11 cose da fare e vedere alle Maldive e 3 da non fare
Anche se l’industria turistica delle Maldive promuove un’immagine abbastanza stereotipata di queste isole, tutta all’insegna di spiagge deserte, mare e tranquillità, al contrario il profilo del turista che decide di concedersi una vacanza da queste parti non è univoco. Ci sono gli amanti del lusso (le Maldive, da questo punto di vista, vantano un’offerta con pochi eguali al mondo), ci sono coppie in viaggio di nozze, famiglie con bimbi al seguito e viaggiatori indipendenti, perlopiù appassionati di immersioni. La precisazione è importante, poiché suggerisce accortenza nella scelta del soggiorno, proprio per evitare, poi, di trovarsi in una situazione diversa da quella immaginata. Scelta che negli ultimi anni – va detto -, è andata notevolmente ampliandosi grazie alle guesthouse, abitazioni private riadattate per gli ospiti in cui, però, a differenza delle sistemazioni classiche, c’è maggiore interazione con la popolazione locale. Un dettaglio non da poco che consente di approfondire usi e costumi dei maldiviani, musulmani (addirittura l’ottenimento della cittadinanza è subordinato alla professione di fede islamica) e ancorati a un sistema di valori piuttosto conservatore. C’è un altro modo per rendersi conto della differenza che passa tra le Maldive “turistiche” e quelle, invece, di chi ci vive tutto l’anno. Quest’altro modo è visitare Malè (anche solo un paio d’ore), la capitale dove vive quasi un terzo della popolazione della Repubblica delle Maldive. Il nostro racconto parte proprio da qui. Buona lettura.
P.S: Negli ultimi anni le Maldive hanno conosciuto diverse fasi di instabilità politica con l’aumento di cortei e manifestazioni soprattutto nella capitale Malé. Va detto, però, che finora l’economia turistica non ha subito contraccolpi. Tuttavia, prima di partire per una destinazione lontana come le Maldive, è sempre opportuno consultare il sito“Viaggiare sicuri” del Ministero Affari Esteri, nonché registrarsi nel sito“Dove siamo nel mondo” sempre all’interno dell’Unità di Crisi della Farnesina.
Come ribadito in apertura se, oltre all’aspetto esotico delle Maldive, desiderate approfondire cultura, usi e costumi dei suoi abitanti è consigliabile visitare, anche solo per qualche ora, Malé, la capitale. La prima, macroscopica, differenza rispetto al paesaggio classico dell’arcipelago è l’iper-urbanizzazione di quest’isola di appena 5 chilometri quadrati. Un fenomeno inarrestabile cominciato negli anni ’30 del secolo scorso con l’apertura di banche, scuole e uffici pubblici e proseguito negli anni ’70 con l’esplosione del turismo. Anche così, però, l’immagine non collima del tutto con quella di una capitale “classica”. In mezzo a tanti palazzi e grattacieli, infatti, sopravvivono spazi di socialità autenticamente “maldiviani” come il mercato ortofrutticolo e quello del pesce. Visitarli non significa solo assistere ai momenti concitati della compravendita, ma dà la misura di quanto le attività tradizionali conservino un ruolo tutt’altro che marginale nell’economia locale, specie per gli abitanti delle isole più lontane. Anche la religione occupa una parte assai importante, per esempio, imponendo ai turisti il rispetto di alcune precise condotte soprattutto per quel che riguarda consumo di alcool (vietato) e abbigliamento. Sia per la visita delle moschee (su tutte, l’Old Friday Mosque e la Grand Friday Mosque), che per quella del National Museum, è indispensabile un vestiario adeguato senza scollature e altre parti del corpo in bella mostra. Altro elemento tipico sono i teashop, i ristorantini di Malè dove vengono serviti i caratteristici short eats, stuzzichini e assaggi della cucina locale. Occhio, infine, ai motorini che sfrecciano dappertutto per le strade della città. Il rischio di essere investiti è elevato, motivo per il quale è sconveniente trattenersi in città se ci si muove con figli piccoli al seguito.
