Madagascar

Foto di Rod Waddington
Madagascar

9 cose da fare e vedere in Madagascar e 4 da non fare

Nonostante instabilità politica, istituzioni opache, mancanza di energia e infrastrutture carenti, il Madagascar è un territorio con ottime possibilità di crescita. La grande disponibilità di materie prime, unitamente alla fertilità del suolo e a una straordinaria biodiversità rappresentano la speranza concreta per un futuro migliore. Speranza a cui il popolo crede fermamente, mostrando ottimismo e cortesia non di facciata. Ed è proprio l’ospitalità degli abitanti uno degli aspetti che sorprende di più i turisti che scelgono il Madagascar per le proprie vacanze. Forse la circostanza è dovuta al fatto che la frugalità dei malgasci lega bene col “turista tipo” del territorio. L'”Isola Rossa”, infatti, è una “mecca” del turismo ecologico e quindi frequentata per lo più da persone che amano fare escursioni, visitare parchi, approfondire usi e costumi locali senza imporre il proprio stile di vita, anzi provando ad adattarsi a quello del paese ospitante. Insomma, se ami viaggiare zaino in spalla, fare immersioni, snorkeling e godere di panorami mozzafiato, il Madagascar è senza dubbio il posto giusto per te. Di seguito vediamo insieme le principali attrazioni di quest’isola, quarta al mondo per estensione dopo Groenlandia, Nuova Guinea e Borneo. Occhio: prima di partire per una destinazione lontana come il Madagascar, è sempre opportuno consultare il sito “Viaggiare sicuri” del Ministero Affari Esteri, nonché registrarsi nel sito “Dove siamo nel mondo” sempre all’interno dell’Unità di Crisi della Farnesina. Buona lettura.

1 Nosy Be

Foto di Rita Willaert
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Nosy Be

Il nostro racconto comincia dalla località turisticamente più famosa del Madagascar: l’isola di Nosy Be. Seconda per estensione all’isola madre (Madagascar) da cui dista poche miglia marittime, Nosy Be deve le sue fortune al clima mite, alle spiagge e alla stupenda vegetazione pluviale. Ciononostante i prezzi per un soggiorno sono rimasti abbastanza contenuti, perlomeno se paragonati a quelli europei. Ovviamente non mancano resort di lusso, o comunque su standard più elevati, ma nel complesso si riescono a trovare buone soluzioni, in particolar modo nel capoluogo Hell Ville. Nel sud c’è Ambatoloaka, una delle spiagge più frequentate dell’isola. Un posto indubbiamente bello, e però accompagnato dalla fama tristissima del turismo sessuale. Una reputazione che negli anni ha inciso negativamente sulla località e contro la quale hanno cominciato ad assumere posizioni di contrasto sia le forze dell’ordine che molte strutture ricettive. Il litorale occidentale, invece, è decisamente più esotico. Spiagge sempre più belle, e sempre più deserte, sono la destinazione ideale per una vacanza all’insegna del mare e del relax. Relax che, come accennato in apertura, trova rispondenza nello stile di vita degli abitanti che, con l’espressione “mora mora” (trad. “piano piano“), riassumono il senso della propria esistenza su quest’isola. Ritmi slow, dunque, che non escludono però la possibilità di dedicarsi a immersioni, snorkeling e pesca sportiva su spiagge meravigliose come Andilana e Ambondrona. Oppure, dedicarsi a escursioni sulle isole tutt’attorno, come Nosy Iranja, Nosy Mitsio e Nosy Komba. Da vedere, infine, la Riserva Naturale Integrale di Lokobe. Tra i parchi terrestri più famosi del Madagascar, Lokobe vanta una straordinaria biodiversità. Flora e fauna ricchissime, con la sopravvivenza di alcune specie endemiche come la Canonga odorosa (nome scientifico: “ylang ylang”) da cui si ricava un’essenza molto usata in profumeria e il lemure macaco (“eulemur macaco”) diffuso nel versante nord-occidentale del Madagascar.

