Isola di Corvo

Isola di Corvo

Con appena 17 chilometri quadrati, Corvo è la più piccola delle Azzorre. Considerate le dimensioni e il numero di abitanti (ca. 400) non ci sono molte attrazioni, ed è anche il motivo per cui i turisti, quasi sempre, dedicano a quest’isola un paio d’ore provenienti dalla vicina Flores (vedi prossimo punto). Soltanto dal 2007, anno in cui l’UNESCO ha dichiarato Corvo Riserva della Biosfera, oltre alle presenze giornaliere sono aumentate quelle degli appassionati di trekking. Escursionisti e amanti della natura si dirigono tutti alla volta del Caldeirão, il vulcano estinto al centro dell’isola (vedi foto). Lungo il percorso, si incontrano diversi punti panoramici (miradouros) in cui val la pena fermarsi. Quello più in alto è il Morra da Homens (718 mt. s l.m.) con una magnifica vista sul lago vulcanico che occupa il cratere. L’altra cosa da vedere, gioco forza, è Vila do Corvo. Si tratta dell’unico centro abitato dell’isola e si trova a ridosso del porto che assicura i collegamenti con Flores. Insomma, il fascino di Corvo è allo stesso tempo naturalistico e antropologico. Si tratta di capire come si vive su una piccola isola in mezzo l’Atlantico lontano dagli agi e i servizi in cui tutti noi siamo immersi. Un’esperienza significativa per riconsiderare le priorità della vita.

Isola di Terceira

Isola di Terceira

Come suggerisce il nome, “Terceira” è stata la terza isola a essere scoperta dopo São Miguel e Santa Maria. La differenza principale rispetto al resto dell’arcipelago è il contrasto tra le bellezze architettoniche del capoluogo Angra e le bellezze naturalistiche dei paesi tutt’attorno. Il centro storico di “Angra do Heroismo”, infatti, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1993. Alla base del riconoscimento, il grande valore storico dell’architettura rinascimentale della città, per secoli principale porto di rifornimento per le navi impegnate sulle rotte commerciali dell’Atlantico. La dimensione internazionale ha influito profondamente sull’architettura e sull’urbanistica cittadina. Da vedere, in particolar modo, la Catedral do Santissimo Salvatore (o Sé); il Palacio Bettencourt (dal nome della famiglia di mercanti che l’abitava) e il Palacio dos Capitaés Generais, rappresentanza dei capitani generali che amministravano l’arcipelago per conto dei ragnanti del Portogallo. Non è finita, perché anche i forti di São Sebastiao e São João Baptista meritano una visita; come pure merita Alto da Memoria, il punto panoramico più bello di Angra con una vista meravigliosa sull’intera località. Quanto al resto dell’isola, dicevamo, è la natura a farla da padrona. Segnaliamo Algar do Carvão, tunnel lavico all’interno della Caldeira de Guillerme Muniz. La forma sui generis di questa bizzarra scultura naturale, unitamente alla vegetazione lussureggiante tutt’attorno fanno di questo geosito una delle mete principali per gli appassionati di trekking che a Terceira provengono da tutto il mondo. Da non pedere!