La vicinanza con la capitale e con l’aeroporto internazionale sull’isola di Hulhule, ha reso l’atollo di North Malé uno dei più sviluppati delle Maldive. È composto da centinaia di isole, di cui solo 29 però abitate. Fisicamente ne fa parte anche Malè ma, considerato lo status di capitale, il capoluogo è Thulusdohoo, isola di poco più di 1000 abitanti sul versante orientale dell’atollo. Thulusdohoo è molto apprezzata dagli amanti del surf, mentre Himmafushi, grazie al boom turistico, è diventata l’isola dello shopping. Dalla produzione artigianale di tamburi, alle sculture in palissandro di squali, mante e delfini, sono molti i turisti provenienti dai resort tutt’attorno che quotidianamente si riversano su quest’isola per acquistare il classico souvenir da portare a casa. Non è finita perché meritano una visita anche Huraa e Dhiffushi. La prima, pur assistendo negli ultimi anni all’apertura di diverse guesthouse, ha conservato pressoché intatto il volto di isola tradizionale; Dhiffushi, invece, è ancora profondamente legata all’agricoltura e alla pesca della cui importanza abbiamo già parlato in precedenza. Per il resto, North Malé regala in abbondanza tutto quello che regalano gli altri atolli delle Maldive: paesaggi mozzafiato, mare cristallino, vegetazione lussureggiante e, soprattutto, diversi punti di immersione per osservare da vicino squali, mante, delfini, coralli e tutte le altre meraviglie di questa porzione di Oceano Indiano.
Così vicini, così lontani. L’espressione rende bene la differenza che c’è tra gli atolli di North Malé e South Malé. Quest’ultimo, infatti, è molto meno abitato del primo. Sono solo tre le isole abitate contro le ventinove di Malè Nord e, altra differenza fondamentale, si trovano a distanza l’una dall’altra. L’effetto esotico è perciò garantito col vantaggio, però, di trovarsi ad appena un’ora di traghetto dalla capitale Malè e dall’aeroporto di Hulhulè intitolato al Presidente Ibrahim Nasir, scomparso nel 2008. L’altro aspetto che rende Malé Sud diversa è l’apertura di numerose guesthouse a Maafushi. Inevitabilmente, quest’isola di poco più di mille abitanti è diventata la più dinamica e cosmopolita delle Maldive anche se, va detto, lo scambio culturale tra locali e turisti non è sempre facile. Prova ne sia, la scelta di riservare una spiaggia ai soli ospiti stranieri (vedi foto) evitando in questo modo di mettere in imbarazzo i residenti, contrari all’esibizione di scollature e nudità. Per il resto, il punto forte di una vacanza a South Malè è il diving. Il canale Vadhoo Kandu che divide i due atolli offre numerosi punti di immersione di differente difficoltà. Ne ricordiamo alcuni senza pretesa di esaustività: Vaadhoo Caves, Valassaru Caves, Vangali Caves, Guraidhoo Kandu e Kuda Girl. Da fare!
Segnatevi questi nomi: Rashdoo Maldivarum e Dhidhdhoo Beyru. Sono due tra i punti di immersione più famosi al mondo, frequentati tutto l’anno da migliaia di subacquei. Si trovano entrambe nell’atollo di Ari, 81 isole (di cui solo 18 abitate), a una sessantina di chilometri da Malé, la capitale delle Maldive. Il primo punto di immersione è più noto come “Hammerhead Point”, sito di avvistamento degli squali martello e si trova nei pressi di Rashdoo, centro maggiore di Alif Alif, parte settentrionale dell’atollo di Ari (North Ari). Dhidhdhoo Beyru, invece, si trova all’estremità sud-occidentale dell’atollo (Ali Dhal o South Ali) e deve la sua fama al passaggio di uno degli anmali più misteriosi e affascinanti della terra: lo squalo balena (vedi foto). A dispetto della stazza (può superare i 12 metri di lunghezza), lo squalo balena è innocuo e si ciba di plancton. Non se ne conoscono ancora fino in fondo abitudini e stili di vita, motivo per il quale è oggetto di diversi studi scientifici, alcuni condotti proprio in questa parte di Maldive. Ovviamente quelli su citati non sono gli unici punti di immersione di Ari. Vale la pena segnalarne altri due: Madivaru, sito in cui è facile incontrare le mante e Halaveli Wreck, sito di immersione creato nel 1991 con l’affondamento deliberato di una nave mercantile di oltre 30 metri. Per il resto, vale per Ari quanto già detto in precedenza per le altre destinazioni: spiagge bellissime, mare cristallino, resort di lusso e soluzioni (relativamente) più abbordabili per viaggiatori indipendenti. L’atollo, inoltre, dispone di un piccolo aeroporto sull’isola di Maamgili. Da qui partono e atterrano ogni giorno decine di idrovolanti che fanno la spola con l’aeroporto internazionale di Malé. Suggestivo!
