Le Fonti Medievali

Le Fonti Medievali

Superata Porta delle Fonti, uno degli ingressi della cinta muraria di San Gimignano, si arriva, al termine di una ripida discesa, alle cosidette Fonti Medievali, dieci vasche in pietra dove un tempo ci si recava per fare il bucato. Ciascuna vasca è incorniciata in un’arcata: sei di queste, in stile romanico, sono più piccole; le altre quattro, invece, sono più grandi e in stile gotico. Insomma, uno spaccato di vita medievale sangimignanese che serve a ricostruire il genius loci di questa meravigliosa cittadina della Val d’Elsa in Toscana. Da vedere!

Rocca di Montestaffoli

Rocca di Montestaffoli

Tra le tappe imperdibili di una vacanza a San Gimignano c’è sicuramente la Rocca di Montestaffoli, a cui si arriva facilmente da Piazza del Duomo attraversando Piazza delle Erbe. Questa fortezza si trova nella parte più alta della città e venne costruita nel 1383 dai fiorentini ai quali i sangimignanesi avevano offerto la città in cambio di protezione. Ovviamente della rocca non resta nulla, eccezion fatta per le mura perimetrali mentre tutti gli ambienti sono andati distrutti. Il motivo per cui la si raggiunge è la vista panoramica di San Gimignano che si estende fino alle campagne della Valdelsa. Da fare!

Le Torri di San Gimignano

Le Torri di San Gimignano

Le fortune commerciali di San Gimignano in epoca medievale accesero la competizione tra le famiglie più facoltose che iniziarono a costruire torri come segno distintivo del benessere raggiunto. Un benessere legato alla produzione agricola, in particolare lo zafferano, e soprattutto legato alla vicinanza con la via Francigena, snodo commerciale di fondamentale importanza. Fu così che all’apice delle sue fortune economiche San Gimignano contava ben 72 torri che, in un territorio tutto sommato circoscritto, davano benissimo l’idea dei patrimoni accumulati. C’era però un limite da non valicare. Stando a una legge del 1255 nessuna torre poteva superare in altezza la Torre Rognosa (il riferimento alle “rogne” ne spiegava la funzione carceraria) che elevandosi dal Palazzo Vecchio del Podestà simboleggiava appunto il potere politico cittadino. La potente famiglia Salvucci contravvenne al precetto innalzando in piazza delle Erbe due torri gemelle oltre i 51 metri consentiti. Una scelta dettata dalla rivalità con la famiglia Ardinghelli che aveva torri e palazzo proprio di fronte. Va da sé, i Salvucci furono costretti a ridurre l’altezza delle proprie torri anche se nel ‘300 venne poi eretta una nuova torre, Torre Grossa, che di metri ne misurava 54 (vd. foto). Torre Grossa, Torri dei Salvucci, Torre Rognosa sono fortunatamente arrivate fino ai giorni nostri contribuendo grandemente alle fortune di San Gimignano nel frattempo prontamente ribattezzata dalla pubblicistica turistica la “Manhattan del Duecento“. Le altre torri, invece, sono andate quasi tutte perse: delle 72 che erano se ne contano oggi solo 14 di cui solo alcune visitabili. Tra queste ricordiamo la Torre Campetelli, Bene FAI a 200 metri da Porta San Giovanni.

Museo della tortura

Museo della tortura

Sapevate che la ghigliottina deve il suo nome al medico francese Joseph-Ignace Guillotin che sponsorizzava questo metodo di esecuzione ritenendolo più umano? O ancora, che la cintura di castità più che a garantire l’illibatezza delle donne fino al matrimonio serviva a quest’ultime per difendersi in situazioni di particolare vulnerabilità (presenza militare ostile, lunghi viaggi eccetera). L’aneddotica sugli strumenti di tortura è molto vasta e il museo di San Gimignano, articolato in due sale (Piazza della Cisterna e Via San Giovanni), offre una vasta panoramica (altri strumenti: Forcella dell’eretico, Spaccaginocchi, Vergine di Norimberga ecc.). Maggiori info: www.torturemuseum.it.

Chiesa di Sant’Agostino

Chiesa di Sant'Agostino

Come già visto per il Duomo, anche nel caso della chiesa di Sant’Agostino a colpire maggiormente è il contrasto tra l’austerità della facciata dalle marcate linee romanico-gotiche e la ricchezza degli interni quasi interamente affrescati. Degni di particolare menzione i dipinti nelle cappelle alle spalle dell’altare maggiore, rispettivamente opera di Benozzo Gozzoli (Storie della vita di Sant’Agostino) e Bartolo di Fredi (Vita della Vergine); come pure merita la Cappella di San Bartolo nella controfacciata della chiesa. In particolare, di rilievo è il pavimento maiolicato opera del ceramista fiorentino Andrea della Robbia (1435 – 1525). Da vedere!