Isola Graciosa

Isola Graciosa

Graciosa è l’isola più pianeggiante delle Azzorre. La vetta più alta è la Caldeira (402 mt. s.l.m.), cratere vulcanico da cui si accede a uno dei luoghi più sbalorditivi dell’arcipelago: Furna do Enxofre. Si tratta di una grotta da cui, a sua volta (pel tramite di una scala a chiocciola), si arriva al Lagoa do Styx, piccolo lago vulcanico sotto il livello del mare. Anche se le esalazioni di zolfo e altri gas tossici impediscono di arrivare in fondo al lago, resta la straordinaria bellezza di un geosito che ha giocato un ruolo decisivo nel riconoscimento dell’isola quale Riserva della Biosfera da parte dell’UNESCO. Altro luogo da non perdere è il piccolo impianto termale di Carapacho, così come pure meritano una visita i quattro comuni in cui è diviso il territorio: Santa Cruz, Praia, Guadalupe e Luz. Specie i primi due raccontano in profondità il vissuto dell’isola. Praia, per esempio, è un piccolo borgo marinaro in cui però a spiccare sono i mulini a vento (vedi foto). La coltivazione dell’orzo per molto tempo è stata la coltura principale dell’isola assieme alla vite. Il motivo della preferenza di queste coltivazioni rispetto ad altre, va storicamente ricondotto alla carenza d’acqua. Graciosa, infatti, ha sempre avuto maggiori problemi di siccità rispetto al resto dell’arcipelago, circostanza che ha costretto gli abitanti a doversi ingegnare maggiormente per ottenere quanto necessario a vivere (puntando su coltivazioni che richiedevano minor consumo di acqua). Santa Cruz, invece, spicca per l’eleganza del suo centro storico. Realizzato tra XVl e XIX secolo, si caratterizza per la tipicità delle abitazioni, i vicoli interamente lastricati e i palazzi signorili, tra cui il municipio locale. Da non perdere, infine, il Carnevale, la festa più sentita della località.

Isola di São Jorge

Isola di São Jorge

São Jorge è l’isola più lunga (54 km) e stretta (appena 7 km) delle Azzorre. C’è chi ci vede l’immagine di un drago sdraiato, chissà magari ispirandosi al drago che campeggia nella piazza di Velas, centro principale dell’isola, a fianco la statua del santo patrono (l’altro piccolo centro abitato è Calheta). La sinuosità del territorio non è l’unico dato degno di nota. Sull’isola, infatti, le mucche da pascolo sono decisamente più degli abitanti. Trentamila le prime, mentre la popolazione è inferiore alle diecimila unità. Non a caso, São Jorge è famosa per il suo formaggio, il Queijo, di cui i locali sono molto ghiotti. Per il resto, l’isola è una mecca per gli amanti del trekking. I sentieri escursionistici sono molteplici e quasi tutti lambiscono le fajãs, strette superfici litoranee in molti casi raggiungibili solo a piedi (Faja da Caldeira de Santo Cristo, Faja do Ouvidor, Faja das Cabres, Faja de São Joao ecc.). Anche la salita sul Pico da Esparança (1043 mt.s.l.m.), assieme all’esplorazione dei due isolotti das Rosais e Topo meritano il viaggio. Insomma, abbigliamento e scarponcini da trekking sono indispensabili per girare l’isola. Da fare!

Isola di Pico

Isola di Pico

“L’isola montagna”, così è soprannominata Pico per via del vulcano che, coi suoi 2351 metri sul livello del mare, è il terzo più grande di tutto l’Atlantico (vedi foto). Ovviamente, la salita in cima al monte rappresenta la principale attrazione turistica del territorio. Non l’unica, però. I centri abitati di Madalena, Lajes e São Roque meritano tutti e 3 una visita. A Madalena, per esempio, ci sono importanti siti di immersione (Ilhéu Seitado e Ilhéu em) e, soprattutto, c’è la Grotta das Torres, il tunnel lavico più lungo dell’arcipelago. A Lajes l’attrazione principale è il Museo dei Balenieri (Museu dos Baleiroos) che raggruppa numerose testimonianze relative alla caccia alla balena, a lungo la più importante fonte di sostentamento per gli abitanti dell’arcipelago. Sempre qui, a fine agosto, si celebra una ricorrenza molto sentita: la Semana dos Baleiroos, con concerti e manifestazioni che appunto rievocano il vissuto storico del territorio. Il Museo dell’Industria Baleniera (Museu da Indústria Baleeira), invece, si trova a São Roque, paese di circa 3000 abitanti che storicamente deve alla frazione portuale di Cais do Pico il suo sviluppo economico. Oltre alla tradizione marinara, però, Pico Island è famosa per la produzione vinicola. Il verdelho è la varietà di vite maggiormente coltivata e la sua importanza va oltre l’aspetto commerciale (pure Madeira vanta una produzione importante di verdelho). I paesaggi terrazzati dell’isola, infatti, dal 2004 sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO che ne riconosce e tutela l’elevato contributo culturale. Da non perdere!