Se scegliete Haal Alifu, Haa Dhaalu (vedi prossimo punto) o qualunque altro degli atolli situati a nord dell’arcipelago delle Maldive, dovete essere sicuri della decisione. Le distanze dalla capitale Malé e dall’aeroporto internazionale di Hulhule sono molto elevate: non meno di 2 ore di viaggio (4 compreso il ritorno) cui bisogna aggiungere il tempo impiegato ad arrivare alle Maldive e quello di attesa tra una coincidenza e l’altra. Fatta questa premessa, l’atollo di Haal Alifu è decisamente il posto giusto per chi desidera abbinare relax assoluto e conoscenza di usi e costumi locali. Sul primo aspetto (il relax), la garanzia è proprio la distanza dai più affollati atolli meridionali cui abbiamo accennato poc’anzi; per quel che riguarda l’approfondimento della storia locale, invece, è d’obbligo una visita a Utheemu, isola natale di Mohammed Thakurufaanu artefice, nel XVI secolo, della guerra di liberazione dal Portogallo. Sull’isola c’è un monumento (con annessa biblioteca e museo) che celebra le gesta dell’uomo venerato come eroe nazionale da tutti gli abitanti delle Maldive. Occhio però che Utheemu non è il capoluogo (nella foto, la spiaggia dell’isola). Al contrario, l’isola principale dell’atollo è Dhidhdhoo, mentre Hoarafushi, Kelaa e Uligamu sono le altre isole di Haa Alifu che vale la pena visitare.
Per l’atollo di Haa Dhaalu vale su per su giù quanto detto in precedenza per Haa Alifu. Chi decide di venire da queste parti sa benissimo di essere fuori dai giri del turismo di massa delle Maldive. Del resto, fino al 1958 Haa Alifu e Haa Dhaalu costituivano un unico atollo: Thiladhunmathi. Poi è subentrata la divisione amministrativa, anche se il topos utilizzato in molti casi continua a essere quello di un tempo: Haa Dhaalu, per esempio, è anche conosciuta come Thiladhunmathi South. Capoluogo è l’isola di Kuludhuduffushi, su cui vive più della metà della popolazione (ca. 10.000 abitanti) dell’intero atollo. Pur non essendoci l’aeroporto (che si trova, invece, sull’isola di Hanimaadhoo), Kulhudhuffushi è di gran lunga il centro più importante: la presenza dell’ospedale e della scuola di istruzione secondaria ha parzialmente affrancato il territorio dalle attività tradizionali legate alla pesca che, però, continua a scandire la quotidianità di questa parte di Maldive. Insomma, venire qui significa rinunciare ai resort più esclusivi in cambio, però, di paesaggi insulari unici al mondo (nella foto la spiaggia di Hanimaadhoo) e di tanta, tanta, tranquillità.
Un atollo talmente incontaminato che il capoluogo, Milandhoo, fino al 1997 era disabitato! Basta quest’indizio per rendersi conto una volta di più della straordinaria bellezza delle Maldive. La decisione di antropizzare l’isola si rese necessaria a seguito dell’inquinamento della rete idrica della vicina Makunudhoo, i cui abitanti erano dediti soprattutto all’agricoltura. Attività poi appunto ripresa a Milandhoo, giusto il tempo necessario a recuperare superficie coltivabile a un territorio fin lì vergine. L’atollo di Shaviyani, inoltre, è famoso per la presenza delle tartarughe che nelle 51 isole che lo compongono (16 quelle abitate) trovano le condizioni ideali alla loro riproduzione. Funadhoo, Narudhoo e Kanditheemu gli altri centri abitati degni di menzione. In particolare a Kanditheemu c’è una moschea in cui è conservato il più antico esempio di scrittura thaana, caratteristica delle Maldive e risalente alla fine del XVI secolo. L’atollo di Shaviyani è raggiungibile in idrovolante in poco più di un’ora da Malé.
