Bologna

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Bologna

13 cose da fare e vedere a Bologna e 1 da non fare

C’è chi ha scritto che Bologna è “comoda“, “grassa” e “dotta“. In altri termini, è una città in cui ci si muove facilmente a piedi (ma anche in bicicletta e coi mezzi pubblici); in cui si mangia alla grande; e soprattutto piena zeppa di stimoli e attrazioni culturali, al punto da esser stata inserita nel 2006 nella speciale lista delle “Città Creative Unesco”, elenco di cui fanno parte tutti quei territori che puntano sulla creatività in campo artistico per la crescita economica e sociale. Perciò scarpe comode e via alla scoperta dei portici, le torri e gli angoli nascosti della città più “rossa” d’Italia. Buona lettura.

1 Piazza Maggiore

Foto di Federico
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Piazza Maggiore

Il luogo dove nel Medioevo si riuniva il popolo e si faceva mercato. Soprattutto, un luogo concepito sin dall’inizio (XIII secolo) per diventare l’emblema della bolognesità. Uno schema urbanistico ricorrente nell’Italia dei comuni, basti pensare a quel che rappresenta Piazza del Campo per Siena. E, a conferma di quel che andiamo dicendo, proprio come a Piazza del Campo, anche attorno Piazza Maggiore a Bologna sorgono i principali edifici storici cittadini: Palazzo Comunale, Palazzo del Podestà, Palazzo Re Enzo, Palazzo dei Bianchi di fatto cingono questa piazza che è diventata “Maggiore” solo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Al centro, sorge una piattaforma pedonale di granito rosa soprannominata “il crescentone“, costruita nel 1934, anno XII dell’era fascista. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione della città, un carro armato americano danneggiò coi suoi cingoli una parte di questo spazio pedonale. Tutte le amministrazioni succedutesi dal dopoguerra ad oggi si sono però ben guardate dal riparare il danno che continua a star lì a imperitura memoria del prezzo pagato per la liberazione dal nazi-fascismo. Infine una curiosità. Piazza Maggiore non è la “Piazza Grande” cantata da Lucio Dalla. A porre fine a un malinteso andato avanti per anni, Giorgio Baldazzi, l’autore del testo che all’indomani della morte del cantante bolognese, ribadì che si trattava della più piccola Piazza Cavour.

2 I portici

Foto di itsOriana_
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a I portici

Bologna è unica. Al mondo, infatti, non c’è altra città che abbia un sistema di portici tanto esteso: 40 chilometri che diventano più di 50 considerando i porticati fuori dal centro cittadino. Non a caso, nel 2006, i portici sono stati inseriti nella “Tentative List” dei siti candidati alla tutela Unesco. Un progetto che oltre il comune vede impegnati la Città Metropolitana, la Regione e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, interlocutore principale con l’Ufficio Patrimonio Unesco. Un iter complesso, non ancora concluso, che fa leva sulla combinazione dei fattori architettonici, giuridici e ambientali che hanno determinato il singolare esito urbanistico. I portici nacquero infatti nel Medioevo per assecondare l’inurbamento crescente della città. Un fenomeno dovuto principalmente alla presenza dell’Università. E a quest’esigenza i portici sono sempre rimasti fedeli nel tempo, assumendo un ruolo paradigmatico di sviluppo delle relazioni sociali: a differenza delle piazze, infatti, i portici garantiscono continuità agli scambi e alle relazioni indipendentemente dalle condizioni climatiche. Ciò detto, sono anche bellissimi. Solo per dirne due: il quadriportico della basilica di Santa Maria dei Servi in strada Maggiore (il più largo), e quello del palazzo arcivescovile (il più alto).

