Le fortune commerciali di San Gimignano in epoca medievale accesero la competizione tra le famiglie più facoltose che iniziarono a costruire torri come segno distintivo del benessere raggiunto. Un benessere legato alla produzione agricola, in particolare lo zafferano, e soprattutto legato alla vicinanza con la via Francigena, snodo commerciale di fondamentale importanza. Fu così che all’apice delle sue fortune economiche San Gimignano contava ben 72 torri che, in un territorio tutto sommato circoscritto, davano benissimo l’idea dei patrimoni accumulati. C’era però un limite da non valicare. Stando a una legge del 1255 nessuna torre poteva superare in altezza la Torre Rognosa (il riferimento alle “rogne” ne spiegava la funzione carceraria) che elevandosi dal Palazzo Vecchio del Podestà simboleggiava appunto il potere politico cittadino. La potente famiglia Salvucci contravvenne al precetto innalzando in piazza delle Erbe due torri gemelle oltre i 51 metri consentiti. Una scelta dettata dalla rivalità con la famiglia Ardinghelli che aveva torri e palazzo proprio di fronte. Va da sé, i Salvucci furono costretti a ridurre l’altezza delle proprie torri anche se nel ‘300 venne poi eretta una nuova torre, Torre Grossa, che di metri ne misurava 54 (vd. foto). Torre Grossa, Torri dei Salvucci, Torre Rognosa sono fortunatamente arrivate fino ai giorni nostri contribuendo grandemente alle fortune di San Gimignano nel frattempo prontamente ribattezzata dalla pubblicistica turistica la “Manhattan del Duecento“. Le altre torri, invece, sono andate quasi tutte perse: delle 72 che erano se ne contano oggi solo 14 di cui solo alcune visitabili. Tra queste ricordiamo la Torre Campetelli, Bene FAI a 200 metri da Porta San Giovanni.