Finora abbiamo insistito più volte sull’importanza di approfondire usi e costumi locali, in modo da avere un’immagine più autentica delle Maldive. L’atollo di Lhaviyani, da questo punto di vista, rappresenta una straordinaria opportunità: infatti, pur non mancando resort e guesthouse, solo una piccola parte della popolazione locale è impiegata nell’industria del turismo. I più, invece, vivono di pesca, artigianato e piccolo commercio. Parliamo in tutto di 54 isole di cui, però, solo 4 abitate: Naifaru, che è anche il capoluogo, Hinnavaru, Kurendhooo e Olhuvelifushi. A Naifaru, per esempio, buona parte della popolazione vive producendo collane, bracciali e altri monili in corallo e madreperla e, aspetto ancora più interessante, producendo medicamenti tradizionali, alternativi al circuito medico ufficiale e tuttavia ancora diffusi tra i maldiviani. La pesca pure, come abbiamo ricordato, gioca un ruolo fondamentale. Naifaru e Hinnavaru vantano importanti flotte di pescherecci, per non parlare dell’industria conserviera del pesce a Felivaru. Qui viene inscatolato il tonno esportato poi sui mercati asiatico, mediorentale ed europeo.
In precedenza abbiamo detto che scegliere un atollo settentrionale delle Maldive significa rinunciare alle opportunità del turismo di massa. Può voler dire, però, anche vacanze in contesti super lussuosi e inacessibili ai più dal punto di vista economico. L’atollo di Noonu ha esattemente queste caratteristiche: pochi ma esclusivi resort in cui un soggiorno può arrivare a superare i 3000 euro a notte. Tredici in tutto le isole abitate: Manadhoo, il capoluogo, non supera i 2000 abitanti, cosa che invece fanno le più popolose Holhundhoo e Velidhoo. In particolare su quest’ultima isola ogni settimana approda un traghetto notturno proveniente dal mercato del pesce di Malé. Salpare a bordo di questo mezzo senza posti a sedere e in cui la gente dorme sovente a terra, può costituire motivo di grande fascino, certamente diverso dal transfert in idrovolante messo a disposizione dai resort presenti. Non è finita, perché l’atollo di Noonu è importante anche dal punto di vista storico e ambientale. Sull’isola di Landhoo, infatti, ci sono i resti di un “hawitta”, grosso megalite che sarebbe stato costruito dai “redin” popolazione che, stando ad alcuni studi, per prima avrebbe popolato le Maldive attorno il 2000.a.C. Dal punto di vista ambientale, invece, giova ricordare l’istitiuzione del Parco Nazionale Marino di Edu Faru. Parliamo di 9 isole del versante orientale dell’atollo (arcipelago di Edu Faru) che, su decisione del governo, dovranno rimanere incontaminate a tutela della straordinaria biodiversità marina e terrestre che caratterizza questi luoghi.
Assieme a Dhidhdhoo Beyru nel versante meridionale dell’atollo di Ari (vedi punto 4), l’altra località delle Maldive in cui è assai probabile incontrare lo squalo balena è Hanifaru Huraa nell’atollo di Baa. Infatti è soprattutto grazie alla fama di Hanifaru Bay che, nel 2011, l’Unesco ha inserito l’atollo di Baa – settantacinque isole, tredici quelle abitate – nella speciale lista dei siti Riserva Mondiale della Biosfera. Un riconoscimento che, dal punto di vista naturalistico, mette South Maalhosmadulu (l’altro topos con cui è conosciuto l’atollo) sullo stesso piano delle Galapagos, nell’Oceano Pacifico. Ovviamente, grazie alla fama di Hanifaru e degli altri siti di immersione di Baa, il turismo ha scalzato le attività tradizionali che tuttavia continuano a scandire la quotidianità degli abitanti dell’atollo. In particolare, la produzione dei feyli, i caratteristici pareo delle Maldive, nel capoluogo Eydhafushi impegna tutt’ora un significativo numero di maestranze. Da vedere!