3 Le Torri

Foto di DEZALB
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“Turista o bolognese, la vista dalla cima della Torre Asinelli non ha prezzo”. Questo è solo uno dei migliaia di commenti on line sulla torre simbolo della città felsinea. Un giudizio in linea con quelli più autorevoli espressi, molti anni prima, da Goethe e da Carducci che pure spesero parole d’elogio per il vasto panorama che è possibile ammirare dai 98 metri (498 scalini!) della cima di questa torre quadrata. A fianco la Torre Asinelli, la coeva (1109 – 1119) Torre Garisenda che è grosso modo metà dell’altra. Entrambe fanno parte di un medievale piano di costruzione di fortezze murarie che avevano essenzialmente funzione difensiva: segnalare la provenienza dei pericoli in modo da prevenirli o, quantomeno, intervenire tempestivamente. A fianco questa funzione pratica, ce n’era però un’altra simbolica, altrettanto importante: nella Bologna del Medioevo, le torri erano rilevatrici dello status raggiunto dalle famiglie proprietarie. Anche per questo in città ce n’erano più di cento, di cui, nei secoli a venire, sono sopravvissute soltanto una ventina.

Torre Asinelli
Tutti i giorni, quattro ingressi all’ora (alle 00, ai 15, ai 30 e ai 45)

Fino al 08/01/2023: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 17:15.

Dal 09/01/2023:
09/01 – 02/03: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 16:30
03/03 – 31/03: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 18:00
01/04 – 31/05: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 19:00
01/06 – 01/10: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 19:00 (lun-mer) – ore 20:15 (gio-dom)
02/10 – 05/11: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 18:00
06/11 – 31/12: primo ingresso ore 10:00, ultimo ore 16:30
Giorno di chiusura: 25 dicembre

Torre Garisenda: non visitabile

4 Fontana del Nettuno

Foto di Truus, Bob & Jan too!
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Fontana del Nettuno

Per rendere la maestosità dell’opera si può partire da alcuni aneddoti che la riguardano: il primo ha a che fare con le dimensioni dei genitali del “Gigante“, come i bolognesi chiamano la statua del dio marino. Lo scultore che la realizzò, il fiammingo Jean de Boulogne da Douai, voleva fossero più grandi, proporzionati agli oltre 3 metri di altezza della statua. Ovviamente scontò l’opposizione della chiesa locale che aveva commissionato l’opera, ma non si perse d’animo. Il Giambologna, così era stato soprannominato l’artista, fece in modo che da una determinata prospettiva il pollice della mano sinistra sembrasse spuntare dal basso ventre a mo’ di pene eretto, così da confondere l’osservatore distratto. La seconda curiosità, invece, è assai più recente della prima (l’opera è del 1566) e ha a che fare con un particolare rito degli studenti universitari bolognesi che alla vigilia di un esame sono soliti girare due volte in senso antiorario attorno la fontana. Un gesto scaramantico, pure questo legato al Giambologna. Tale, pare fu la reazione dell’artista appresa la notizia che sarebbe stato lui a realizzare la scultura che sormonta la fontana (realizzata, invece, dall’architetto palermitano Tommaso Laurenti). La fontana del Nettuno si trova davanti Palazzo Re Enzo, in Piazza Maggiore.

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5 Museo della Storia

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Inaugurato all’inizio del 2012, il Museo della Storia si trova all’interno di una dimora storica della città, appartenuta fino al 1910 ai Pepoli, la prima famiglia a governare Bologna al tempo delle signorie. Si tratta di un museo globale e interattivo che oltre a documentare la storia locale è pieno di rimandi agli altri musei della città. Per certi aspetti, un “museo dei musei” dove sono accessibili tutte le informazioni propedeutiche alla visita degli altri spazi museali di una città che, come abbiamo ricordato all’inizio, ha fatto dello sviluppo artistico-culturale uno degli asset più importanti della propria crescita economica. Per i giorni di apertura, gli orari, la suddivisione delle sale visita: www.genusbononiae.it

6 Il Santuario della Madonna di San Luca

Foto di Federico
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Il Santuario della Madonna di San Luca

