Guinness Storehouse

Guinness Storehouse

Per la Guinness Storehouse vale quanto già scritto a proposito di Temple Bar. Anche il Museo della Guinness è un esperimento riuscitissimo dal punto di vista architettonico che però, almeno secondo molti dublinesi “doc”, avrebbe smarrito il tratto comunitario che per secoli ha legato la vecchia fabbrica di Arthur Guinness alla città. Sarà. Resta il fatto che la Guinness Storehouse è in assoluto il luogo più visitato di Dublino e di tutta l’Irlanda. Dal 2000 ad oggi quest’edificio di 7 piani la cui struttura richiama, manco a farlo apposta, quella di una pinta di birra, è stato visitato da milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Durante la visita guidata vengono illustrati gli ingredienti (acqua, orzo, luppolo e lievito), il procedimento (dalla bollitura alla miscelatura), il trasporto, l’antico mestiere dei bottai fino, ovviamente, alla biografia del fondatore. Alla fine, immancabile, arriva la degustazione presso il “Gravity Bar”, all’ultimo piano del museo. Una sala enorme, circondata da vetrate, in cui fermarsi e gustare la Guiness in compagnia di una bellissima vista dall’alto della città. Insomma, si tratterà anche di un’abile strategia di marketing però merita ugualmente una visita. Per maggiori informazioni su prezzi e orari di apertura consultare il sito ufficiale: www.guinness-storehouse.com

Galleria Nazionale

Galleria Nazionale

La storia del museo più importante d’Irlanda è una storia di opere d’arte (la Galleria ospita quadri delle principali scuole di pittura europee dal XIV al XX secolo) e di alcuni grandi uomini. Grandi anche quando sono “sbagliati” come Martin “The General” Cahill, il gangster che per un trentennio ha imperversato in una Dublino già lacerata dal conflitto tra cattolici e protestanti. Assieme alla sua banda, Cahill nel 1992 si rese protagonista di uno spettacolare furto all’interno della National Gallery of Ireland. Vennero trafugati diversi dipinti della “collezione Beit” (una delle 4 in cui è suddiviso il museo) tra cui il famosissimo “Lady writing a letter with her maid” (trad. “Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica”) quadro del pittore fiammingo Jan Vermeer. Un caso di cronaca eclatante che inevitabilmente ha destato la curiosità dell’industria cinematografica che all’episodio, e più in generale alla vita del bandito, nel 2000 ha dedicato un film (“The General”) con Kevin Spacey nel ruolo di protagonista. Ma, dicevamo, non c’è solo Cahill nella storia del museo. Guai a dimenticare lo scrittore e drammaturgo irlandese George Bernard Shaw che addirittura ha lasciato in eredità alla galleria un terzo dei dei suoi diritti d’autore. Oppure, andando a ritroso, William Dargan, magnate delle ferrovie irlandesi e fondatore del museo. Oltre al quadro di Vermeer su richiamato, da non perdere la “Cattura di Cristo” di Caravaggio. Per maggiori informazioni sul museo: www.nationalgallery.ie

Grafton Street

Grafton Street

La strada dello shopping per eccellenza, piena zeppa di boutique e negozi di ottimo livello per venire incontro alle esigenze dei più disparati gruppi sociali. Da chi è interessato all’acquisto di gioielli e abiti firmati, ad artisti e intellettuali che nell’ambiente di quest’isola pedonale a sud del fiume Liffey trovano tutto quel che cercano: libri naturalmente, ma anche musica da acquistare, oppure da ascoltare in strada tra cantautori e interpreti di ogni genere.