Angolo incontaminato delle Maldive, l’atollo di Raa ha conosciuto uno sviluppo turistico decisamente inferiore rispetto al resto dell’arcipelago. Solo un paio i resort presenti, motivo per cui la maggior parte della popolazione vive tutt’ora coi proventi della pesca. La flotta di pescherecci più grande si trova nel capoluogo Ugofaaru, mentre ad Alifushi, isola esterna all’atollo, i residenti sono specializzati nella costruzione dei dhoni, l’imbarcazione tipica delle Maldive costruita col legno delle palme da cocco. E sono proprio le palme da cocco, insieme alle spiagge bianchissime e al mare cristallino a disegnare lo scenario dell’atollo di Raa, diviso da Baa dal Moresby Chanel (Hani Kantu), canale d’acqua intitolato all’ufficiale della Royal Navy britannica Robert Moresby, autore della prima rilevazione topografica delle Maldive negli anni ’30 del XIX secolo. Il Moresby Chanel regala diversi spettacolari punti di immersione: chi viene su quest’atollo, infatti, lo fa soprattutto per il meraviglioso paesaggio marittimo. Insomma, l’atollo di Raa rappresenta in pieno il cliché delle Maldive cui abbiamo fatto riferimento nell’introduzione. Da vedere!
1Le cose da non dimenticare di mettere in valigia
Oltre al passaporto, ai documenti di viaggio, alla/e carta/e di credito e all’abbigliamento adatto, la lista delle cose da non dimenticare per un viaggio alle Maldive è assai lunga: occhiali da sole, protezioni solari, macchina fotografica, caricabatterie, adattatore di corrente, farmaci ecc. In altri termini, bisogna fare mente locale di tutto quello che può servire per evitare di doverlo comprare in loco spendendo molto di più. Il consiglio è rivolto soprattutto ai turisti in viaggio di nozze e ai viaggiatori indipendenti, questi ultimi in grande aumento negli ultimi anni. Anche gli appassionati di immersioni devono prestare molta attenzione a tutto quello che può servire per soddisfare al meglio la propria passione. Nonostante i resort dispongano di tutto l’occorrente per il diving e lo snorkeling, i sub più esperti in genere hanno le proprie preferenze in fatto di modelli e materiali da utilizzare. Perciò, anche qui, occorre un minimo di attenzione nella cernita delle cose da portare, ovviamente senza esagerare.
2Non vestire in abiti succinti
I maldiviani sono tutti musulmani. La dialettica tra laicità e religione su queste isole è diversa da quella cui siamo abituati nei paesi occidentali. Scollature anche appena accennate, e più in generale abiti troppo casual, possono generare incomprensione con la gente del posto. Perfino indossare simboli di altre fedi religiose, come ad esempio un comune crocifisso al collo, può dar luogo a richieste di chiarimento. Nei resort, va detto, c’è molta più tolleranza, anche rispetto al consumo di alcolici ma, chi desidera approfondire usi e costumi locali curiosando in giro, farà bene a tener conto delle cose appena dette. Per il resto, niente paura. I maldiviani sono allegri e assolutamente ben disposti coi turisti.
3Non dare da mangiare ai pesci
Un paradiso naturalistico come quello delle Maldive va assolutamente tutelato. Alcune prescrizioni sono facilmente intuibili, tipo non lasciare rifiuti sulle spiagge o, peggio ancora, in mare. Altri, invece, meritano di essere spiegate poiché, all’apparenza, può sembrare di non star facendo niente di male. Come, ad esempio, dar da mangiare ai pesci. Il motivo è semplice: gettare cibo in acqua, o anche immergersi con un pezzo di pane (o altro alimento) quasi sempre scatena tra i pesci una frenesia alimentare impossibile poi da gestire. Senza tralasciare il fatto che in questo modo potrebbe capitare di imbattersi in specie potenzialmente pericolose. Per esempio, all’interno delle barriere coralline nuotano piccoli esemplari di squalo che, pur essendo assolutamente innocui, non vanno in alcun modo sollecitati. In generale, comunque, è meglio non toccare niente, anche spugne, coralli, stelle di mare se non dopo un consulto con qualcuno del luogo (guide e istruttori se si sta praticando diving o snorkeling). Avvisati!