Arrivare a casa per i bolognesi significa scorgere dall’autostrada il Colle della Guardia, il promontorio su cui sorge la Basilica di San Luca. Basterebbe questo aneddoto a spiegare l’attaccamento che lega la città al santuario, la cui prima edificazione risale al XII secolo. Basterebbe, ma di storie da raccontare ce ne sono davvero molte, che non possiamo fare a meno di accennarne qualcuna. Tre in particolare: la prima ha a che fare con la fondazione del santuario. Leggenda vuole che un eremita greco, in pellegrinaggio a Costantinopoli, ebbe in dono un dipinto di San Luca evangelista dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia. Compito di Teocle – questo il nome del pellegrino – portare l’effigie in Italia in un non meglio precisato monte della Guardia. Giunto a Roma, Teocle seppe che il monte si trovava a Bologna e così proseguì il suo viaggio fin nella città emiliana, dove fu accolto dalle autorità cittadine e l’icona della Vergine col Bambino portata sul monte. La seconda storia è del 1433, anno in cui la tela con la Beata Vergine di San Luca venne portata in processione lungo le strade di Bologna per invocare la fine delle piogge primaverili che stavano mettendo a rischio i raccolti. Il miracolo funzionò, le piogge cessarono, e il Santuario andò incontro a nuova popolarità dopo anni di relativo declino. Terzo e ultimo aneddoto, la lunga catena umana che nel 1677 collaborò alla realizzazione del porticato in salita che conduce al santuario. Un’opera collettiva cui parteciparono migliaia di bolognesi decisivi nella realizzazione di quello che è in assoluto il portico più lungo del mondo. Poco meno di 4 chilometri per 666 archi e 15 cappelle che partono da porta Saragozza nel centro storico di Bologna. Quanto alla chiesa, quella che ammiriamo attualmente è stata realizzata quasi per intero nel corso del XVIII secolo. Di gusto barocco è stata elevata a rango di Basilica Minore da Pio X nel 1907. Per maggiori info su storia, orari e modalità di visita: www.santuariodisanluca.it.

7 Basilica di San Petronio

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La chiesa dove il 24 febbraio 1530 Carlo V venne incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero e dove, 17 anni dopo, nel 1547, furono celebrate la IX e X sessione del Concilio di Trento, passaggio fondamentale della Chiesa cattolica controriformata. Questi fatti storici spiegano l’importanza della Basilica di San Petronio, vescovo di Bologna dal 431 al 450 nonché, successivamente, patrono cittadino. Non stupisce, perciò, che nelle intenzioni di Arduino degli Arriguzzi, l’architetto incaricato nel 1514 di completare i lavori iniziati alla fine del XIV secolo (1390) vi fosse l’intenzione di superare in grandezza la chiesa di San Pietro in Roma. Almeno questa è la leggenda, secondo cui fu Papa Pio IV a stoppare questa velleità sollecitando i lavori per la costruzione dell’Archiginnasio. Pochi elementi, ma sufficienti a capire perché la Basilica di San Petronio è la chiesa più importante di Bologna. Più importante del duomo cittadino, la Cattedrale di San Pietro. Ciò detto, la Basilica di San Petronio è anche una chiesa bellissima a partire dalla facciata che, pur se incompiuta, resta un gioiello dell’arte gotica. Spettacolare il portale centrale, capolavoro di Jacopo della Quercia con la rappresentazione di scene dell’Antico e Nuovo Testamento. All’interno, tra le tante opere presenti, segnaliamo la presenza dell’organo più vecchio al mondo, costruito nel 1470 e tuttora in uso. La Basilica è aperta ogni giorno dalle ore 7.45 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Per maggiori informazioni sulla storia e le opere presenti, visita: www.basilicadisanpetronio.it

8 Cattedrale di San Pietro

Foto di Henrik Berger Jørgensen
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Cattedrale di San Pietro