Piazza della Cisterna

Piazza della Cisterna

Se Piazza Duomo storicamente è sempre stata la piazza del potere (sia politico che religioso), Piazza della Cisterna, invece, è sempre stata per San Gimignano lo spazio del mercato e delle feste. Tra l’altro, le due piazze sono collegate tra loro, circostanza quanto mai rivelatrice dell’organizzazione viaria in epoca medievale. A tal riguardo bisogna aggiungere che Piazza della Cisterna – così chiamata per la presenza di una grossa cisterna per la raccolta dell’acqua – sorgeva all’incrocio tra due direttrici commerciali molto importanti nel Medioevo: la via Francigena e la Pisa-Siena. Altro motivo di fascino, la presenza tutt’attorno di diversi palazzi nobiliari. Ne segnaliamo due: Palazzo Razzi e Palazzo Tortoli. Da vedere! 

Palazzo Comunale

Palazzo Comunale

Secondo uno schema consolidato nell’urbanistica medievale sulla piazza principale affacciano sia la chiesa che il comune. Insomma, potere religioso e potere politico condividono gli stessi spazi e San Gimignano da questo punto di vista non fa eccezione. Anche il Palazzo Comunale, infatti, dà su Piazza Duomo ed è facilmente riconoscibile per via dell’iconica facciata a finestre e archi. Ben visibile, al primo piano, il balcone da cui il podestà in epoca medievale parlava alla cittadinanza (Palazzo del Podestà, infatti, è l’altro topos con cui è noto l’edificio). I piani superiori del Palazzo Comunale ospitano il museo civico che vanta una ricca pinacoteca (secondo piano). Da vedere, inoltre, la Sala di Dante, così chiamata per celebrare il breve soggiorno in città del poeta fiorentino nel 1299. Maggiori info: www.sangimignanomusei.it.

Duomo di San Gimignano

Duomo di San Gimignano

Quello che maggiormente colpisce della basilica collegiata di Santa Maria Assunta – questo il nome della Cattedrale di San Gimignano – è il contrasto tra la facciata austera, in stile romanico, risalente al XIII secolo, e la ricchezza decorativa delle 3 navate interne affrescate dai fratelli Lippo e Federico Menni (Storie del Nuovo Testamento) e da Bartolo di Fredi (Storie del Vecchio Testamento). Un contrasto che fondamentalmente riflette i tempi di realizzazione della chiesa che vanno dal X secolo alla fine del ‘400 quando, su progetto dell’architetto Giuliano da Maiano, il Duomo di San Gimignano venne notevolmente ampliato. Menzione particolare per la Cappella di Santa Fina in fondo alla navata destra. Unanimemente riconosciuta come un capolavoro del rinascimento toscano, la cappella ospita le reliquie di questa giovane santa e venne appunto realizzata da quel Giuliano da Maiano sopra citato in collaborazione col fratello Benedetto. Le pareti della cappella, invece, sono state affrescate da Domenico Ghirlandaio, pittore fiorentino alla corte di Lorenzo il Magnifico. Il duomo di San Gimignano affaccia sulla piazza omonima (Piazza Duomo), in posizione rialzata, al termine di un’ampia scalinata in pietra. Da vedere! Per maggiori info su storia, orari, prezzi e modalità di visita: www.duomosangimignano.it.

Cosa mangiare a Modena

Cosa mangiare a Modena

Quella di Modena è la provincia italiana col maggior numero di prodotti DOP e IGP. Basta questo dato da solo a giustificare una vacanza in città: dall’aceto balsamico (da vedere l’Acetaia comunale nel Palazzo Comunale), ai tortellini, fino al prosciutto, senza dimenticare cotechino, zampone e lambrusco, la varietà è tale da soddisfare i palati più esigenti. Numerosi anche i produttori, e non potrebbe essere altrimenti: l’industria agroalimentare da queste parti ha sempre rappresentato un indotto occupazionale notevole, forse addirittura meno volatile rispetto al numero di addetti dell’industria automobilistica.

Mercato Albinelli

Mercato Albinelli

Avviamo a conclusione il nostro racconto di Modena col luogo che forse più di ogni altro ne riassume il genius loci: il Mercato Storico Albinelli. Realizzato all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso, questo mercato in stile liberty è presto assurto a simbolo della modenesità. Questo sia perché è possibile trovare tutti i prodotti della gastronomia locale, sia perché rappresenta un punto d’incontro irrinunciabile per i modenesi che non a caso lo chiamano “la piazza”. Inevitabile con queste premesse essersi trasformato con gli anni anche in attrazione turistica con la possibilità per i visitatori di acquistare, oltre al cibo, i classici souvenir a suggello della vacanza trascorsa. Vedi il sito: www.mercatoalbinelli.it.