Temple Bar

Temple Bar

Dopo aver inseguito il “genius loci” di Dublino tra università, castelli e chiese, è giusto fermarsi a bere qualcosa in uno dei numerosi pub di Temple Bar, centro turistico cittadino. Un dedalo di strade in cui si susseguono pub, ristoranti, boutique e negozi di qualità. La zona, nel XIX secolo frequentata da ubriachi e malfattori, negli anni ’50 del secolo scorso visse una prima fase di rinascita, culminata nell’apertura di numerose botteghe artigiane. Poi una nuova fase di oblio, interrotta soltanto all’inizio degli anni ’90 in concomitanza alla designazione di Dublino quale capitale europea della cultura (1991). Da lì la comparsa di numerose attività commerciali inserite però in un più ampio progetto di riqualificazione territoriale. Un’opera sicuramente riuscita sotto il profilo urbanistico, anche se a scapito di quell’impronta popolare che per secoli aveva caratterizzato la zona. Oggi Temple Bar è frequentata soprattutto da giovani che, specie nei fine settimana, si riversano nei pub per fare baldoria. Spesso più del consentito, con qualche problema di ordine pubblico. Al netto di queste criticità, che di sicuro cozzano con le esigenze di un tipo di turista meno festaiolo e più acculturato, Temple Bar merita anche dal punto di vista culturale: la “Gallery of Photography”, i “National Photographic Archivies” e i vicoli di “Fishamble Street” sono solo alcune delle tappe di questo circuito cittadino. Da non perdere!

Cattedrale di Christ Church

Cattedrale di Christ Church

A differenza della Cattedrale di San Patrizio, Christ Church (o “Church of the Holy Trinity”) una cripta ce l’ha eccome. Anzi, la cripta medievale è il luogo di maggior attrazione dell’edificio, quello in cui sono custoditi la maggior parte dei suoi beni e reperti più preziosi: dai ceppi anticamente usati dalle autorità religiose a danno dei civili, a monete rare e stemmi regali. Guai però a dimenticare “Tom & Jerry”, un gatto e un topo mummificati rinvenuti all’interno di una canna d’organo nel 1860 e successivamente ribattezzati dai dublinesi come lo storico cartone animato. La cripta, la cui edificazione risale al XII secolo, è l’unica parte della chiesa ad aver conservato l’iniziale impronta architettonica. Per il resto questa chiesa, cattedrale della diocesi anglicana e sede del Santo Patrono di Dublino Lawrence O’ Toole, ha subito numerose ristrutturazioni con l’inevitabile sovrapposizione di diversi stili. All’originaria impronta romanico-gotica si è aggiunto lo stile vittoriano susseguente all’ultima ristrutturazione tra il 1871 e il 1878 dopo secoli di abbandono e oblio. Per maggiori informazioni sulla storia, le visite, gli eventi e le attività pastorali visita il sito: christchurchcathedral.ie (disponibile anche la versione italiana).

Cattedrale di San Patrizio

Cattedrale di San Patrizio

Secondo leggenda la Cattedrale sorgerebbe nel punto esatto in cui San Patrizio battezzava i pagani irlandesi che decidevano di convertirsi. E in effetti sotto questa chiesa, la più grande d’Irlanda, scorre il fiume sotterraneo Paddle motivo per il quale, nonostante le diverse ristrutturazioni dell’edificio nel corso dei secoli, non è mai stato possibile costruire una cripta. Ancora oggi, all’interno della chiesa, una croce posta su una lastra di pietra indicherebbe la posizione del pozzo cui avrebbe attinto il santo per la sua attività di conversione. Non è l’unica leggenda. Un’altra, datata 1492, racconta di una disputa tra i sostenitori del conte di Kildare e il conte di Ormond. Un nipote di quest’ultimo – secondo il racconto – si barricò nella sala capitolare della chiesa e questo rese necessario un compromesso tra le parti per porre fine alle ostilità. Compromesso che vide protagonista il conte Kildare che, per dimostrare la sua buona fede, praticò un foro nella porta della sala e vi infilò un braccio col rischio concreto che gli venisse amputato. E invece, fortunatamente, la mano gli fu stretta il che contribuì a comporre la lite. Da quest’episodio, il proverbio irlandese “to chance your arm” che significa appunto esser disposti a correre qualche rischio per raggiungere i propri obiettivi. Non solo leggende. Nella Cattedrale di San Patrizio, in cui spicca il contrasto tra la facciata austera e la vivacità degli interni, sono seppellite oltre 500 personalità illustri di Dublino e d’Irlanda. Tra queste, Jonathan Swift, autore del famoso romanzo “I Viaggi di Gulliver”, nonché a lungo decano della chiesa. Chiesa che, ricordiamo, non è sede vescovile, merito, quest’ultimo, che spetta invece all’altra cattedrale cittadina, la “Christ Church” (vd. prossimo paragrafo). Per maggiori informazioni sulla Cattedrale di San Patrizio visita il sito ufficiale: www.stpatrickscathedral.ie (disponibile anche la versione italiana).