2 Antsiranana (Diego Suarez)

Foto di micavrille
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Antsiranana (Diego Suarez)

Antsiranana è la base di partenza ideale per visitare la costa settentrionale del Madagascar. La città, nota anche col topos di Diego Suarez (dal nome dell’esploratore portoghese che per primo ne lambì le coste nel 1543), dispone di una baia enorme, seconda, per estensione, solo a quella di Rio de Janeiro. Inevitabilmente la circostanza ha favorito lo sviluppo dell’area portuale che, da sempre, determina buona parte del prodotto interno lordo dell’intera regione legato essenzialmente alle esportazioni. L’altra parte dell’economia locale, invece, gira attorno al turismo. Non tanto quello cittadino, anche se non mancano iniziative in tal senso, quanto quello delle località nei dintorni. A cominciare da Ramena, circa 20 km a nord-est di Diego Suarez, passando per le Tre Baie (Sakalava, des Pigeons, des Dunes) fino al Mar d’Emeraude. Si tratta di insenature stupende, in cui è possibile praticare sport acquatici e/o più semplicemente rilassarsi. Arrivare in ciascuna di queste località da Antsiranana non è difficile. In molti casi i percorsi sono segnalati e rappresentano piacevoli escursioni anche se conta molto il periodo dell’anno (da aprile e novembre più ventoso; da dicembre a marzo caldo torrido) e l’organizzazione in loco del viaggio. A questo proposito, meglio affidarsi sempre a guide del posto per evitare imprevisti lungo il tragitto (possibilità di furti e rapine). Non è finita, perché meritano assolutamente una visita anche il Parco Nazionale Montagne D’Ambre e la Riserva Speciale Ankarana. Si tratta di habitat unici, ideali per escursionismo e birdwatching.

3 Parco Nazionale di Marojejy

Foto di Madagascar Lemurs Atlas
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Dopo Antsiranana il nostro racconto prosegue verso est alla volta del Parc National de Marojejy. Tra i parchi e le riserve naturali del Madagascar, Marojejy è tra i meno conosciuti, eppure, quanto a bellezza e biodiversità, non ha nulla da invidiare agli altri. L’area, a metà strada tra le città di Andapa e Sambava, fu visitata in maniera approfondita per la prima volta nel 1948 dal botanico francese Jean Henri Humbert, protagonista di molteplici spedizioni in Madagascar e nell’Africa Meridionale. Nel 1952, anche sulla base degli studi effettuati da Humbert, descritti nel Museo di Storia Naturale di Parigi, Marojejy venne dichiarato Riserva Naturale. Tale è rimasto lo status dell’area fino al 1998 quando invece è stata dichiarata Parco Naturale e, in questo modo, resa accessibile a tutti. L’ultimo riconoscimento nel 2007 da parte dell’UNESCO che ha inserito questo e altri parchi del Madagascar tra i siti Patrimonio dell’Umanità. Tra i motivi alla base della tutela la straordinaria biodiversità dell’area: 4 diversi tipi di foresta pluviale; 35 specie di palme; 75 specie di uccelli; 149 specie di anfibi e rettili e 11 specie di lemuri, tra cui il rarissimo Silky Sifaka (o Sifaka bianco, nome scientifico Propithecus candidus, vd. foto). Visitare il Parco Nazionale di Marojejy non è difficile. Sulla scheda del parco (clicca qui) si trovano tutte le informazioni sui microclimi; le stagioni; le escursioni; gli habitat e i pericoli che minacciano questa meravigliosa area naturalistica. Gli obiettivi perseguiti sono molteplici: da un lato, l’educazione ambientale delle popolazioni che vivono a ridosso dell’area per evitare, ad esempio, pratiche dannosissime come il contrabbando di palissandro (legname molto richiesto in Occidente); dall’altro lato, invece, la promozione dell’ecoturismo come forma di tutela attiva dell’area. Insomma, come abbiamo detto in apertura il Madagascar è un viaggio da fare zaino in spalla. Non ve ne pentirete!