La storia di Bologna, per secoli, ha ricalcato più o meno fedelmente le alterne vicende dello Stato Pontificio. Non stupisce, perciò, che sia una città con un importante numero di chiese. Oltre a quella, già citata, della Madonna di San Luca, e alla Basilica di San Petronio, merita senz’altro una visita anche la Cattedrale Metropolitana di San Pietro, il duomo cittadino. La prima edificazione va collocata tra X e XI secolo anche se la chiesa attuale ha cominciato a prender forma agli inizi del ‘600 con i lavori dell’architetto Floriano Ambrosini. A seguire, hanno contribuito alla radicale ristrutturazione dell’edificio altri due architetti – Alfonso Torreggiani e Cosimo Morelli, i loro nomi – finendo col cancellare quasi tutte le forme gotico-romane preesistenti a favore del più in voga gusto barocco dell’epoca. La parte inferiore della facciata è suddivisa in cinque lesene corinzie. Quelle più esterne, chiuse, sono in corrispondenza delle due navate laterali; le tre centrali, invece, ciascuna con un proprio ingresso, danno sulla navata principale. Il portale centrale, più grande dei due che gli stanno accanto, è sormontato da un frontone recante lo stemma di Benedetto XIV, omaggio al papa che aveva commissionato proprio al Torreggiani il disegno della nuova facciata. Sopra, nella parte alta, c’è un grande finestrone. Ai lati, due sculture raffiguranti San Pietro (a sinistra) e San Paolo (a destra). Assolutamente da vedere anche la torre campanaria (la seconda per altezza, dopo Torre Asinelli). All’interno, una campana di 33 quintali, la più grossa tra quelle suonabili alla bolognese, cioè con rotazione completa della stessa. Numerose anche le opere d’arte: tele, decorazioni, arredi e apparati sacri, custoditi perlopiù nelle sale del Tesoro della Cattedrale in fondo la navata di sinistra.

Orari:

>> lunedì – venerdì 7.00 – 19.00
>> sabato 7.00 – 23.00
>> domenica e festivi 8.00 – 19.00

9 L’orologio di Piazza delle Medaglie d’Oro

Foto di ho visto nina volare
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a L’orologio di Piazza delle Medaglie d’Oro

In Piazza delle Medaglie d’Oro a Bologna c’è un orologio fermo sulle 10.25 del mattino. Non è un guasto, ma l’ora in cui il 2 agosto 1980 una bomba deflagrò nella stazione ferroviaria cittadina lasciando a terra 85 morti e centinaia di feriti. Il più grave attentato della storia d’Italia per cui sono stati condannati Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, all’epoca dei fatti giovanissimi esponenti della destra eversiva e tuttora coppia nella vita. C’è chi ipotizza anche vi siano altre verità e intrecci dietro quella carneficina che oltre a segnare la storia d’Italia ha segnato, ovviamente, quella della città dove ha sede e annualmente si riunisce l’associazione familiari vittime della strage. L’orologio si fermò a causa del boato e, nonostante, nel corso degli anni, sia stato più volte rimesso in funzione, alla fine si è deciso saggiamente di riportare le lancette all’ora esatta in cui si consumò il terribile evento. Perciò chiunque visiti Bologna farà bene anche soltanto a passare da Piazza delle Medaglie d’Oro. Esercitare il valore della memoria non è mai inutile.

10 Museo per la Memoria di Ustica

Foto di Emanuele Rosso

Il 1980 è stato un anno terribile per l’Italia e in particolare per Bologna. Circa un mese prima della strage del 2 agosto, infatti, la città fu coinvolta, suo malgrado, in un altro tragico evento: l’abbattimento, a largo di Ustica, del DC9 diretto a Palermo. Quell’aereo con a bordo 81 persone, tra cui donne e bambini, era partito dall’aeroporto Guglielmo Marconi con due ore di ritardo rispetto all’orario previsto e sarebbe dovuto atterrare nel capoluogo siciliano per le 21.15. E invece sappiamo tutti come è andata a finire, o meglio non lo sappiamo dal momento che sulla vicenda la magistratura non è riuscita a far luce fino in fondo. Un mistero, l’ennesimo, della storia italiana del dopoguerra; un mistero su cui però la città di Bologna ha deciso di non soprassedere ospitando il Museo per la Memoria di Ustica. Si tratta di un’installazione permanente dell’artista francese Christian Boltanski che mostra il relitto del DC9 in una cornice evocativa delle 81 vittime innocenti, morte a causa di vero e proprio atto di guerra i cui contorni, tuttavia, non sono mai stati chiariti del tutto. Maggiori info: www.museomemoriaustica.it