Casa Museo Luciano Pavarotti

Casa Museo Luciano Pavarotti

Appena fuori dalle mura cittadine, al civico 6 Stradello Nava, la Casa Museo Luciano Pavarotti è un altro must see place di Modena. Realizzata a metà degli anni ’80 del secolo scorso, questa dimora, fortemente voluta dal tenore stesso, raccoglie abiti di scena, foto, quadri, video e un’infinità di altri cimeli che ripercorrono la carriera del più grande tenore di tutti i tempi alla cui memoria Modena ha intitolato anche il Teatro comunale (da abbinare eventualmente alla visita). Maggiori info: Casa Museo Luciano Pavarotti.

Museo Enzo Ferrari

Museo Enzo Ferrari

Come ricordato in apertura l’Emilia Romagna è terra di motori. Ducati, Lamborghini e Ferrari sono un vanto per la regione e l’Italia intera. A Modena c’è il museo dedicato a Enzo Ferrari, storico fondatore e patron del Cavallino Rampante. Uno spazio museale per raccontare l’evoluzione storica, tecnologica e del design di un marchio automobilistico il cui racconto non è scindibile da quello del suo patron. Per completare l’esperienza basta raggiungere Maranello dove invece c’è il Museo Ferrari vero e proprio con un’esposizione permanente dedicata alla Formula 1 e ai Campionati del Mondo, più diverse sale tematiche. Un comodo servizio navetta collega regolarmente le due strutture. Maggiori info sui rispettivi siti: museomodena.ferrari.com/it e museomaranello.ferrari.com/it.

Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

Al pari della Galleria Estense, il Palazzo Ducale di Modena testimonia la grandezza degli Este. Dopo la Devoluzione di Ferrara al Papa nel 1598, questa nobile famiglia riparò a Modena facendone la capitale del ducato. Serviva però un edificio di rappresentanza: da qui la decisione del duca Cesare d’Este di ristrutturare, ampliandolo, il castello fatto erigere secoli addietro (1291) dall’antenato Obizzo II d’Este. Fu però Francesco I d’Este, nel 1634, a dare dignità di reggia al palazzo affidando il progetto all’architetto Bartolomeo Avanzini anche se, nel tempo, furono in molti a lavorare all’ultimazione dell’edificio. Edificio in cui gli Este hanno di fatto abitato fino all’Unità d’Italia. Nel 1860, poi, il Palazzo Ducale di Modena passò ai Savoia e fu il re Vittorio Emanuele II, in occasione di una visita in città, a destinarlo all’Accademia Militare. Tuttavia, il passaggio a luogo di formazione militare non ha diminuito l’appeal dell’edificio unanimemente riconosciuto (specie la facciata esterna) come un capolavoro dell’architettura barocca. Da vedere! 

Galleria Estense

Galleria Estense

La Galleria Estense di Modena è parte di un più vasto complesso museale che passa anche da Sassuolo e Ferrara. Il polo modenese si trova nel Palazzo dei Musei, non distante dal centro cittadino, ed è articolato in 20 sale (4 saloni e 16 salette) in cui sono esposti quadri per un arco temporale dal XIV al XVIII secolo (Correggio, Dosso Dossi, Guercino, Annibale Carracci eccetera), sculture, maioliche, mobili, arredi, strumenti musicali, raccolte numismatiche per lo più appartenute alla famiglia d’Este, ma non solo. Non è finita, perché la Galleria Estense di Modena ospita pure una Biblioteca e il Lapidario, area museale che raccoglie i resti dell’antica Mituna romana (Modena). Maggiori informazioni: Galleria Estense Modena.

Chiesa di San Pietro

Chiesa di San Pietro

Dal punto di vista artistico e architettonico l’Abbazia benedettina di San Pietro di Modena è seconda solo alla Cattedrale da cui dista appena poche centinaia di metri. Diversi gli elementi degni di nota: dalla facciata in cotto decorata con ben 6 rosoni, alle 5 navate interne, fino alle innumerevoli opere d’arte presenti; opere che rappresentano quasi una rassegna degli artisti modenesi del ‘400 e del ‘500. En passant, senza pretesa di esaustività, segnaliamo l’organo a canne del 1525; l’Altare delle Statue di Antonio Begarelli e gli affreschi presenti in sagrestia realizzati da Girolamo da Vignola. Da vedere!