle altre località costiere del Montenegro. Il secondo aspetto rilevante, dicevamo, è Velika Plaza, la “Grande Spiaggia” che si estende per 13 chilometri fino al confine con l’Albania. Un litorale lunghissimo che ha conosciuto un importante sviluppo turistico ad appannaggio di sportivi (la zona è particolarmente indicata per subacquei e surfisti) e famiglie con figli al seguito. I fondali relativamente bassi rendono infatti la spiaggia indicata per i più piccoli che possono acquisire dimestichezza col mare con maggiore tranquillità. Da vedere, nei dintorni, Ada Bojana, l’isola nel delta del fiume omonimo che segna il confine tra Montenegro e Albania.

Durmitor National Park

Durmitor National Park

Il nord del Montenegro custodisce paesaggi incontaminati. Quelli del Durmitor National Park sono talmente spettacolari da essersi meritati in tempi non sospetti la tutela UNESCO. La città di Žabljak è la base di partenza per andare alla scoperta del parco. Diverse le opzioni a disposizione: quelle più gettonate sono l’escursione sul Bobotov Kuk che, coi suoi 2500 metri, rappresenta la punta più alta del Durmitor, e il rafting sulle sponde del Tara (vd. foto). Specie quest’ultima attività riscontra sempre maggior successo di pubblico, trattandosi del canyon più profondo d’Europa, nonché il secondo al mondo dopo il Grand Canyon in Colorado. Non solo alpinismo e kayak. Il Durmitor National Park consente un’infinità di altre attività all’aperto: sci, parapendio, ciclismo ad alta quota, safaring, pesca sportiva, senza dimenticare l’osservazione diretta delle variegatissime flora e fauna della regione. A parte, infatti, i due fiumi del parco, i pescosissimi Tara e Piva, il Durmitor ospita anche un bellissimo lago: il Crno Jezero (Lago Nero) che, ghiacciato d’inverno, è invece piacevolmente balneabile durante i mesi estivi. Quanto alla fauna: orsi, lupi e aquile popolano gli oltre 300 chilometri quadrati del parco, a testimonianza di quanto incontaminata sia ancora la natura del Montenegro. Da non perdere!

Monastero di Ostrog

Monastero di Ostrog

Il Montenegro è una nazione ricca di spiritualità. Soprattutto nei paesi dell’interno la vita scorre molto più lentamente, favorendo meditazione e preghiera. Non stupisce quindi l’elevato numero di monasteri. Talmente tanti che visitarli tutti è impossibile, almeno in una volta sola. Ce n’è uno, però, la cui fama ormai è globale. Parliamo del Monastero di San Basilio di Ostrog a circa 20 chilometri da Niksic, seconda città per numero di abitanti (ca. 58.000) dopo la capitale Podgorica. La particolarità di questo monastero è che è interamente scavato nella roccia. La struttura è divisa in una parte superiore e una inferiore. La prima è anche quella più ricca di fascino con due chiese sotterranee (Chiesa della Presentazione e Chiesa della Santa Croce) dalle stupende decorazioni parietali. Nella parte inferiore, invece, si trovano la Chiesa della Santissima Trinità, realizzata nel 1824, e una chiesa più recente, del 2005, intitolata a San Stanko, pastore montenegrino ucciso dai turchi. Nonostante le lotte secolari con gli Ottomani, il Monastero di Ostrog è considerato un luogo sacro anche da musulmani e cattolici. Al pari degli ortodossi, infatti, anche queste confessioni riconoscono le virtù miracolistiche di San Basilio, la cui ricorrenza cade il 29 aprile. Da vedere!

Lago di Scutari

Lago di Scutari

Il lago di Scutari è il suggello definitivo della grande bellezza del Montenegro. È il più grande della penisola balcanica con una superficie variabile dai 600 chilometri quadrati del periodo invernale ai circa 370 della stagione estiva. Un habitat unico con una flora e una fauna ricchissime, ideali per gli appassionati del turismo nel verde e gli amanti del birdwatching (aironi, cormorani, pellicani ecc.). Oltretutto è un lago pescosissimo, tant’è che i villaggi tutt’attorno traggono tuttora una parte importante del loro sostentamento dalla pesca di anguille, trote, carpe, lucci ecc. Scutari, ovviamente, merita tantissimo anche da un punto di vista paesaggistico. Lungo il percorso (una parte del lago è in territorio albanese) si incontrano diverse isolette, la più famosa delle quali è senza dubbio Beska. Questa virgola di terra ospita un antico monastero che, dopo secoli di abbandono, è stato nuovamente popolato da monache ortodosse. Non molto distanti il comune di Virpazar, famoso per il mercato del venerdì, e Rijeka Crnojevica in cui Ivan Crnojevic (da cui il nome della località) riparò prima dell’approdo definitivo a Cetinje (vd. punto 7). Insomma, natura, storia, cultura, enogastronomia (ci sono vigneti bellissimi) e la possibilità di numerose attività outdoor (mountain bike su tutte): al lago di Scutari non manca davvero niente per un’indimenticabile vacanza all’aperto. Senza dimenticare un altro aspetto decisivo: la costa adriatica, con le sue lunghe spiagge, è a circa 50 chilometri (da Virpazar a Ulcinj).