Isola di Faial

Isola di Faial

Faial, Pico e São Jorge sono le isole centrali dell’arcipelago delle Azzorre. Le distanze sono piuttosto ridotte e i collegamenti marittimi assicurati tutto l’anno. Questa circostanza ha notevolmente favorito lo sviluppo turistico, al punto che una vacanza nel “Triangulo” – così è chiamata questa parte di arcipelago -, è una delle opzioni più gettonate tra quanti desiderano visitare le Azzorre. Delle tre Faial è la più occidentale. Pur non essendo grandissima (si visita agevolmente in un giorno) vi abitano circa 15.000 persone. Il centro principale è Horta, paesino di 6000 abitanti, approdo di velisti provenienti da tutto il mondo. È qui che si trova il Peter Cafè Sport, il bar più famoso dell’Atlantico, meta di marinai, appassionati di immersioni e whale watching. Da Horta, per la precisione dal borgo di Ribeirinha, parte anche un’escursione bellissima che taglia longitudinalmente da est a ovest l’isola. Un coast to coast che consente di approfondire la natura sismica e vulcanica del territorio. Ribeirinha, ad esempio, è geologicamente la parte più vecchia di Faial, originatasi a seguito di un’eruzione vulcanica all’incirca 800.000 anni fa. Non solo, perché è anche il sobborgo che più ha patito le conseguenze del terremoto che squassò l’isola nel 1988. Proseguendo si incontra Caldeira, cratere di un vulcano spento con un dislivello di oltre 400 metri interamente percorribili. La vegetazione rigogliosissima ne fa una delle attrazioni principali dell’intero arcipelago, anche per il contrasto con Capelinhos, il vulcano nuovo (vedi foto). Questo complesso, infatti, si è originato a seguito di una serie di eruzioni avvenute tra il 1957 e il 1958. Anche in questo caso le conseguenze sul piano sociale furono notevoli, costringendo una parte consistente di popolazione a emigrare. Soprattutto, il paesaggio è completamente diverso da Caldeira poiché l’azione erosiva di acqua e vento, insieme a una strato ancora consistente di cenere, disegnano uno scenario quasi desertico.

Isola di Santa Maria

Isola di Santa Maria

Santa Maria, la più meridionale tra le isole azzorre, non ha la stessa affluenza turistica di São Miguel. Anzi, buona parte dei visitatori proviene da quest’ultima grazie ai frequenti collegamenti marittimi e aerei con Ponta Delgada (vedi punto 2). Il centro più grande è Vila do Porto, dove vive oltre la metà della popolazione (ca. 3000 abitanti su un totale di 5.500 residenti) e dove sono concentrati la maggior parte degli alberghi, dei negozi e dei locali dell’isola. Il trekking è in assoluto l’attività più praticata. Diversi i sentieri a disposizione: dall’intero periplo dell’isola, al percorso (PR 5) che unisce Vila do Porto a Praia Formosa, una delle spiagge più belle dell’intero arcipelago (vedi foto). Questa spiaggia, sul versante meridionale dell’isola, è anche la sua principale attrazione turistica. A fine agosto si svolge uno dei festival musicali più seguiti del Portogallo. Si chiama Maré de Agosto (www.maredeagosto.com) e ospita il meglio della tradizione cantautorale lusitana, insieme a diversi artisti internazionali. Oltre a Praia Formosa merita una visita il Farol de Gonçalo, di gran lunga il faro più bello delle Azzorre. Vi si arriva da Ponta de Castelo, località del versante sud-orientale dell’isola, seguendo le indicazioni di un sentiero escursionistico di circa 7 chilometri (PR 4). Lo scenario a picco sull’Atlantico è da togliere il fiato. Un tempo da qui veniva monitorato il transito delle balene, la cui caccia rappresentava una delle principali fonti di sostentamento per gli abitanti delle isole.