4 Antananarivo

Foto di Franx'
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Dopo Marojejy è la volta di Antananarivo, capitale del Madagascar. L’abbiamo inserita come quarto punto perché è una metropoli caotica e difficile da visitare. Tuttavia, in molti casi, rappresenta la base di partenza per l’esplorazione dell’isola, essendo contemporaneamente il primo scalo aeroportuale e il più importante snodo stradale. Da vedere, il Palazzo Reale (Rova), che sorge nella parte alta della città (Haute Ville) dove sono concentrate la maggior parte delle attrazioni turistiche. Si tratta di una fortezza che, seppur abbastanza rimaneggiata, offre uno spaccato interessante della storia malgascia, o meglio, del secolare dominio della tribù Merina sulla città e sull’isola. Quest’etnia, da cui provengono anche i più recenti capi di stato del Madagascar, è ancora la più numerosa sul territorio anche se, va detto, Antananarivo è un compendio di tutte le etnie malgasce, cui bisogna aggiungere la presenza francese, retaggio della storia coloniale dell’isola. Del resto, sono stati i francesi a disegnare la città prevedendo, oltre alla parte alta, pure una parte bassa (Basse Ville) caratterizzata da mercati di ogni tipo, traffico automobilistico e diversi hotel ottimi come base d’appoggio per i viaggiatori in arrivo e in partenza. Oltre al Rova, meritano una visita anche il Museo Andafivaratra, con numerosi cimeli della dinastia merina, e il Lago Anosy, facilmente raggiungibile da Haute Ville. Nei dintorni, invece, segnaliamo il Lemur’s Park (www. lemurspark.com) distante circa 20 km dalla capitale. Se non li avete ancora visti o, al contrario, non vi siete stancati di vederli, questo parco privato ospita diversi esemplari di lemuri, cui è concesso di muoversi liberamente all’interno dell’area.

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5 Ambohimanga

Foto di deruneinholbare
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La collina reale di Ambohimanga si trova circa 20 chilometri a nord di Antananarivo per cui, chi fa base nella capitale del Madagascar, può tranquillamente visitare la località in giornata. Il sito ha notevole importanza sia sotto il proifilo storico-religioso che da un punto di vista architettonico. Storicamente, la “Collina Azzurra” (l’altro nome con cui è nota Ambohimanga) rappresenta il simbolo del potere politico dei Merina, artefici dell’unificazione del Madagascar. Per quel che riguarda la religione, invece, bisogna tener presente che in loco venivano sepolti i regnanti della dinastia. I reali erano ossequiati con una serie di donazioni rituali, dal cui studio traspaiono due elementi di grande interesse antropologico: da un lato, la devozione nei confronti degli antenati, culturalmente riconducibile al ceppo indonesiano (da cui provengono i Merina stessi); dall’altro, la riverenza nei confronti del potere reale, che invece è un tratto culturale tipico della cultura africana. Questo doppio registro comunicativo è rinvenibile pure nella scelta dei materiali utilizzati in edilizia. Per esempio, la fortezza del Re Andrianampoinimerina (Rova) è realizzata prevalentemente in legno (materiale vivo) e secondo tecniche costruttive indigene, mentre le tombe, così come le porte di ingresso tutt’attorno la collina, sono in pietra (materiale freddo e inerte). Interessante osservare anche la dimora della regina Ranavalona I, poco distante dal palazzo reale (vd. foto). Sull’impianto tradizionale, infatti, sono evidenti sovrapposizioni stilistiche estranee all’architettura malgascia. Il motivo è che al disegno dell’abitazione provvide un ingegnere francese, Jean Laborde, alla corte della regina. Insomma, Ambohimanga è un luogo spirituale, tutt’ora tappa di pellegrinaggi da parte della popolazione locale, dalla cui visita, però, si ottengono diversi spunti per approfondire il genius loci dell’isola. Non è finita, perché la località è importante pure da un punto di vista naturalistico. Infatti, la foresta che cinge il sito archeologico ospita diverse specie endemiche, tra cui la rara Phyllarthron madagascariense, pianta di uso domestico e officinale. Per tutte le ragioni fin qui esposte Ambohimanga, dal 2008, è sotto tutela UNESCO. Da vedere!

6 Parco Nazionale dell’Isalo

Foto di Rod Waddington
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Parco Nazionale dell’Isalo