Castello di Dublino

Castello di Dublino

“Noi stiamo aspettando da 700 anni, lei può attendere 7 minuti”. Queste le celebri parole con cui Michael Collins, nel 1922, rispose al vicerè inglese che lo aveva redarguito per il ritardo durante la cerimonia di consegna del castello al Libero Stato d’Irlanda. Per 700 anni, infatti, il Dublin Castle ha rappresentato la roccaforte del potere britannico, e per questo più volte fu assaltato dagli indipendentisti irlandesi nel corso dei secoli. Per dire, nella St.Patrick’s Hall, sala utilizzata per l’insediamento dei Presidenti della Repubblica (visitabile insieme agli State Appartments durante le visite guidate) venne tenuto prigioniero James Connoly, un altro eroe della resistenza irlandese, artefice dei famosi tumulti di Pasqua del 1916. Ferito durante gli scontri, Connoly fu curato e successivamente fucilato dagli inglesi. Insomma il Castello di Dublino, assieme al Trinity College prima ricordato, è un’altra tappa obbligata per chi vuole approfondire la storia irlandese. Una storia scritta col sangue, la cui importanza travalica di gran lunga gli aspetti turistici della visita. Infatti dell’originaria fortezza medievale anglo-normanna resta solo la Record Tower, la torre circolare ben visibile già dall’esterno. Nel 1986, durante una campagna di scavi, sono emerse le fondamenta dell’originaria fortezza costruita nel XIII secolo. Fondamenta che oggi, insieme agli State Appartments prima richiamati, costituiscono il punto più importante della visita. Per maggiori informazioni su storia, orari d’ingresso e visite guidate è consultabile il sito www.dublincastle.ie

Trinity College

Trinity College

Il Trinity College è la più antica e prestigiosa università irlandese. Si trova al centro di Dublino e da molti anni è snodo fondamentale per la formazione di studenti provenienti da tutto il mondo. Una vocazione cosmopolita che però ha dovuto faticare non poco ad affermarsi. L’università, infatti, nacque nel 1592 per volere di Elisabetta I d’Inghilterra allo scopo di arginare la “fuga” verso il continente di molti giovani protestanti irlandesi alla ricerca di un’istruzione migliore. Un’emorragia di talenti che preoccupava la regina soprattutto per il rischio di influenze “papiste” nella formazione dei ragazzi. Questo spiega anche il secolare divieto per i cattolici a frequentare l’università, al punto che quando le regole si fecero meno rigide fu la stessa Chiesa a proibire (pena scomunica) la frequentazione dell’ateneo agli studenti cattolici. Le barriere sono definitivamente cadute nel 1970 ma l’università che, peraltro già vantava notevole prestigio, non ha tardato a recuperare il tempo perduto, trasformandosi nel polo d’eccellenza descritto in apertura. Un ateneo di fama internazionale che, oltre per i suoi corsi di laurea (vd. sito ufficiale: www.tcd.ie) è famoso anche dal punto di vista museale. Il riferimento è all’“Old Library”, l’antica libreria dell’ateneo dove è custodito il preziosissimo Libro di Kells (Book of Kells) manoscritto del IX secolo con i 4 Vangeli del Nuovo Testamento. A realizzare il tomo furono gli amanuensi del monastero scozzese di San Colombo riparati in Irlanda per sfuggire alle scorribande vichinghe. Insomma, nel Trinity College, gradevole riparo dal trambusto cittadino, abita il “genius loci” di Dublino, motivo per il quale l’abbiamo messo al primo posto tra le cose da vedere in città.