Caldeira Velha (Isola di São Miguel)

Caldeira Velha (Isola di São Miguel)

Il termalismo non è una prerogativa della sola Furnas. Poco distante da Riberia Grande, sulla costa nord di São Miguel, c’è un’altra località termale che merita assolutamente una visita: Caldeira Velha. Si tratta di un parco termale naturale in cui è possibile fare il bagno in due polle d’acqua calda (ca. 37°C). La prima piscina è una sorta di mini-jacuzzi, mentre nella seconda è possibile fare un bagno vero e proprio. La sorgente d’acqua calda termale che alimenta il parco si trova più in alto rispetto alle piscine e, volendo, è raggiungibile con l’ausilio di guide esperte locali. In alcuni punti, infatti, l’attività fumarolica è particolarmente intensa e perciò bisogna fare attenzione a dove si cammina. Tornando al parco, la vegetazione tutt’attorno è lussureggiante. Diverse le specie di felci presenti che danno l’idea di un ambiente esotico, quasi primordiale. Il parco è attrezzato con docce, spogliatoi e servizi igienici per venire incontro alle esigenze dei turisti sempre più numerosi durante il periodo estivo. C’è anche un piccolo centro visite che fornisce una serie di informazioni utili sulla geologia e l’idrologia della regione (le acque sono le stesse del lago vulcanico “Lagoa da Fogo”). Quanto all’abbigliamento, due sole accortenze: indossare ciabatte, plantari o scarpe adatte alla scivolosità del fondale pietroso ed evitare costumi chiari o, peggio ancora, bianchi. La grande quantità di ferro presente nell’acqua potrebbe macchiarli irrimediabilmente. Da vedere!

Sete Cidades (Isola di São Miguel)

Sete Cidades (Isola di São Miguel)

Il cratere di Sete Cidades è una tappa imperdibile di un viaggio alle Azzorre. All’interno di questa caldera, nel versante nord-occidentale dell’Ilha de São Miguel, scorre un lago vulcanico (Lagoa do Canário) di colore verde e blu. Secondo una leggenda popolare, la diversa colorazione delle acque avrebbe avuto origine dal pianto disperato di un pastore e una principessa, impossibilitati a vivere apertamente la propria storia d’amore. Il lago è attraversabile in kayak, attività che sta riscuotendo sempre maggior successo di pubblico. Anche il bosco tutt’attorno attrae numerosi visitatori giustamente catturati dalla straordinaria bellezza del luogo. Già lungo la strada, infatti, sono diversi i punti panoramici che meritano una sosta. Il più famoso di tutti è il Miradouro VIsta do Rei (550 mt.s.l.m.) così chiamato all’inizio del ‘900 in seguito a una visita di re Carlo I e della consorte Amelia d’Orleans. Da non perdere!

Ponta Delgada (Isola di São Miguel)

Ponta Delgada (Isola di São Miguel)

La presenza dell’aeroporto intitolato a Giovanni Paolo II ha fatto di Ponta Delgada il principale centro urbano delle Azzorre. Le ore di volo dalla capitale Lisbona sono soltanto due e una parte consistente del flusso turistico passa da questa direttrice. L’altra parte, invece, passa da Portas do Mar, il lungomare cittadino attrezzato per accogliere giornalmente traghetti e navi da crociera. Al netto di qualche inconveniente più tipico di una città che di un’isola, Ponta Delgada offre diversi spunti interessanti. Dal panorama della collina dell’Ermida da Nossa Senhora da Mae de Deus, ai giardini pubblici Antonio Borges e do Palacio de Sant’Ana, fino a Capelas, paesino distante circa 13 chilometri. Qui un un tempo si praticava la caccia alla balena con tanto di industria conserviera per la trasformazione del prodotto. Tuttavia, la principale attrazione turistica di Ponta Delgada è la statua del Cristo all’interno della chiesa del Convento femminile da Esperanca. Questa statua, la più venerata delle Azzorre, viene portata in processione in occasione della Festa do Senhor Santo Cristo (ogni anno dal 4 al 10 maggio). Una ricorrenza molto sentita come tutte le altre feste religiose dell’arcipelago. Parteciparvi, dunque, rappresenta un’occasione importante per verificare quanto il folclore religioso contribuisca alle fortune turistiche del territorio (la cosidetta “F” di “Festa” dopo le altre due di “Flora” e “Fauna”). Per maggiori informazioni visita il sito: www.santo-cristo.com.