Il Parc National de l’Isalo è senza dubbio la località più importante del Madagascar meridionale. I chilometri dalla capitale Antananarivo sono circa 700, mentre la porta d’accesso all’area è rappresentata da Ranohira, villaggio a 1000 metri di altituidine abitato in prevalenza da una tribù nomade di origine africana, i Bara. Isalo è un parco famoso soprattutto per i suoi canyon, rilievi rocciosi modellati dagli agenti atmosferici in fondo ai quali scorrono ruscelli che terminano in stupende piscine naturali. Un’ambientazione desertica, dunque, che richiama migliaia di turisti da tutto il mondo anche per la somiglianza coi paesaggi del Colorado e dell’Arizona. Chiaramente a scegliere località come queste sono soprattutto appassionati di trekking ed escursioni in fuoristrada, anche se la grande popolarità dell’area ha favorito nel tempo l’apertura di itinerari più abbordabili, adatti a chi desidera vivere una vacanza wild ma senza esagerare. I punti di maggiore interesse all’interno del parco sono la Finestra dell’Isalo (Fenetre de l’Isalo), la Regina dell’Isalo (Reina de l’Isalo) e la Piscina Naturale (Piscine Naturelle). La prima è una scultura di roccia la cui forma richiama appunto quella di una finestra. In alcune ore della giornata, soprattutto al tramonto, questa finestra incornicia paesaggi meravigliosi che, grazie alle particolari condizioni di luce, assumono colorazioni diverse che vanno dal dorato al rossiccio. La Regina dell’Isalo è un’altra scultura naturale che richiamerebbe invece le sembianze di una donna, mentre la Piscina Naturale si trova al termine di uno dei sentieri più battuti del parco. Un’escursione che, seppur breve (3 km. ca.), presenta alcuni tratti in salita che richiedono un minimo di preparazione fisica. La fatica, però, è ampiamente ricompensata dalla possibilità di fare un bagno in uno scenario naturale di incomparabile bellezza. Va da sé che il Parc National de l’Isalo dà la possibilità di fare escursioni molto più lunghe e impegnative. Mai da soli, ovviamente, ma con l’ausilio di guide locali esperte, ragion per cui si rimanda alla scheda del parco per tutti gli approfondimenti del caso.

7 Anakao

Foto di groucho
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Come non bastassero i parchi e le riserve naturali dappertutto sull’isola, il Madagascar vanta una delle barriere coralline più grandi del mondo. Più precisamente, 450 chilometri di barriera corallina che tagliano da nord a sud la costa occidentale: da Morombé a Tuléar (Toliara). Quest’ultima è una cittadina di oltre 100.000 abitanti dotata di aeroporto, scalo obbligato per chi come priorità ha quella di visitare il Parco Nazionale dell’Isalo e/o il villaggio di Anakao. Turisticamente, Anakao è l’alternativa all’isola di Nosy Be. Se desideri una vacanza esotica all’insegna del mare allora è senza dubbio la scelta giusta. Infatti, nonostante l’espansione turistica degli ultimi anni (ci sono alcuni tra i resort più lussuosi del Madagascar), la località è ancora pressoché intatta. Spiagge quasi desertiche, frequentate in prevalenza dai pescatori nomadi di etnia Vezo, riconoscibilissimi per via delle piroghe utilizzate per le battute di pesca. Ad Anakao, quindi, ci si rilassa in spiaggia e si praticano diversi sport acquatici: immersioni, kitesurf, snorkeling fino al whale-watching, molto praticato da giugno a settembre. È in questi mesi, infatti, che le balene attraversano il canale del Mozambico e le si può osservare da vicino a bordo delle imbarcazioni dei pescatori locali. Ovviamente, chi vuole può dedicarsi anche al trekking. Da Anakao è raggiungibile il Parco Nazionale di Tsimanampetsotse che offre diversi spunti naturalistici interessanti. Anakao, infine, può costituire anche l’ultima tappa della RN7 (Route National 7) la strada statale che collega la capitale Antananarivo a Toliara (900 km). Da Toliara, poi, si prosegue alla volta di Anakao. Da fare.

8 Parco Nazionale dei Tsingy de Bemaraha

Foto di Alessandro Amato del Monte
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Parco Nazionale dei Tsingy de Bemaraha

Il Parc de Tsingy de Bemaraha rappresenta un unicum nel ricco panorama di riserve naturali e parchi nazionali del Madagascar. Si tratta di un’enorme foresta di pietra, ancora non del tutto esplorata, che, per il suo fascino misterioso, richiama escursionisti da ogni parte del mondo. Ovviamente, trattandosi di un habitat complesso, la visita del parco non è adatta a tutti. Occorrono, infatti, un minimo di preparazione fisica e, ancor di più, la determinazione necessaria a sopportare in via preliminare 7 ore di fuoristrada dalla città di Morondava più altre 2, 3 ore per attraversare a bordo di una piroga i due fiumi che portano fin dentro il parco. Ad attendere i visitatori ci sono centinaia di chilometri di pinnacoli calcarei chiamati appunto “tsingy” dai malgasci. Queste guglie naturali hanno disegnato veri e propri labirinti in mezzo ai quali, però, vivono rettili, anfibi, uccelli e diverse specie di lemuri. Qua e là c’è anche spazio per la vegetazione con alcune piante di grandissimo interesse scientifico per la capacità di adattamento a condizioni ambientali così singolari. Da quando è sopraggiunta la tutela UNESCO, il parco è notevolmente migliorato dal punto di vista infrastrutturale: gradini di metallo, scalate, ponti e itinerari alpinisitici sono a disposizione di chi volesse cimentarsi con uno dei tanti circuiti presenti. L’area è divisa in due grandi zone: Petit Tsingy e Grands Tsingy. La prima è quella relativamente più accessibile con diversi itinerari che vanno dalla passeggiata di un’ora a escursioni di sei ore. La seconda, come suggerisce il nome, è invece più adatta ad escursionisti professionisti che hanno davanti a sé una delle maggiori distese di pinnacoli calcarei al mondo. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.parcs-madagascar.com.