Cosa mettere in valigia

Cosa mettere in valigia

Il clima delle Hawaii è mutevole. Un dato facilmente ricavabile anche dai suggerimenti che vi abbiamo dato fin qui. È ovvio, infatti, che la vista di un’alba o un tramonto dalla vetta del Mauna Kea non può esser fatta in t-shirt e bermuda. Allo stesso modo, ha poco senso girare per i locali di Waikiki in smoking o con un impegnativo abito da sera, a meno che non lo richieda espressamente la circostanza. Di seguito una lista (parziale) delle cose da mettere in valigia:
– scarpe comode e chiuse;
– abbigliamento da trekking (scarpe; giubbino; cappello ecc.);
– abbigliamento casual (jeans, bermuda, t-shirt; maglioni leggeri ecc.);
– occhiali da sole;
– repellenti per insetti.

Cosa mangiare

Cosa mangiare

Eat local. È questo il nuovo “mantra” delle guide turistiche on line e cartacee. Nel caso delle Hawaii, però, mangiare locale non significa assaggiare piatti ricercati. L’informalità è una caratteristica anche del cibo, e non potrebbe essere altrimenti considerando il background multiculturale di quest’arcipelago in mezzo al Pacifico. Nel tempo, ogni cultura ha aggiunto qualcosa alla dieta locale: i polinesiani taro, patate dolci e noci di cocco; gli europei bovini e ovini; i missionari cristiani ananas e guava. Poi, nel XX secolo sono arrivati cinesi, giapponesi, portoricani, portoghesi ecc. Un melting pot cui abbiamo fatto riferimento pure all’inizio ricordando i natali hawaiani di Barack Obama, primo presidente afro-americano della storia degli Stati Uniti d’America. Tornando al cibo, segnaliamo uno dei food festival più stravaganti al mondo che si svolge ogni anno, ad aprile, nella contea di Honolulu. Stiamo parlando del Waikiki Spam Jam Festival, rassegna gastronomica interamente dedicata alla “Spam”, mitica scatoletta con carne di maiale (prodotta dalla Hornel), il cui consumo alle Hawaii è più che doppio rispetto alla media degli Stati Uniti. C’è una precisa ragione storica, però: durante la seconda guerra mondiale, infatti, gli scambi commerciali divennero più difficoltosi e questa scatoletta, che rappresentava la razione standard dei militari di stanza nel Pacifico, entrò presto a far parte delle abitudini alimentari locali (la carne di maiale era già presente nella dieta hawaiana). Diversi i piatti che nel tempo sono stati inventati attorno queste fette di carne pressata. Per assaggiarli tutti non resta da far altro che partecipare a questo bizzarro festival. Maggiori info su: spamjamhawaii.com o sulla pagina facebook WaikikiSpamJam.

Mauna Kea

Mauna Kea

Tra le cose da fare e vedere a Big Island non può ovviamente mancare l’escursione sul Mauna Kea (“montagna bianca”). 4205 metri sul livello del mare che diventano quasi 10.000 aggiungendo la parte di monte sotto la superficie. Il Mauna Kea è il punto di osservazione astronomica più importante al mondo.Tappa obbligata, infatti, è l’Imaloa Astronomy Center of Hawai’i (www.imiloahawaii.org) un gioiello museale costato milione di dollari in cui convergono natura, spiritualità e scienza. E già, perché oltre a spiegare il funzionamento dei più moderni telescopi, nel museo sono illustrati i viaggi e soprattutto le mappe degli antichi polinesiani. Mappe che, come è noto, venivano tracciate sulla base di credenze religiose molto diffuse. Da vedere, inoltre, il Mauna Kea Visitor Information Station (www.ifa.hawaii.edu/info/vis). La stazione consente di approfondire l’aspetto astronomico cui abbiamo fatto riferimento all’inizio. Non a caso, tra le attività del centro è previsto uno spettacolare e gratuito programma serale di osservazione astronomica. Più di tutto, però, val la pena raggiungere la sommità del vulcano per assistere alla magia del tramonto (o dell’alba) di Big Island.