11 Museo del Gelato

Foto di Turismo Emilia Romagna
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Museo del Gelato

Ad Anzola dell’Emilia, comune di circa 12.000 anime in provincia di Bologna c’è un museo decisamente sui generis. Stiamo parlando del “Gelato Museum” inaugurato nel 2012 dalla storica azienda Carpigiani con l’intenzione, riuscita, di farne un “centro culturale d’eccellenza per la comprensione e l’approfondimento di Storia, Cultura e Tecnologia del Gelato Artigianale“. Dalle prime tecniche di conservazione del ghiaccio, alla nascita del mestiere del gelataio fino alle evoluzioni tecnologiche del momento, il “Gelato Museum Carpigiani” prende il visitatore letteralmente per mano e per la gola. Un’attrazione sfiziosa che sta senza dubbio bene in un’ideale lista con le cose da fare e vedere a Bologna e dintorni. Il Gelato Museum Carpigiani è aperto dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 18.00. Per l’accesso ai laboratori e per le visite guidate è obbligatoria la prenotazione. Sito da consultare: gelatomuseum.com

12 Museo Enzo Ferrari e Museo Ferrari

Foto di Pablo Tenorio
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a Museo Enzo Ferrari e Museo Ferrari

L’Emilia Romagna è terra di motori. Ducati, Lamborghini e Ferrari sono un vanto per la regione e l’Italia intera. A Modena c’è il museo dedicato a Enzo Ferrari, storico fondatore e patron del Cavallino Rampante. Come c’è scritto nel sito, quello dedicato a quest’uomo, artefice di un’epopea sportiva planetaria, “non è un museo ma uno spettacolo coinvolgente ed emozionante” dove si mescolano storia, architettura e tecnologia. A Maranello, invece, c’è il Museo Ferrari vero e proprio, con un’esposizione permanente dedicata alla Formula 1 ed ai Campionati del Mondo, più diverse sale tematiche per capire come si allena e come guida in corsa un pilota di Formula 1. Un comodo servizio navetta con partenza dal parcheggio del Museo Enzo Ferrari collega regolarmente le due strutture. Maggiori info sui rispettivi siti: museomodena.ferrari.com/it e museomaranello.ferrari.com/it

13 La mortadella e le altre bontà della gastronomia bolognese

Foto di Bill Walsh
Booking.com: mostra mappa con hotel vicino a La mortadella e le altre bontà della gastronomia bolognese

Dalla mortadella allo squacquerone (formaggio romagnolo, diffuso in tutta la regione), passando per i tortellini, le tagliatelle e le lasagne (rigorosamente fatte a mano) fino al lambrusco, la cucina bolognese, ma più in generale quella dell’Emilia Romagna, è una delle più gustose d’Italia. Gustosa e saporita con insaccati, salumi e carni che la fanno da padrone su tutto il resto. Ciò detto, vale per Bologna quanto già ribadito per Roma e Firenze: occhio alle trappole. È una città giovane e cosmopolita e perciò è necessario sapere dove andare a scovare la “tradizione”, quella autentica. In rete non mancano consigli e suggerimenti mirati.

1 Non sfoggiare oggetti di valore in alcune zone della città

Foto di Mario Ray Borg

È una costante di tutte le grandi città. In alcune zone è meglio non dare troppo nell’occhio, evitando di indossare collane, bracciali e orologi di valore. Anche Bologna è così: i pericoli non vanno enfatizzati, ma è bene sapere che ci sono. Come durante il famoso mercato de “La Piazzola” poco distante dal Parco della Montagnola (nella foto). Tutti i venerdì e sabato il mercato, che si svolge in Piazza Otto Agosto, si riempie di ambulanti e mercanzie le più varie: la gente è tanta, i commercianti sono cordiali, ma nella folla può esserci il malintenzionato di turno che punta al portafogli e/o alla borsetta. Niente paura, però. È sufficiente qualche accortenza, un po’ di attenzione in più, e non succede nulla. Anzi, a dispetto dell’enumerazione tra le “cose da non fare” ci si può andare tranquillamente. Viva Bologna!

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