Furnas (Isola di São Miguel)

Furnas (Isola di São Miguel)

Il nostro racconto delle Azzorre comincia da Furnas, principale località turistica di São Miguel, la più grande delle isole che compongono l’arcipelago. L’atmosfera è completamente diversa rispetto alle auto e alla folla del capoluogo Ponta Delgada, distante circa un’ora d’auto (vedi punto 2). A Furnas, infatti, sono il lago e le decine di soffioni sulfurei tutt’attorno a farla da padrone. Dunque una rinomata stazione termale, con diverse frecce al suo arco. Per i bagni sono due i luoghi da non perdere: uno è il Parque Terra Nostra, albergo-giardino che, proprio al centro della struttura, ospita una grande piscina termale all’aperto il cui utilizzo è consentito anche a chi non soggiorna in hotel (vedi foto); l’altro è il Poca da Dona Beija, parco termale composto da 5 piscine all’aperto di temperatura compresa tra i 25 e i 39°C. L’ideale per rilassarsi dopo una giornata dedicata al trekking lungo le rive del lago di Furnas (lagoa das Furnas). Anche qui le cose da vedere sono molte: innanzitutto, le caldeiras, grosse buche nelle quali gli abitanti del posto seppelliscono il cazeido, stufato di carne cotto naturalmente a vapore per 6 o 8 ore. Merita una visita anche il Mato José do Canto, parco-giardino che si sviluppa lungo la riva sud-occidentale del lago. Nei dintorni, infine, segnaliamo Nordeste. Lungo la strada che da Furnas porta a questo piccolo borgo di circa mille abitanti si susseguono diversi punti panoramici (miradouros) di straordinaria bellezza. Occhio perciò a non dimenticare la macchina fotografica.

Occhio alle trappole per turisti

Occhio alle trappole per turisti

In un territorio grande come la Normandia non mancano certo locali, trattorie e ristoranti. In alcuni si mangia bene, nel pieno rispetto della gastronomia regionale; in altri, invece, la cucina è decisamente al di sotto delle aspettative. A ben vedere questo succede in quasi tutte le località turistiche e, più in generale, molto dipende anche dal valore che si attribuisce al cibo in vacanza. Se siete tra i fedeli al motto “eat local”, allora è bene scegliere senza fretta dove andare a mangiare, magari aiutandovi con le recensioni in rete e/o i consigli di qualcuno/a del posto. Nel caso della Normandia, per esempio, c’è chi addirittura suggerisce di seguire la traccia dei tir. Della serie: se volete mangiare bene, abbondante, spendendo il giusto, fidatevi dei camionisti!

Non sottovalutare il pericolo della marea a Mont-Saint-Michel

Non sottovalutare il pericolo della marea a Mont-Saint-Michel

Ne abbiamo già parlato (vedi punto 3) ma repetita iuvant. Il mare attorno Saint-Michel si ritira per chilometri (bassa marea) con molta velocità e, con altrettanta velocità, vi fa ritorno (alta marea). Perciò meglio non sottovalutare i rischi connessi all’andamento repentino delle maree, magari avventurandosi in escursioni solitarie. Da non fare!