Crater Rim Drive

Crater Rim Drive

Questo sentiero attorno la sommità del Kilauea, sull’isola di Big Island, si può fare sia in auto che a piedi. In auto occorre circa un’ora e ha senso se il tempo a disposizione è poco, mentre a piedi va via l’intera giornata ma ne vale assolutamente la pena. Diverse le soste da fare lungo il percorso: dai Sulfur Banks, zona di incrostazioni rocciose dovute all’attività sulfurea del vulcano, ai Viewpoint Halemaumau (spettacolare!) e Kilauea Iki. Volendo la Crater Rim Drive che, ricordiamo, fa parte del più vasto Hawai’i Volcanoes National Park (www.nps.gov/havo) si può percorrere anche in bicicletta, tenendo però conto del fatto che l’itinerario varia spesso proprio a causa dell’attività eruttiva del Kilauea. Del parco, ovviamente, fa parte anche il vulcano Mauna Loa, che da solo occupa quasi la metà della superficie di Big Island. Tra i due, però il Kilauea è quello più visitato, con escursionisti provenienti da ogni parte del globo.

Molokini Crater

Molokini Crater

Dopo Hana Hwy e Haleakala National Park è la volta di Ma’alea Bay, costa sud-orientale di Maui. Da lì, di buon mattino, imbarcatevi per Molokini, piccola isola distante solo cinque miglia. Molokini in realtà è in gran parte sommersa e il motivo per cui val la pena visitarla, dunque, sta più “sotto” che “sopra” il livello del mare. Insomma, tra tartarughe, squali, mante, coralli e un’infinità di pesci tropicali, Molokini è un paradiso per gli appassionati di snorkeling e immersioni. Per saperne di più sul cratere, la sua storia e le attività che è possibile fare, è consultabile il sito: molokinimaui.com. Da non perdere!

Haleakala National Park

Haleakala National Park

È come se fossi l’ultimo uomo, dimenticato dal Giudizio Universale, e sospeso a metà del cielo. Con queste parole Mark Twain descrisse la propria meraviglia al cospetto del paesaggio dell’Haleakala National Park. Un’atmosfera mistica che tuttora pervade l’area nonostante il turismo porti qui centinaia, talvolta migliaia, di visitatori al giorno. A fare che? Trekking innanzitutto (con diversi itinerari sul bordo della caldera, o al suo interno, a seconda della preparazione). Ma anche mountain bike e zipping, attività che consente di sfrecciare a mezz’aria sui paesaggi del parco imbragati su cavi d’acciaio che fungono da scivolo. Ma non è finita perché Haleakala National Park è famoso per le sue albe. Assistere al sorgere del sole dal Puu Ulaula Overlook, poco distante dal centro visitatori del parco, è una delle esperienze più belle che è possibile fare sull’isola di Maui. Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale dell’Haleakala National Park.

Occhio agli oggetti di valore

Occhio agli oggetti di valore

Le Hawaii sono isole relativamente tranquille, dove non si registrano grossi fatti di criminalità. I furti però avvengono e perciò bisogna far attenzione a non portare con sè oggetti di grande valore, perlomeno in alcune circostanze. Come in spiaggia, ad esempio, dove è sempre meglio chiedere al vicino di asciugamano di dare uno sguardo ai propri effetti personali se ci si allontana per fare un bagno. Discorso simile per l’auto. Se se ne noleggia una, bisogna poi ricordare di non lasciarla mai aperta e, soprattutto, occorre fare attenzione a dove si parcheggia, specie la sera. Detto questo, si tratta di normali precauzioni che possono essere banalmente risolte chiedendo consiglio alla reception (nel caso di un hotel) o al padrone di casa.