9 Viale dei Baobab

Foto di Rita Willaert
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Viale dei Baobab

Andando o ritornando dal Parc National des Tsingy de Bermaraha non ci si può non fermare ad ammirare il viale dei Baobab (Allée des Baobabs). Si tratta di un breve tratto della RN8 (la strada che congiunge Morondava a Belo Sur Tsiribihina) fiancheggiato da imponenti esemplari di “Adansonia grandidieri”, una delle diverse specie di baobab endemiche del Madagascar. Alberi alti fino a 30 metri, con tronchi imponenti e rami a cespuglio al centro di diverse leggende a sfondo religioso. I malgasci, infatti, considerano questi alberi sacri e li venerano come divinità. Divinità che però da anni fronteggiano una minaccia insidiosa: l’agricoltura intensiva di riso che – come è noto – necessita di molta acqua, alterando l’habitat in cui vegetano i baobab. La crescente popolarità turistica, invece, ha dato un’opportunità economica agli abitanti della zona che hanno cominciato a vendere cianfrusaglie e utensili vari alle decine di fuoristrada che giornalmente si fermano lungo il viale. Le ore migliori per visitare (e fotografare) il Viale dei Baobab è all’alba e al tramonto. Da vedere!

1 Attenzione ai furti

Il Madagascar è una delle nazioni più povere al mondo. La grande disponibilità di materie prime e l’economia turistica purtroppo non hanno determinato significativi miglioramenti nelle condizioni di vita. In contesti di grande povertà non mancano mai furti e rapine. Perciò bisogna stare attenti sempre, specie nelle città più grandi come Antananarivo, Diego Suarez, Tulear ecc. Soprattutto la sera è preferibile non uscire da soli. Meglio accompagnarsi a qualcuno del posto, anche se l’accortenza, di per sé, non è garanzia di immunità. Non mancano, infatti, le rapine ai taxi in servizio nelle ore notturne. Per tutte queste ragioni occorre pianificare per bene gli spostamenti da una località all’altra.

2 Non violare le tradizioni locali

Il monito, ci rendiamo conto, è troppo generico ma il punto è che quasi mai ci sono decaloghi precisi da rispettare (con la significativa eccezione della tribù nomade dei Vezo). Ogni villaggio ha i propri tabù che sarebbe preferibile non violare per non fare torto agli antenati. Pure fischiettare in spiaggia potrebbe essere inopportuno anche se – va detto – la soglia di tolleranza nei confronti degli stranieri è decisamente più alta. Ciò non toglie, però, che è sempre meglio informarsi sulle usanze di ciascuna località.

3 Attenzione a non alterare i luoghi

Non comprare oggetti realizzati con legni pregiati; non trascinare l’attrezzatura subacquea sulla barriera corallina; non toccare organismi marini vivi; non staccare rami, foglie, piante di propria iniziativa. È perfino superfluo doverlo ribadire, considerato che il “turista tipo” del Madagascar ha già questo tipo di sensibilità nelle proprie corde, ma corriamo volentieri il rischio di risultare pedanti. Il futuro dell'”Isola Rossa”, infatti, passa soprattutto dalla preservazione delle sue specificità ambientali e perciò anche piccoli gesti in prospettiva risultano di grande importanza.

4 Occhio alla prostituzione

La prostituzione è una piaga cui il governo del Madagascar sta cercando di porre rimedio inasprendo le pene e cercando il coinvolgimento attivo di locali e strutture ricettive. Perciò, andare deliberatamente alla ricerca di prestazioni sessuali a pagamento è un comportamento, oltre che deplorevole, molto rischioso da un punto di vista giudiziario. Attenzione anche a lusinghe “troppo esplicite”. Quasi sempre non si tratta di avances, ma di giri di prostituzione ben camuffati.

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