Rouen

Rouen

Ultima tappa del nostro racconto è Rouen, capoluogo della Senna Marittima. La città conta poco più di 100.000 abitanti (500.000 considerando l’area metropolitana) ed è un importante scalo portuale. Infatti, pur distando 90 chilometri dalla costa, sono migliaia le imbarcazioni che ogni anno navigano le acque della Senna “in partenza da” o “in arrivo a” Rouen. A giovarne non è stato solo il commercio, ma anche l’economia turistica. Basti pensare a un grande evento come “Armada”, raduno internazionale di velieri provenienti da diversi paesi nel mondo. Nel 2019 ci sarà un nuovo appuntamento di quest’importante manifestazione che grazie all’imponente sforzo organizzativo richiama in città migliaia di turisti (www.armada.org). E, di cose da vedere, in special modo nella parte vecchia di Rouen, ce ne sono davvero moltissime. Case a graticcio, strade lastricate, chiese e musei dappertutto: visitare Rouen è una delle esperienze più gratificanti di un viaggio in Normandia. Imperdibile la Cattedrale Notre Dame de l’Assomption, una delle chiese più importanti di Francia, sede dell’arcidiocesi cittadina. Una testimonianza significativa dell’architettura medievale della Normandia in cui a spiccare sono soprattutto le tre torri: la Torre di San Romano, la Torre di Burro (così chiamata perché costruita coi proventi delle indulgenze per il consumo di burro in tempo di Quaresima) e la Torre Lanterna, alta ben 151 metri. Non è finita perché Rouen è famosa anche per essere la città in cui venne arsa al rogo Giovanna d’Arco. Il martirio dell’eroina di Francia avvenne il 30 maggio 1431 in Place de Vieux Marché, l’antica piazza del mercato cittadino. Meritano inoltre una visita la chiesa di Saint Maclou e Gros Horloge, l’arco rinascimentale nella piazza omonima sormontato da un orologio astronomico del XVI secolo. Quanto ai musei, dicevamo, sono tantissimi: “Belle Arti”, “Storia della Medicina”, “Educazione” ecc. Per l’approfondimento degli spazi museali di Rouen consultare il sito: www.rouen-musees.com.

Abbazia di Jumièges

Abbazia di Jumièges

In Normandia ci sono capolavori della natura come le falesie di Étretat e altri capolavori, invece, che testimoniano la grandezza dell’uomo. L’Abbazia di Jumièges, a circa 30 chilometri da Rouen (vedi prossimo punto), appartiene di diritto a questa seconda categoria. Al punto che è riduttivo circoscrivere al solo ambito regionale la straordinaria bellezza di questo luogo, non a caso considerato il più bel rudere di Francia. E già, perché visitare l’Abbazia di Jumièges, significa attraversare circa 9 secoli di storia: più precisamente dal IX, periodo in cui venne realizzata l’Abbazia di Notre Dame, al XVII, periodo nel quale vennero fatti gli ultimi lavori di ampliamento della struttura prima che i frati benedettini andassero via il secolo dopo. Al complesso si accede da un portico del XIV secolo, mirabile esempio di architettura gotica. Una volta entrati si scorgono la già richiamata Abbazia di Notre Dame, con le sue due torri di circa 50 metri l’una, e l’annessa chiesa di Saint Pierre che presenta interessanti elementi pre-romanici. Ricco di fascino anche il parco tutt’attorno. All’incirca 15 ettari di verde in cui è si scorge tutt’ora l’articolato sistema di terrazzamenti realizzato dai monaci che abitavano il convento. L’Abbaye de Jumièges è aperta tutti i giorni (tranne 1 gennaio, 1 maggio, 1 novembre e 11 dicembre, 25 dicembre). Dal 15 aprile al 15 settembre è visitabile dalle 09.30 alle 18.30. Dal 16 settembre al 14 aprile dalle 09.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17.30. Non è consentito l’ingresso agli animali. Per maggiori informazioni su storia, percorso e tariffe d’ingresso consultare il sito: www.abbayedejumieges.fr.